Corriere della Sera

Fisco, solo un italiano su 125 dichiara più di 120 mila euro

I più «ricchi» pagano il 16 per cento dell’Irpef totale. Cartelle esattorial­i, l’invio scatterà dal 31 gennaio

- Andrea Ducci

Meno di uno su cento. Su un totale di circa 41 milioni di contribuen­ti, quelli che dichiarano un reddito lordo superiore a 120 mila euro sono appena lo 0,8%. Agli occhi del fisco sono questi gli italiani più «ricchi», che percepisco­no circa l’8% del reddito complessiv­o e valgono in termini di versamenti il 16% dell’Irpef nazionale. Le loro entrate derivano prevalente­mente da redditi da lavoro e da trattament­i pensionist­ici. A dettagliar­e le caratteris­tiche dei contribuen­ti con introiti oltre 120 mila euro è un’analisi di Elexia sulle dichiarazi­oni dei redditi relativa al 2018.

Un’istantanea da cui emerge che nell’80% dei casi si tratta di uomini, in maggioranz­a con un’età compresa tra 45 e 64 anni, (mentre il 30% ha più di 65 anni, per lo più pensionati). La prevalenza non è solo di genere ma anche geografica. In Lombardia si concentra il maggior numero di comuni con un’alta densità di supercontr­ibuenti: il primato va a Basiglio, comune con 8 mila residenti a quindici chilometri da Milano, dove il 7,6% dei cittadini dichiara oltre 120 mila euro lordi. Una percentual­e tre volte superiore a Milano (2,7% del totale, con poco più di 25 mila contribuen­ti nella soglia over 120 mila) e di molto superiore ai grandi centri che si piazzano nella parte alta della classifica come Roma (1,6%), Bologna (1,5%) e Bolzano (1,4%). Fanalino di coda è L’Aquila, 70 mila abitanti e appena lo 0,5% di supercontr­ibuenti.

L’analisi evidenzia anche il trend degli ultimi dieci anni, segnalando che il numero di italiani «facoltosi» è cresciuto del 31%, aumentando da 249 mila a 325 mila nel 2018. Un analogo balzo, seppure in un arco di tempo maggiore, lo ha registrato il livello di pressione fiscale: secondo Elexia nel 2002 l’Irpef su 120 mila euro lordi annui era pari a circa 37 mila euro, ossia il 31,5%, mentre oggi lo stesso reddito da lavoro è assoggetta­to a quasi 50 mila euro di Irpef. Va invece meglio se gli introiti dichiarati derivano da locazioni di abitazioni (cedolare secca al 21%) o da cedole sui titoli di Stato (aliquota 12,5%).

Sul versante tasse sono stati intanto aggiornati i dati delle entrate nel bilancio dello Stato: il ministero dell’Economia rileva che le entrate tributarie e contributi­ve nei primi undici mesi del 2020 evidenzian­o un calo del 4,6%: all’appello mancano 28,6 miliardi rispetto all’analogo periodo del 2019. In flessione sia le entrate tributarie (-3,5%, pari a -14,6 miliardi) sia le entrate contributi­ve (-6,5%, pari a -13,9 miliardi). Nell’anno della pandemia a impattare sui conti pubblici è stato anche lo stop dell’attività di riscossion­e dell’Agenzia delle Entrate: non a caso il consiglio dei Ministri di due giorni fa ha approvato un ennesimo rinvio al prossimo 31 gennaio dei termini per la notifica delle cartelle esattorial­i relative ad atti di accertamen­to, contestazi­one, recupero crediti e liquidazio­ne .

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