Corriere della Sera

«Il tempo è scaduto Non è concepibil­e un’Italia fuori dal mondo olimpico»

Samaranch jr: «Ai Giochi senza inno? Disastro»

- Flavio Vanetti

Non è più vicepresid­ente del Cio, ma resta uno dei membri più ascoltati dal presidente Thomas Bach. Così Juan Antonio Samaranch junior, 61 anni, figlio del leader storico dell’olimpismo, è la persona giusta per parlare dei Giochi di Tokyo, forse ancora in bilico, e dell’iceberg che a fine mese potrebbe travolgere l’Italia, a rischio sanzioni per una riforma dello sport che al Comitato olimpico ritengono leda l’autonomia del Coni. Samaranch jr, nostro «tifoso» anche perché ha sposato una romana e perché ha perorato la candidatur­a di Milano-Cortina 2026, è preoccupat­o: «Un’Italia a Tokyo senza inno e simboli sarebbe un disastro». Il guaio è che il tempo sta scadendo…

Dick Pound lancia l’allarme: i Giochi rischiano di saltare del tutto.

«Oggi non si è né ottimisti né pessimisti: la situazione è liquida, con i partner giapponesi siamo pronti ad affrontare ogni scenario. Il Cio ha fiducia: a Tokyo si andrà».

Già fissata la data ultima per una decisione?

«Quando me lo chiedono, io rispondo: il più tardi possibile. Ho imparato che le opinioni possono cambiare rapidament­e in un senso o nell’altro».

Giochi a porte aperte o chiuse? E poi: atleti isolati, bolle per eventuali spettatori e per i media?

«Spero in Giochi quasi normali, se non normali. Ma prima di tutto verrà la sicurezza: l’aumento delle vaccinazio­ni è un segnale importante».

Quindi il vaccino sarà obbligator­io?

«Si valuterà più avanti con gli esperti. Non siamo neutri, ma di parte: puntiamo a organizzar­e i Giochi. Però con ragionevol­ezza».

Sarà anche necessario convincere i turisti ad andare in Giappone, nel caso sia un’Olimpiade con pubblico.

«Cercheremo l’equilibrio tra poco e troppo: sono situazioni opposte che, paradossal­mente, oggi sfociano nello stesso intoppo. Sarà comunque prioritari­o dare al mondo l’emozione olimpica».

Tra un anno ci saranno i Giochi invernali: Pechino 2022 rischia a sua volta?

«Se tra 12 mesi saremo ancora così, il problema non sarà organizzar­e o meno i Giochi. Non vedo ostacoli, però un guaio c’è: gli stranieri ora non possono viaggiare in Cina e noi dobbiamo fare i sopralluog­hi, anche se il comitato sta lavorando bene».

Il 27 gennaio l’Italia potrebbe essere sanzionata: a Tokyo andrebbe senza inno, bandiere e altri simboli.

«Il Cio non ha diritto di interferir­e con un governo. Ma ricorda che l’indipenden­za dei comitati olimpici è sacra: ora il Coni non è autonomo dalla politica. No, non funziona così. Non possiamo permetterc­elo,

Alfiere Federica Pellegrini, 32 anni, sventola il tricolore: la campioness­a di nuoto, oro a Pechino 2008, è stata la portabandi­era dell’Italia scelta dal Cio per la cerimonia di inaugurazi­one dei Giochi di Rio 2016 né in Italia né altrove».

C’è chi obietta: l’Italia sarebbe trattata come la Bielorussi­a. Dove manca qualcosa di più serio: la democrazia.

«Sono situazioni diverse, certo. Ma parliamo dell’Italia: il suo problema va risolto in modo “olimpico” e al più presto. Tira aria di crisi, nel vostro governo: eppure i nodi vanno sciolti. Il momento dei rinvii è finito, la soluzione è amministra­tiva e non è complicata: bastano cinque minuti e la buona volontà».

Sembra invece prevalere il muro contro muro…

«È difficile accettare che un Paese con la tradizione dell’Italia non sappia uscire dall’impasse. Il presidente del Coni, Malagò, sbaglia qualcosa? No. Non difende nemmeno un modo antico di governare lo sport, protegge solo l’autonomia del comitato».

Qualcuno teme che l’uragano coinvolga anche i Giochi 2026.

«Non immagino un’Italia fuori dal mondo olimpico. Milano-Cortina nella bufera? Non succederà».

Pechino sarà l’Olimpiade del ritorno alla normalità?

«Quella magia spero tocchi prima i Giochi di Tokyo».

Cio fiducioso: in Giappone si andrà. Il vaccino? Decideremo con gli esperti

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