Gassmann: «Lasciamo che decidano gli esperti E se dicono di no Sanremo non si fa»
«Francamente capisco i dubbi di Amadeus, se fossi in lui non saprei cosa fare. Sanremo è l’apoteosi del pop, è uno spettacolo fatto per il pubblico a casa e farlo senza spettatori che applaudono ne ridurrebbe notevolmente l’impatto». Alessandro Gassmann è attore, regista e scientista convinto.
Che idea si è fatto?
«È un argomento molto delicato, ogni giorno continuano a morire centinaia di persone. Dall’inizio della pandemia penso sempre la stessa cosa: che si debba dare ascolto e seguito soltanto alle indicazioni degli scienziati e dei virologi. Se un esperto mi dice che Sanremo si può fare si fa, se mi dice che non si può fare non si fa».
Figuranti sì o figuranti no?
«Penso che Amadeus abbia ragione a chiedere il pubblico di figuranti. Se gli scienziati ci diranno che fare degli spettacoli con gente tamponata all’interno di un luogo chiuso si può fare, ben venga».
La televisione in questo periodo a contatto zero è anche un supporto psicologico nelle nostre vite imprigionate.
«Certo Sanremo è importante per questo Paese, soprattutto in un momento in cui non ci si può abbracciare e riunire: è la massima rappresentazione del nazionalpopolar e e andrebbe salvaguardato perché — seppur in maniera leggera e divertente — svolge un ruolo importante in Italia. E lo dice uno che non è un gran consumatore di musica pop e tendenzialmente non è fan di Sanremo, tranne quando lo vince mio figlio (Leo, che ha trionfato tra le Nuove Proposte l’anno scorso, ndr). Chi intrattiene, chi fa ridere, chi riesce a distrarre in questo anno di preoccupazioni aiuta a tirare su il morale delle persone».
Lei è abituato a stare sul palco, a intrattenere: come immagina uno spettacolo senza pubblico?
«Quando fai le prove di uno spettacolo non hai il pubblico e ce la metti tutta immaginando che ci sia. Ma tutto è propedeutico alla messa in scena. La sala vuota deve essere dura da affrontare».
Soluzioni?
«Un compromesso potrebbe essere quello di spostare Sanremo più avanti, tanto lo seguirebbero tutti comunque. Sanremo lo guarderebbero milioni di spettatori indipendentemente dal periodo in cui va in onda. Sarebbe una buona soluzione per non perderlo e per fare un Festival speciale di fine pandemia. Insomma una doppia festa, magari con tutti i cantanti vaccinati».
Concerti annullati, teatri chiusi, cinema sbarrati: tutto il mondo dello spettacolo sta soffrendo.
«Tutto il settore sta patendo pene indicibili e non parlo dei personaggi famosi o degli attori popolari come me, ma parlo della manovalanza — elettricisti, macchinisti, sarte... —: spero arrivino presto aiuti in denaro per superare un periodo ormai lunghissimo di inattività. Fino adesso è stato fatto troppo poco»
La politica è colpevole?
«Non ne faccio un discorso di parte, perché ho espresso più volte il mio parere sulla bassezza della politica del nostro Paese. La politica in Italia è presente in maniera eccesiva e sempre e solo per cercare l’applauso dell’eventuale elettore di turno».
C’è stata troppa prudenza su cinema e teatro?
«Penso che cinema e teatri con un pubblico distanziato e “mascherato” forse si potevano tenere aperti, ma non so se sarebbe stato sufficiente: un teatro o un cinema con un terzo della capienza e con un pubblico restio ad andare in un luogo chiuso sarebbero stati comunque in difficoltà. Poi lo ripeto: sono un ignorante e sono rigoroso,faccio quello che mi dicono di fare».
Per il teatro la situazione è drammatica, il cinema se non altro continua a produrre...
«Cinema e televisione vanno avanti. Sto girando Un professore, una serie tv per Rai1 e ho finito di montare il mio terzo film da regista
(Un silenzio grande). La vita sul set è gestita da un covid manager: mi tamponano ogni tre giorni, faccio vita monacale, attori e troupe indossano doppia mascherina, noi la leviamo solo per recitare. È faticoso ma si può fare. Ci fa piacere cercare di far stare bene, far sorridere ed emozionare le persone. Questo è il nostro lavoro».
Un compromesso potrebbe essere quello di spostarlo più avanti, tanto lo guarderebbero milioni di persone indipendentemente dal periodo in cui va in onda
Penso che cinema e teatri con un pubblico distanziato e «mascherato» forse si potevano tenere aperti, ma non so se sarebbe stato sufficiente a superare le difficoltà