E Pitti rimette in gioco le aziende «Vietato saltare un’altra stagione»
Fiera in digitale fino ad aprile. Marenzi: l’industria deve mantenere i propri ritmi
Se la moda di norma intuisce e anticipa a livello creativo (e spesso di mercato), lo stato dell’arte oggi si può confrontare con dei dati di realtà: un consuntivo del giro d’affari del settore per il 2020 in contrazione e, in proiezione, un approccio ottimistico al 2021. «Le regole sono definitivamente cambiate, affinato il format digitale. Ma non può essere l’unica formula. Il confronto/incontro fisico resta necessario — spiega Claudio Marenzi, presidente di Pitti Immagine —. Come deve restare la stagionalità. Le sfilate sono un riferimento e i marchi in passerella gettano un cono di luce anche sulle imprese e su realtà più piccole. L’a-stagionalità di certi eventi internazionali (le sfilate in luoghi unici che si sono svolte fino allo scoppio della pandemia ndr) resta un palcoscenico a cui guardare per sostenere il nostro made in Italy». In attesa si sblocchi la situazione: il Dpcm firmato il 14 gennaio e in vigore da oggi per contenere i contagi ha prorogato sino al 5 marzo la sospensione in formato fisico delle fiere in Italia: la piattaforma Pitti Connect sarà on line sino all’inizio di aprile. Proprio grazie al valore aggiunto dell’heritage made in Italy il Sistema Moda si è dimostrat0 «resiliente» ai contraccolpi della pandemia; dati di realtà (bilancio preconsuntivo ‘20 by Centro Studi Confindustria Moda per Smi) vedono il fatturato del settore maschile per il 2020 pari a 8,3 mld di euro (bruciati in 12 mesi 2 mld), corrisponde a una flessione del 18,6%; per l’export un decremento pari a un - 16,7%. «Sono state praticamente cancellate due stagioni di eventi moda fisici. Ma come controcanto sono emersi i punti di forza e di debolezza delle aziende: chi aveva già sviluppato il digitale e l’e-commerce ha testato, chi lo stava facendo si è reso conto della necessità di accelerare il cambiamento», spiega Raffaello Napoleone, amministratore delegato di Pitti Immagine. Anche perché la voglia di ri-vestirsi non si è eclissata. «Le aperture dei negozi lo scorso settembre e nei pochi giorni delle festività natalizie — evidenzia Napoleone — hanno segnato un forte incremento nelle vendite. E proprio per questa ragione le aziende stanno lavorando per essere pronte con le nuove collezioni».
Saranno, quelle per l’autunno/inverno 21-22, mutuate da quelle per la stagione attuale. Puntando su un equilibrio tra formale e informale e sulla sostenibilità. Proprio Marenzi come presidente Herno, durante lo streaming con Napoleone e Oscar Farinetti ha illustrato
Il 2020 chiude con un27% del fatturato. «Ma nel 2021 incrementi a due cifre»
l’evoluzione di Globe, linea eco del marchio presente da Green Pea a Torino, il retail park sostenibile ideato da Farinetti.
La fashion week maschile milanese apertasi ieri vede nei dati diffusi dal report di Camera Nazionale Moda Italiana un consuntivo dell’intero comparto in contrazione. ma non solo. «Rispetto al 2019, il 2020 vede un calo del 27,5%, pari a 24 mld di euro in meno su un fatturato di circa 90 — spiega Carlo Capasa, presidente Camera moda —. Invece un recupero tra il 6% e il 15% dovrebbe contraddistinguere il 2021». Segnando un auspicabile e significativo cambio di rotta.