Osho «oscurato». Facebook si scusa: rimosso per errore
Proteste dei fan dell’account. Il creatore Federico Palmaroli: labile il confine con la censura
«Rimarrà Conte. Questo non vie’ via manco con l’acqua raggia». A sera, finalmente, Osho è tornato. Con le sue battute scanzonate e contropelo. Con quelle frasi che ieri mattina a sorpresa il suo alias, l’autore satirico Federico Palmaroli, non aveva più trovato su Facebook. La pagina, «Le più belle frasi di Osho» era sparita. Oscurata. Censurato? Lui ride: «In realtà no. C’era stato un reclamo, per motivi commerciali ed era scattato l’oscuramento».
«Un errore», ha fatto sapere Facebook, legato a un reclamo. «Abbiamo ricevuto una segnalazione di violazione di proprietà intellettuale. L’abbiamo rimossa per errore e
«Una volta mi hanno bloccato per aver citato un film: l’algoritmo non ha umorismo»
poi ripristinata». Già in passato Palmaroli aveva avuto problemi con un marchio che rivendica l’esclusiva del nome.
Ma le proteste dei fan di Osho sono state molte e hanno coinvolto anche la politica. Due consiglieri di Fratelli d’Italia hanno chiesto al presidente della Commissione «Vigilanza sul pluralismo dell’informazione» di convocare i rappresentanti di Facebook Italia sull’«ennesima pagina buia che vede coinvolto il social network». Una pagina scritta in una giornata cruciale: quella della maratona al Senato per la fiducia.
Palmaroli ridimensiona il caso: «È una piattaforma privata e tendenzialmente può fare quello che vuole». Ma fa notare che «in questi casi il confine con la censura può diventare labilissimo». E confessa che, quando si è accorto dell’oscuramento, il pensiero che dopo Trump fosse toccato a Osho per un attimo lo ha sfiorato. «Non ho letto il post di Trump. Sicuramente è stato un fatto macroscopico. Ma il problema che a decidere è un algoritmo senza contraddittorio esiste». E racconta quella volta che gli venne bloccata una vignetta: «C’era Osho con la chitarra che diceva: ‘Benvenuti a “sti fro...’’. Era una citazione di un film famosissimo con Lino Banfi. Ma l’algoritmo, che non ha umorismo non lo sa, l’ha ritenuta offensiva». Stavolta però non c’erano state né citazioni politicamente scorrette, né vignette che avevano scontentato la «vittima», come l’ultima su Il Tempo di Renata Polverini che fa il saluto romano con la scritta in sovrimpressione: «All’armi, all’armi siam responsabili», da lei considerata «brutale». «Quella non l’avevo messa su Facebook, per questo motivo», dice, «felice ma stordito» dai tanti messaggi di solidarietà che lo avevano distolto dalle dirette parlamentari. La cosa che più lo aveva fatto ridere? «Quando alla Camera Boschi è arrivata vestita da Zorro».