L’italiana che ha sconfitto il gigante dei biglietti online «Ho difeso la musica»
Multa da 10 milioni per TicketOne. La sfida di Valeria Arzenton
Un ripetuto sgambetto — anzi: «una complessa strategia abusiva» — volto a precludere alla concorrenza «la possibilità di vendere, con qualsiasi modalità e tramite qualsiasi canale», una quota «particolarmente elevata di biglietti per eventi live di musica leggera». Non solo: sono stati danneggiati anche i consumatori, costretti a subire — per via della limitata possibilità di scelta — commissioni di vendita più salate. Conclusione: una multa da 10 milioni e 868 mila euro inflitta dall’Antitrust a TicketOne (il colosso tedesco della vendita di biglietti online per concerti, spettacoli teatrali, manifestazioni sportive e culturali) e a quattro società affiliate, Di and Gi, Friends & Partners, Vertigo e Vivo Concerti.
Dietro la maxistangata c’è anche la conclusione di una lunga ed estenuante battaglia condotta contro TicketOne da un’imprenditrice padovana, Valeria Arzenton, 46 anni, che si occupa di eventi da quando frequentava il liceo classico. «Organizzavamo feste con concerti dal vivo» racconta adesso la titolare — assieme ai soci Diego Zabeo, ex deejay assai noto in Veneto, e Daniele Cristofoli, «amico inseparabile da 25 anni» — di Zed, società di promozione e ticketing con 40 dipendenti, circa 15 milioni di euro di fatturato e che gestisce il Gran Teatro Morato a Brescia, il Geox a Padova e palazzetti da 6-7 mila persone a Conegliano, Mantova, Forlì e Montichiari.
Laurea in Scienze politiche, tennista appassionata, papà veneto «amante della vita» e mamma austriaca «solida e concreta», Valeria racconta che «nel 2001 organizzavamo feste in montagna a Capodanpromoter no» e oggi «circa 200 concerti l’anno». Con Zed, e sempre nel Nordest, si sono esibiti Vasco, i Metallica, Roger Waters, Jovanotti, Baglioni, Ramazzotti, Branduardi e Liga. «Sì, siamo cresciuti tanto...». A un certo punto arriva lo scontro — siamo nel 2018 — con TicketOne, società italiana nata nel 1999 e acquisita nel 2007 dal colosso tedesco Cts Eventim. «Noi avevamo aperto una nostra biglietteria — riassume Valeria — e inizialmente con loro c’era collaborazione: vendevamo anche i loro biglietti agli eventi che i loro organizzavano presso le nostre strutture». Poi la «dichiarazione di guerra», quando «ci comunicarono che non avremmo più potuto commercializzare i ticket per i loro eventi nei nostri palazzetti. Volevano azzerarci. Per me è stato quello che con il mio avvocato Enzo Tino ho definito uno stupro commerciale. Sono andata via di testa, uno scenario inaccettabile. Ma non volevo farmi calpestare».
Tutto questo succede a fine 2018 quando l’imprenditrice viene a sapere dell’avvio «dell’istruttoria dell’Autorità sulla Concorrenza — attivata contro TicketOne dalle associazioni consumatori e proseguita con gli accertamenti della Guardia di Finanza con un rapporto di 200 pagine corredato da 1.500 documenti — alla quale io mio accodo». In audizione «porto un dossier e parlo di ritorsioni e boicottaggio». Parole comparse nel verdetto dell’Antitrust emesso il 20 dicembre 2020 in cui si legge di «abuso di posizione dominante» a partire dal 2013. Valeria nel frattempo riceve le chiamate «dei titolari di altre piccole società di ticketing, mi incitavano ad andare avanti ammettendo però di non avere il coraggio di opporsi a quelle stesse imposizioni che hanno subìto, “altrimenti
finiremmo fuori mercato”. Credo di avere lottato anche per loro. E per difendere la musica». In questa guerra un lungo elenco di star «non si schiera». Fa «eccezione Renato Zero, immenso: durante un concerto invitò il pubblico ad applaudirmi».
Ma TicketOne? La società parla di «una decisione manifestamente inappropriata, basata su una definizione del mercato rilevante errata». E per questo ricorrerà al Tar sicura di «vincere».
La società respinge la decisione di Agcm: verdetto inappropriato faremo ricorso al Tar