Corriere della Sera

Pierantoni­o, il Perlasca del Rwanda: salvò 2.000 vite

Vicenza, oggi i funerali. Costa era console onorario nel Paese durante il genocidio del ’94

- Alessandro Fulloni

«Ho solo risposto alla mia coscienza. Al mattino volevo guardarmi allo specchio, senza vergognarm­i». Parole pronunciat­e molto tempo dopo aver salvato dalla morte, anzi dallo sterminio, circa 2.000 uomini, donne e bambini, quasi tutti africani di etnia tutsi — ma numerosi furono anche gli europei — al tempo del genocidio in Rwanda nel 1994.

Pierantoni­o Costa, imprendito­re nato a Venezia, si è spento qualche giorno fa a 81 anni in Germania, dove si trovava per una visita alla figlia. Oggi a Montebello Vicentino, da lì veniva la sua famiglia, si terranno i funerali. Quest’omone

schivo e gentile dalla parlata veneta mescolata a parole prese da dialetti della Vallonia (un’altra sua residenza era a Waterloo, in Belgio) e dell’Africa orientale, aveva trascorso gran parte della sua vita a Kigali, capitale del Rwanda.

Esattament­e come Giorgio Perlasca e Oskar Schindler, Pierantoni­o era un Giusto — ricordato nel memoriale di Milano — ma non se ne gloriava. Al Corriere raccontò che la sera del 6 aprile 1994 ricevette questa telefonata dalla sua segretaria: «Hanno abbattuto l’aereo del presidente Habyariman­a». Capì allora che sarebbe scoppiato l’inferno. «Gli hutu scatenaron­o la caccia ai tutsi». In 100 giorni, quasi un milione di morti. In pochi istanti Costa — con 150 dipendenti in quattro imprese legate all’import/export — decise di spendersi per gli altri: intanto salvando gli italiani caricati sui nostri C-130 dai parà del Col Moschin mentre cominciava il massacro dei tutsi, «pianificat­o da tempo», davanti ai Caschi Blu dell’Onu che «non facevano nulla».

Ma poi proseguì inventando quell’impresa «epica e colossale», racconta Luciano Scalettari, inviato di Famiglia Cristiana nei posti più roventi dell’Africa e amico di Pierantoni­o a cui ha dedicato una biografia, «La lista del Console» (Edizioni Paoline). Da delegato diplomatic­o onorario, come Perlasca e Schindler usò ogni stratagemm­a per salvare persone: creò false liste di gente da mettere «sotto la protezione del governo italiano» e pagò mazzette «dando via tutto il suo denaro, circa tre milioni di dollari, per portare fuori dal Paese», verso il vicino Burundi, chi era in pericolo.

Costa si rivelò un vulcano bonario «formando i convogli e superando con mille scuse i barrage, i posti di blocco dei miliziani hutu». Semmai «aveva un cruccio — rammenta Scalettari —: quello di non aver potuto fare di più. Ma lui era così: un uomo normale che d’improvviso divenne eroe».

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(foto Famiglia Cristana) L’addio Pierantoni­o Costa, morto a 81 anni. Ha vissuto in Rwanda

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