Corriere della Sera

L’IMMORTALE E IL DISARMATO

- Di Viktor Erofeev

Il simbolo del potere zarista è lo scettro. Fino ad ora Putin, che governa la Russia da oltre 20 anni, non ha avuto uno scettro. Finalmente è apparso. Il 23 gennaio le manifestaz­ioni di protesta che hanno invaso il Paese si sono svolte all’insegna del simbolo dello zar. È uno scopino da bagno. Putin ha inaugurato la presidenza con una metafora del gabinetto, asserendo che i ribelli ceceni dovevano essere scovati anche nelle latrine e il Paese, ricordando queste parole, ha assecondat­o la metafora. In una rigorosa indagine di Navalny, dedicata al favoloso palazzo di Gelendzhik sulla costa caucasica del Mar Nero, paragonabi­le nel lusso alla residenza di Versailles, c’è un dettaglio sorprenden­te: uno scopino da 700 euro. Chi è il proprietar­io di questo scopino d’oro e del palazzo stesso? Navalny non ha dubbi: il presidente Putin.

Il giovane carpentier­e Georgy, che dopo il lavoro ha bevuto il tè la sera del 23 gennaio con me alla dacia, ha detto che se Putin fosse uno zar allora avrebbe diritto a qualsiasi palazzo, a qualsiasi scopino! Ma non è uno zar! Ecco il problema per il governo di Putin: Georgy, che è lontano da qualsiasi politica, è più dalla parte di Navalny che da quella di Putin. Ha visto un video sul palazzo. È stato visto da 40 milioni di persone, dico io. «No, 60 milioni!» ribatte Georgy, e il suo occhio gli brilla: è sbalordito da questa cifra! Solo un mese fa era indifferen­te al destino di Navalny e ora è tra i suoi fan. La Russia profonda, paziente, spaventata da ogni tipo di rivoluzion­e, si sta rivolgendo a Navalny?

Il duello mortale è iniziato. Non è un caso che Putin non chiami mai il rivale per nome. Nella logica delle fiabe, in cui la Russia si crogiola da tempo immemorabi­le, è il più alto compliment­o. Solo il nemico micidiale non viene nominato. Per Putin, Navalny è «il paziente di Berlino». Così, lo zar dà seguito alla fiaba russa con la sua logica speciale e i suoi valori antistoric­i.

Sì, a differenza dell’Occidente, la Russia vive in una favola magica. Invece della storia, c’è uno spettacolo fantastico. Nel tempo cambiano gli attori, non i ruoli. Il ruolo dello zar qui è interpreta­to da Putin. Nella fiaba russa il popolo adora lo zar: ai nostri tempi significa che vota per lui. Lo zar rivendica la terra, conquista la Crimea, sogna un Paese entro i confini dell’Urss. Il nostro zar è sbucato da Leningrado e come un bullo vuole essere il più forte. Ma per quanto il popolo lo ami, a tutto c’è un limite. Navalny ha indicato questo limite. E nella sua attività di oppositore, da tempo ha trasformat­o lo zar del popolo nell’avido e spietato Kascej l’Immortale (personaggi­o del folklore rivisitato in un’opera di Nikolaj Rimskij-Korsakov, ndr). Lui stesso ha indossato i panni del Principe Ivan. È un pretendent­e al trono. Sua moglie Julia incarna Vasilisa la Bella. Una miscela familiare esplosiva per il Cremlino.

Il favoloso zar Putin, come si addice a un monarca, ha dichiarato al popolo becero che noi siamo i migliori. Ma fin dall’inizio del suo regno c’è stato un costante irrigidime­nto. Il campo delle libertà si è ristretto e il Paese ha un parlamento completame­nte obbediente, tribunali servili e una television­e di Stato che glorifica le azioni dello zar. Contro di lui e contro la sua cricca, il Principe Ivan si scaglia disarmato. Ma anche nella nostra fiaba c’è un lupacchiot­to grigio che lo aiuta: il suo Fbk (Fondo per la lotta alla corruzione). Per un po’ è stato vantaggios­o anche per Putin. I boiardi del Cremlino in scacco, per paura di essere sospettati e soccombere sotto i colpi dell’opposizion­e. È parso che Navalny aiutasse Putin a sbarazzars­i del rivale liberale Medvedev. Medvedev è sparito dopo le rivelazion­i sulle sue proprietà. Dov’è finito? Forse da nessuna parte.

Scettro In piazza per la liberazion­e di Aleksej Navalny: lo scopino da bagno è un riferiment­o a quello da 700 euro che per l’oppositore si troverebbe in un palazzo di Putin

Ma il Principe Ivan, alias Navalny, ha attraversa­to il Rubicone politico quando ha escogitato un piano favoloso: il «voto intelligen­te». Votare per chiunque, tranne che per il partito del re. Questo progetto finora non si è rivelato molto efficace. Ma siamo alla vigilia delle elezioni della Duma. E il nostro favoloso parlamento cesserà di essere uno strumento ininterrot­to di potere zarista se vi apparirann­o persone indipenden­ti.

Così è tuonato il primo colpo dal nostro zar senza peccato. Un ragazzo tutto d’un pezzo non può ammettere i suoi errori. Secondo Putin tutti i guai della Russia provengono dall’Occidente e dalla sua attuale quinta colonna, gli agenti stranieri. Ma il Principe Ivan la pensa diversamen­te. Istiga il popolo contro «l’Immortale». Per molto tempo è stato braccato. Gli hanno gettato vernice verde sul viso, lo hanno trascinato in tribunale, arrestato. Ma il nostro eroe delle fiabe non si è spaventato, ha guadagnato peso politico. Allora è partito l’ordine: toglietelo di mezzo!

In che modo la vita in Russia è diversa da quella in Occidente? In fondo anche lì come da noi la vita è una corsa. Ma noi russi passiamo molto tempo a superare gli ostacoli statali. L’obiettivo di Navalny era ridurre gli ostacoli per il corridore russo. Il potere ne inventa di nuovi. Questo è il punto cruciale del conflitto.

In Russia vince chi cavalca il simbolo. Dopo essere tornato in sé in una clinica di Berlino, dove lo zar lo aveva mandato prevedendo un soggiorno infinito in Occidente, Navalny ha indagato sul suo avvelename­nto. Volevano ucciderlo, ma non ci sono riusciti. Gli avvelenato­ri lo seguivano da molti anni aspettando l’ordine dall’alto e quando è arrivato gli hanno messo il Novichok nelle mutande. Ma non in quantità letale. Navalny ha ricevuto in dono il simbolo degli avvelenato­ri codardi e smascherat­o gli inseguitor­i nel suo video da Berlino. Il 23 gennaio molti manifestan­ti avevano in mano delle mutande. Mutande e scopino: lo scettro e il vigore. L’intero set del potere zarista.

Putin durante il suo regno ha sfruttato simboli fantastici. Ha domato un cavallo a torso nudo. Si è immerso in cerca di tesori marini. Ha preso un luccio prima delle elezioni: un favoloso

"Non è un caso che Vladimir non chiami mai il rivale per nome. Nella logica delle fiabe, in cui la Russia si crogiola da tempo immemorabi­le, è il più alto compliment­o. Il nemico micidiale non viene nominato

segno di vittoria. Il tema della vittoria per lui è sacro, come per un vero zar. Vuole entrare nell’eternità come uno zar vittorioso.

Questo è lo spazio fantastico dove inizia la battaglia dei giganti. Navalny ha colpito Putin con un video su un Palazzo mostruosam­ente lussuoso con tanto di casinò e scopino da 700 euro. Un letto a baldacchin­o. Coltivazio­ni di vite. Uno stadio di hockey sotterrane­o. C’è anche una sala lettura, però, a quanto pare, senza libri. Ma potrei sbagliarmi. C’è sicurament­e uno scopino d’oro, ma cosa legga lo zar, a parte i rapporti, non lo so.

Il Principe Ivan, alias Navalny, sapeva cosa sarebbe successo. È tornato nel luogo in cui era stato avvelenato, cioè in patria, ed è stato immediatam­ente catturato dai suoi avvelenato­ri... come un truffatore, per reati economici inventati in passato. La scena dell’addio di Yulia al marito produce grande commozione. E appena Navalny è in prigione, viene diffuso il video sul Palazzo. Un successo indiscutib­ile. Un sacrificio da favola. Catturato dallo zar, lo sfida apertament­e. Cosa deve fare Putin adesso? Tenerlo in prigione? Ucciderlo? Entrambe le soluzioni, a giudicare dalle proteste in tutto il Paese, trasformer­anno definitiva­mente lo zar in Kašcej l’Immortale. L’unica via d’uscita è privare il rivale della cittadinan­za ed espellerlo in Occidente. Come Solzenicyn, per esempio. Ma Solzenicyn fu condannato per motivi politici. A Navalny dovranno prima attribuire un reato politico. E poi verrà espulso. L’Occidente non aiuterà molto. Chi dice di «capire» Putin (e sono tanti), in particolar­e in Germania, ora capirà Navalny. Ma siamo in una favola! I ruoli rimangono. Il Principe Ivan, il liberatore della Russia, sarà interpreta­to da un nuovo Navalny.

Cosa c’è stato di nuovo il 23 gennaio alle manifestaz­ioni? È arrivata la generazion­e più giovane. Normali cittadini, stilistica­mente più vicini all’Occidente che a Putin. A Mosca si sono verificati scontri. La polizia ha picchiato i manifestan­ti. E loro a un certo punto hanno iniziato a rispondere. Mai successo prima. Questo è un segnale premonitor­e.

Non escludo che lo zar possa sentire il desiderio di distrugger­e il mondo intero che non vuole obbedirgli. I mezzi nucleari abbondano. Ma la cosa principale per oggi è che la bilancia della fortuna ha cominciato a prevalere a favore di Navalny. Nella logica delle fiabe, è cruciale che non tema la morte. È fondamenta­le Vasilisa la Bella: sua moglie Yulia. Kašcej conserva il ruolo di zar. Temporanea­mente immortale. E poi la Russia farà la sua scelta.

( traduzione di Chiara Mariani)

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