Elicotteri, sonar e cani La ricerca dei quattro dispersi in Abruzzo
In gita sul Monte Velino domenica. Ci sono state valanghe
Elicotteri, un gatto delle nevi, un sonar speciale per captare oggetti di metallo, esplosivo, una quindicina di cani per la ricerca sotto le valanghe, squadre del soccorso alpino e speleologico, Vigili del fuoco, militari del IX Reggimento Alpini dell’Aquila, uomini del soccorso alpino della Guardia di finanza e infine i poliziotti del Nucleo di soccorso alpino di Moena. Questo soltanto in quota: una media di 70 persone al giorno. E poi ci sono tutti gli altri — cioè carabinieri e vari gruppi di Protezione civile — al campo base di Forme, frazione di Massa d’Albe (L’Aquila).
È diventata gigantesca l’operazione di ricerca dei quattro escursionisti dispersi da domenica mattina in Val
Majelama, alle pendici del Monte Velino, in Abruzzo.
Tonino Durante, 60 anni, Gian Mauro Frabotta, 33 anni, e i fidanzati Valeria Mella, 25 anni, e Gianmarco Degni, 26, venivano tutti da Avezzano, sempre in provincia dell’Aquila. Hanno raggiunto la zona con la Fiat 500 ritrovata parcheggiata all’imbocco della valle. Le condizioni atmosferiche non erano buone e non risulta che nessun altro si sia incamminato lungo l’itinerario alpinistico che avevano scelto. Quindi dovrebbero essere proprio le loro impronte quelle in direzione della vetta individuate lungo il percorso dai soccorritori appena è scattato l’allarme.
Erano tutti e quattro fisicamente preparati e avevano scelto di salire in quota con gli scarponi, niente sci né ciaspole. Nessuno di loro portava addosso l’Arva, l’apparecchio di ricerca in valanga e, dopo l’allerta, l’unico flebile segnale della loro presenza è stato catturato dal dispositivo «Imsi Catcher» usato dalla Guardia di finanza: ha captato il cellulare della ragazza a quota 1.800 metri in un’area sulla quale sono scese due o forse più valanghe.
Caduto da entrambi i versanti, lo strato di neve sul fondo stretto era già impressionante il primo giorno di ricerca ma è diventato ancora più alto quando è stato necessario far cadere (con esplosivi) altre masse di neve che sarebbero state un rischio per i soccorritori al lavoro più in basso. Si è creato così un’unico fronte di valanga che negli accumuli più alti supera gli 8 metri e rende difficilissimo l’utilizzo delle sonde. Per questo oggi un gatto delle nevi passerà dove i soccorritori hanno già sondato la valanga, rimuoverà uno strato di neve e consentirà alle sonde di esplorare più in basso. Tutto questo mentre un elicottero volerà sull’area attrezzato con sonar per captare oggetti metallici.
Tre giorni fa all’improvviso sembrava esserci una svolta positiva: il profilo Skype di uno dei dispersi è entrato in funzione. Ma si è scoperto che il profilo era utilizzato per lavoro e attivabile anche da altri. Era solo un’illusione. Nessuno osa sperare di ritrovarli ancora in vita ma Maurizio Dell’Antonio, presidente del Soccorso alpino, dice che «io non parlo di morti o di vivi, so solo che noi staremo lì fino alla fine e proveremo di tutto per riportarli a casa».