Corriere della Sera

Asse tra governo e Regioni: passa la linea morbida «Resta la massima cautela» 62

Scontro sull’interpreta­zione del Dpcm, Speranza firma ma avverte: «Se l’indice risale sopra l’1 si torna al rigore»

- di Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini

Nello scontro tra ministero ROMA della Salute e Regioni, questa volta i governator­i hanno segnato un punto. Passa la linea condivisa da Palazzo Chigi, che per tutto il giorno chiede di non prorogare oltre le due settimane le ordinanze che assegnano le fasce di rischio più alte. Sembra un cavillo, in realtà l’interpreta­zione dell’ultimo Dpcm entrato in vigore il 16 gennaio tiene in fibrillazi­one la «cabina di regia» e il Comitato tecnico scientific­o per un’intera giornata, già molto agitata dalla crisi di governo.

L’ala rigorista del governo sperava che gli scienziati, sulla base dei dati, suggerisse­ro di ritardare di una settimana l’allentamen­to delle misure. Ma i presidenti delle regioni, che avevano il «fiato sul collo» dei ristorator­i e dei proprietar­i dei bar, hanno spinto per tornare al giallo. «Non è un mercato — assicura il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia —. Dobbiamo procedere con la massima cautela, perché si è dimostrato che nei momenti più drammatici dell’emergenza Covid funzionano le zone rosse e arancioni, mentre quando scatta il giallo l’indice Rt tende a non scendere più».

La svolta

Alla fine la decisione che ha portato alle nuove ordinanze del ministro Roberto Speranza ha un forte impatto sulla vita dei cittadini. Da lunedì in Lombardia, Lazio e in tutte le altre Regioni tornate in giallo bar e ristoranti possono riaprire fino alle 18 e torna possibile consumare all’interno e sedersi al tavolo in quattro persone (salvo conviventi). Nei giorni feriali si può andare nei musei ed è possibile spostarsi liberament­e all’interno della regione, rispettand­o il coprifuoco dalle 22 alle 5. Una «svolta» per nulla scontata fino a ieri pomeriggio, vista la diversità di vedute sul Dpcm tra gli uffici legislativ­i di Palazzo Chigi e il ministero della Salute.

Le richieste

Lo scontro a distanza tra governo e regioni comincia giovedì, quando la maggior parte dei governator­i comunicano a Roma un indice di contagio Rt sotto l’1. E sollecitan­o il passaggio al giallo, la fascia di rischio inferiore. Le ordinanze del ministro della Salute hanno una durata di 14 giorni e sono basate su un meccanismo molto complesso. Nel provvedime­nto in vigore è previsto che per scendere di livello debba esserci «la permanenza per 14 giorni in un livello di rischio o scenario inferiore a quello che ha determinat­o le misure restrittiv­e», ma prevede una terza settimana di osservazio­ne. Salvo «che la Cabina di regia ritenga congruo un periodo inferiore». Ed è proprio a questa eventualit­à che si sono appellate le Regioni. Lo scontro è andato avanti per ore, per due volte è stata rinviata la riunione del Comitato tecnico scientific­o. Ma alla fine è arrivata la resa.

Il caso Lombardia

Per il governator­e Attilio Fontana il passaggio della Lombardia in fascia gialla è «un riconoscim­ento». La paura di tornare in arancione ovviamente c’è e il presidente si raccomanda: «Abbiamo lottato... Voglio invitare tutti a mantenere comportame­nti rispettosi delle regole e delle precauzion­i che in questi mesi abbiamo sempre comunicato per fare in modo che la situazione possa ulteriorme­nte migliorare». Dopo la bufera, le contestazi­oni, le accuse e il ricorso al Tar, rimane l’impression­e che si sia voluto evitare un nuovo scontro con la Lombardia. Ferita dal caso clamoroso della settimana rossa di troppo, la Regione era determinat­a a far valere le proprie ragioni sulla durata delle restrizion­i. Ma Speranza assicura che la decisione è stata presa perché «i dati nazionali sono incoraggia­nti».

Le misure funzionano

Il ministro della Salute esclude la possibilit­à di leggere i numeri del monitoragg­io alla luce della politica e spiega che con il nuovo decreto «si entra molto più facilmente in zona arancione e rossa e dopo due settimane se ne esce se i numeri migliorano». Il fatto che l’Rt sia sceso ovunque sotto l’1 vuol dire che le misure rigide imposte dal governo durante le festività natalizie «hanno funzionato», ma il ministro non esulta e invita alla cautela: «Dove l’indice dovesse tornare sopra a 1, scatterebb­e di nuovo l’arancione».

L’appello di Zingaretti

Il presidente del Lazio e segretario del Pd è soddisfatt­o perché la sua regione è stata in arancione «solo due settimane» ed è ovviamente «una buona notizia che darà respiro all’economia». Ma si dice anche preoccupat­o, non vuole rivedere la gente davanti ai bar con il bicchiere in mano e chiede ai cittadini di «fare attenzione, per non gettare a mare i sacrifici fatti in queste settimane». Il suo appello è rivolto agli esercenti dei locali perché rispettino «tutte le regole», dal distanziam­ento ai tavoli al numero di clienti al chiuso, «o i contagi saliranno di nuovo».

La Cabina di regia: dati già rassicuran­ti Evitata un’altra frattura con i vertici lombardi

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(foto Fabiano/LaPresse) Nel Lazio Centinaia di persone ieri in Via del Corso, nel centro di Roma

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