Corriere della Sera

All’Italia delle liti serve un arbitro

I contratti in sospeso frenano le imprese e intasano i tribunali L’alternativ­a: meno giudici di Stato. Su «L’Economia» in edicola domani gratis con il «Corriere della Sera»

- Alessandra Puato

Troppe liti giudiziari­e, troppi contratti in sospeso per le imprese italiane. Così regna l’incertezza e gli investitor­i esteri rallentano. Tanto più che con il Covid la coda delle contese si è allungata, un problema in più per la giustizia del Paese, già ingolfata. Ma se invece di ricorrere ai giudici di Stato le aziende chiamasser­o l’arbitro? Con gli arbitrati, cioè le risoluzion­i extragiudi­ziali dei contenzios­i, i tempi si accorciano e le decisioni sono più stabili. Peccato che i costi siano alti: forse è il caso di ridurli.

La proposta è di Ferruccio de Bortoli che sull’Economia del Corriere della Sera, in edicola domani gratis con il quotidiano, solleva il caso. «L’Italia è il Paese europeo nel quale i contratti valgono di meno perché esposti a troppe variabili, come la lentezza della giurisdizi­one: è il caso di mettere a posto qualche ingranaggi­o», scrive de Bortoli. E cita il caso della Camera arbitrale di Milano dove il ricorso agli arbitrati nel 2020 è già aumentato del 18%. L’importante, ovviamente, è mantenere l’imparziali­tà dell’arbitro, che non deve favorire certo il cliente più ricco. E ragionare sui costi: «Per una causa da 2,5 milioni si arriva a un costo per parte di 30 mila euro, con un solo arbitro, e di 59 mila con tre componenti». In più pesano le tasse: quella di registro è il 3% del valore del lodo.

È chiaro che per le imprese l’anno della pandemia è stato anomalo. E l’emergenza non è ancora finita. Il bicchiere mezzo pieno è però che una parte del sistema ha tenuto. Lo dice una ricerca dell’Istat che L’Economia analizza dividendo le aziende in cinque gruppi, colorati quasi come l’Italia del Covid: zona rossa per le statiche in crisi (28,6% del campione), gialla per le statiche resilienti (35,5%), arancione per le proattive in sofferenza (10,7%), bianca per le proattive in espansione (19,4%), verde per le proattive avanzate (5,8%). Risultato: la capacità di resistenza è alta.

Intanto si attendono i fondi Ue per la ripresa. E mentre intorno al Recovery fund si consuma la crisi di governo, l’accesso ai 209 miliardi di Bruxelles è una corsa a ostacoli. Dal divario digitale ai cantieri o ai centri per l’impiego, il settimanal­e individua i buchi del piano: è ciò che manca per spendere bene il denaro.

Fra i personaggi, due quelli del mondo medicale. In copertina c’è Silvia De Dominicis: amministra­trice delegata di Johnson & Johnson Medical Italia, è per Forbes fra le 100 donne più influenti del Paese. Dice: «L’Italia è strategica per i grandi gruppi mondiali, ma per attrarre i capitali serve stabilità. Si cambi rotta con i fondi Ue». Francesco De Santis, presidente di Italfarmac­o, non ha dubbi: «Il pharma made in Italy è un modello». Fra le interviste anche quella a Massimo Doris, ceo di Banca Mediolanum: «Cerchiamo 300 consulenti bancari da allevare con le università». Fra le aziende, la bresciana La Linea Verde corre con le insalate globali Dimmidisì, Cortilia parte con il nuovo socio Renzo Rosso. In regalo con il settimanal­e la guida ai bonus della Manovra 2021. Nella sezione Risparmio i consigli per investire nell’immobiliar­e dopo il lockdown.

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