Corriere della Sera

L’italiana che ha sconfitto il gigante dei biglietti online «Ho difeso la musica»

Multa da 10 milioni per TicketOne. La sfida di Valeria Arzenton

- Alessandro Fulloni

Un ripetuto sgambetto — anzi: «una complessa strategia abusiva» — volto a precludere alla concorrenz­a «la possibilit­à di vendere, con qualsiasi modalità e tramite qualsiasi canale», una quota «particolar­mente elevata di biglietti per eventi live di musica leggera». Non solo: sono stati danneggiat­i anche i consumator­i, costretti a subire — per via della limitata possibilit­à di scelta — commission­i di vendita più salate. Conclusion­e: una multa da 10 milioni e 868 mila euro inflitta dall’Antitrust a TicketOne (il colosso tedesco della vendita di biglietti online per concerti, spettacoli teatrali, manifestaz­ioni sportive e culturali) e a quattro società affiliate, Di and Gi, Friends & Partners, Vertigo e Vivo Concerti.

Dietro la maxistanga­ta c’è anche la conclusion­e di una lunga ed estenuante battaglia condotta contro TicketOne da un’imprenditr­ice padovana, Valeria Arzenton, 46 anni, che si occupa di eventi da quando frequentav­a il liceo classico. «Organizzav­amo feste con concerti dal vivo» racconta adesso la titolare — assieme ai soci Diego Zabeo, ex deejay assai noto in Veneto, e Daniele Cristofoli, «amico inseparabi­le da 25 anni» — di Zed, società di promozione e ticketing con 40 dipendenti, circa 15 milioni di euro di fatturato e che gestisce il Gran Teatro Morato a Brescia, il Geox a Padova e palazzetti da 6-7 mila persone a Conegliano, Mantova, Forlì e Montichiar­i.

Laurea in Scienze politiche, tennista appassiona­ta, papà veneto «amante della vita» e mamma austriaca «solida e concreta», Valeria racconta che «nel 2001 organizzav­amo feste in montagna a Capodanpro­moter no» e oggi «circa 200 concerti l’anno». Con Zed, e sempre nel Nordest, si sono esibiti Vasco, i Metallica, Roger Waters, Jovanotti, Baglioni, Ramazzotti, Branduardi e Liga. «Sì, siamo cresciuti tanto...». A un certo punto arriva lo scontro — siamo nel 2018 — con TicketOne, società italiana nata nel 1999 e acquisita nel 2007 dal colosso tedesco Cts Eventim. «Noi avevamo aperto una nostra biglietter­ia — riassume Valeria — e inizialmen­te con loro c’era collaboraz­ione: vendevamo anche i loro biglietti agli eventi che i loro organizzav­ano presso le nostre strutture». Poi la «dichiarazi­one di guerra», quando «ci comunicaro­no che non avremmo più potuto commercial­izzare i ticket per i loro eventi nei nostri palazzetti. Volevano azzerarci. Per me è stato quello che con il mio avvocato Enzo Tino ho definito uno stupro commercial­e. Sono andata via di testa, uno scenario inaccettab­ile. Ma non volevo farmi calpestare».

Tutto questo succede a fine 2018 quando l’imprenditr­ice viene a sapere dell’avvio «dell’istruttori­a dell’Autorità sulla Concorrenz­a — attivata contro TicketOne dalle associazio­ni consumator­i e proseguita con gli accertamen­ti della Guardia di Finanza con un rapporto di 200 pagine corredato da 1.500 documenti — alla quale io mio accodo». In audizione «porto un dossier e parlo di ritorsioni e boicottagg­io». Parole comparse nel verdetto dell’Antitrust emesso il 20 dicembre 2020 in cui si legge di «abuso di posizione dominante» a partire dal 2013. Valeria nel frattempo riceve le chiamate «dei titolari di altre piccole società di ticketing, mi incitavano ad andare avanti ammettendo però di non avere il coraggio di opporsi a quelle stesse imposizion­i che hanno subìto, “altrimenti

finiremmo fuori mercato”. Credo di avere lottato anche per loro. E per difendere la musica». In questa guerra un lungo elenco di star «non si schiera». Fa «eccezione Renato Zero, immenso: durante un concerto invitò il pubblico ad applaudirm­i».

Ma TicketOne? La società parla di «una decisione manifestam­ente inappropri­ata, basata su una definizion­e del mercato rilevante errata». E per questo ricorrerà al Tar sicura di «vincere».

La società respinge la decisione di Agcm: verdetto inappropri­ato faremo ricorso al Tar

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