Cronologia
Dalla scissione di Livorno allo scioglimento. Gramsci, Togliatti e Berlinguer i maggiori leader L’obiettivo strategico dell’unità antifascista
1921 Nasce a Livorno il Partito comunista. Lo guida Amadeo Bordiga.
1926 Al Congresso di Lione Antonio Gramsci assume il controllo del Pci, esautorando Bordiga, ma viene arrestato l’8 novembre (segnato dalla prigionia, morirà nel 1937). Gli subentra alla guida del partito, costretto dal fascismo alla clandestinità e all’esilio, Palmiro Togliatti, con cui si era trovato in dissenso sui rapporti con la leadership sovietica di Stalin.
1944 Dopo diverse oscillazioni, dovute alle varie scelte compiute da Stalin, il Pci adotta la linea dell’unità con tutte le forze antifasciste. Tornato in Italia dall’esilio, Togliatti entra nel governo di Pietro Badoglio, subentrato a Mussolini nel luglio 1943.
1947 Il Pci, molto attivo nei lavori della Costituente, viene escluso dal governo e relegato all’opposizione.
1948 Il Fronte popolare, comprendente socialisti e comunisti, è sconfitto dalla Dc alle elezioni del 18 aprile. In luglio Togliatti viene ferito in un attentato: scoppiano gravi disordini e si rompe l’unità sindacale.
1956 Nikita Krusciov, successore di Stalin, ne denuncia i crimini. Il Pci approva la repressione della rivoluzione ungherese da parte sovietica.
1964 Muore Togliatti e gli subentra Luigi Longo.
1968 Il Pci condanna l’invasione sovietica della Cecoslovacchia.
1972 Enrico Berlinguer diventa segretario al posto di Longo, menomato da un ictus nel 1969.
1973 Berlinguer propone alla Dc un accordo di vasto respiro, il «compromesso storico».
1976 Il Pci ottiene il migliore risultato della sua storia e appoggia indirettamente con l’astensione il governo di Giulio Andreotti.
1979 Berlinguer esce dalla maggioranza di solidarietà nazionale, in cui era entrato l’anno prima.
1984 Muore Berlinguer. Gli subentra Alessandro Natta.
1989 Achille Occhetto, segretario dal 1988 al posto di Natta, lancia la svolta da cui nel 1991 nascerà il Pds.