«Pazienti No Covid isolati, hanno bisogno di relazioni»
Imalati degenti nei reparti No Covid versano in un totale isolamento. Soprattutto i soggetti più fragili, privati delle relazioni sociali, si sentono disorientati. Le Direzioni sanitarie prevedono una deroga per le visite da parte di un congiunto motivata dalle gravi esigenze del paziente. Tale deroga non è al momento pubblicizzata a dovere affinché i cittadini ne siano a conoscenza e a tal proposito vi è una forte discrepanza fra la sanità privata e pubblica; in quest’ultima, infatti, la visita di un congiunto è possibile solo in base alla richiesta, in deroga, alle varie unità operative che predispongono le modalità di comunicazione a loro più pertinenti. La presenza del famigliare non deve essere vista solo come fonte di problemi ma come un mezzo per facilitare l’interazione. Famiglia e paziente non possono essere considerati separatamente. In questo momento di pandemia e per ovviare a questo grave problema si potrebbe prevedere l’intervento delle associazioni di volontariato ospedaliero (Avo, Arvasi, etc). Una forma di assistenza potrebbe venire dagli studenti del quinto anno del corso di laurea in Scienze infermieristiche con il modulo «alternanza scuola lavoro». E perché poi, non usufruire delle associazioni di categoria degli psicologi e dei counselor? Mi auguro che questo appello possa essere preso in considerazione per umanizzare le cure in quanto il paziente è una persona unica e insostituibile e se in questo momento il congiunto non può essere presente, perché non usufruire delle alternative sovra esposte?