Caso Gregoretti, Conte al giudice: linea comune, poi si mosse Salvini
Audizione a Palazzo Chigi, presente anche l’ex ministro che è imputato per i 131 migranti tenuti fuori dal porto
«La linea politica sull’immigrazione era condivisa nel governo ma la decisione nel merito sul ritardato sbarco della nave Gregoretti la prese Salvini». Alle prese con la tormentata fine del suo secondo governo e nell’incertezza sulla possibile nascita di un terzo, Giuseppe Conte fa un tuffo indietro nel primo mandato e depone per tre ore nel processo a carico del suo ex ministro, e ora avversario. La sovrapposizione è evidente anche dalla sede della sua audizione, palazzo Chigi, da dove il gup di Catania, Nunzio Sarpietro, esce soddisfatto: «Il premier Conte è stato molto collaborativo, molto profondo nelle risposte. Era molto tranquillo, mi ha fatto un’ottima impressione e credo rappresenti molto bene il Paese».
La lettura delle risposte fornite dal teste è opposta. Salvini, che in un selfie postato da palazzo Chigi ha rilanciato «Ho difeso l’Italia, salvato vite, fatto risparmiare milioni», canta già quasi vittoria e loda Sarpietro: «Un buon giudice, che ha approfondito, ha compreso». Le parti civili rimarcano invece le precise responsabilità che sarebbero emerse a carico dell’imputato «che era alle prese con un delirio di onnipotenza e ora cerca di chiamare in correità l’intero governo». Ancora Sarpietro, in un inusuale e improvvisato riassunto dell’udienza, ha fatto capire di ritenere fondata la ricostruzione del premier: «nelle carte (acquisite alcune email, ndr) si parla di scelte collegiali del governo ma bisogna distinguere tra linee generali e atti dei singoli ministri, responsabilità politiche e penali». Ribadendo però come «per ora sia prematuro parlare di reati». «Un comportamento molto discutibile
La difesa
Giulia Bongiorno: «Non è stata la scelta di un singolo ma una mossa del governo»
quello del giudice», stigmatizza Alfredo Bazoli, capogruppo del Pd in commissione Giustizia della Camera. Il 19 febbraio a Catania saranno ascoltati Luigi Di Maio, Luciana Lamorgese (successore di Salvini al Viminale) e l’ambasciatore Maurizio Massari. Poi ci sarà la decisione sull’eventuale rinvio a giudizio.
L’ex inquilino del Viminale è accusato di aver «abusato dei suoi poteri privando della libertà personale 131 migranti a bordo della Gregoretti». Secondo le parti civili, tra cui gli avvocati Daniela Ciancimino (Legambiente) e Massimo Ferrante (che rappresenta una famiglia di migranti), la responsabilità del ministro è nel tempo fatto trascorrere tra l’individuazione del Pos (Place of safety) e l’effettivo sbarco. Due passaggi di solito contestuali. Conte ha spiegato che nell’analogo caso della Diciotti la scelta fu sì collettiva nel governo ma che le condizioni di salute e sicurezza a bordo della nave erano diverse e meno urgenti. E che anche nel caso della Open Arms chiese a Salvini di far scendere a terra i minori.
Secondo Giulia Bongiorno, che difende Salvini: «È emersa la verità. Non è stata la scelta scellerata di un singolo ministro ma una linea che Conte ha condiviso».