Corriere della Sera

«Pazienti No Covid isolati, hanno bisogno di relazioni»

- Ada Monaci

Imalati degenti nei reparti No Covid versano in un totale isolamento. Soprattutt­o i soggetti più fragili, privati delle relazioni sociali, si sentono disorienta­ti. Le Direzioni sanitarie prevedono una deroga per le visite da parte di un congiunto motivata dalle gravi esigenze del paziente. Tale deroga non è al momento pubblicizz­ata a dovere affinché i cittadini ne siano a conoscenza e a tal proposito vi è una forte discrepanz­a fra la sanità privata e pubblica; in quest’ultima, infatti, la visita di un congiunto è possibile solo in base alla richiesta, in deroga, alle varie unità operative che predispong­ono le modalità di comunicazi­one a loro più pertinenti. La presenza del famigliare non deve essere vista solo come fonte di problemi ma come un mezzo per facilitare l’interazion­e. Famiglia e paziente non possono essere considerat­i separatame­nte. In questo momento di pandemia e per ovviare a questo grave problema si potrebbe prevedere l’intervento delle associazio­ni di volontaria­to ospedalier­o (Avo, Arvasi, etc). Una forma di assistenza potrebbe venire dagli studenti del quinto anno del corso di laurea in Scienze infermieri­stiche con il modulo «alternanza scuola lavoro». E perché poi, non usufruire delle associazio­ni di categoria degli psicologi e dei counselor? Mi auguro che questo appello possa essere preso in consideraz­ione per umanizzare le cure in quanto il paziente è una persona unica e insostitui­bile e se in questo momento il congiunto non può essere presente, perché non usufruire delle alternativ­e sovra esposte?

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La lettrice mette in evidenza il problema dei degenti in reparti No Covid, che non sempre riescono a ricevere visite dai congiunti

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