«Servono pochi mesi per adeguare il prodotto alle varianti insidiose»
Carfi, Moderna: il nostro sta funzionando bene
Le varianti del virus? «Al momento il nostro vaccino resta efficace, ma se servisse, saremmo pronti a modificarlo in pochi mesi». Andrea Carfi, 51 anni, è il responsabile della ricerca sui vaccini e le malattie infettive di Moderna, la società americana con sede a Cambridge, in Massachusetts.
Sono giorni di grande incertezza. Il Covid-19 è in piena evoluzione. C’è il rischio di ricominciare daccapo?
«Stiamo esaminando le varianti del virus più diffuse. La comunità scientifica ha già condotto esperimenti in vitro e ora cominciamo ad avere anche i dati degli studi clinici. I vaccini sono in grado di bloccare ugualmente bene la variante iniziata in Gran Bretagna. Nel caso della versione Sudafricana la risposta appare un po’ meno efficace».
Quanto «meno efficace»?
«I vaccini continuano a proteggere nei casi più severi della malattia ma sono un po’ meno efficaci nelle infezioni con sintomi più leggeri».
Possiamo quantificare? Il vaccino di Moderna assicura una copertura del 95%: quanto scende rispetto alla variante sudafricana?
«Sulla base di recenti dati clinici provenienti da altri vaccini, ci aspettiamo che la protezione rimanga uguale per i casi più gravi, mentre la copertura potrebbe scendere del 10-20% per le infezioni più leggere. Il vaccino Moderna ha una efficacia di circa il 94% quindi la protezione contro le nuove varianti rimarrebbe alta. Per questo è fondamentale continuare la campagna di vaccinazione così come è iniziata. Anzi dovremmo accelerare, in modo da restringere gli spazi di manovra per il virus e proteggere tutti. Queste varianti sono un campanello d’allarme. Il Covid-19 si sta adattando agli ospiti umani e occorre vigilare».
L’industria farmaceutica sarebbe in grado di modificare rapidamente il vaccino?
«La nostra tecnologia ci consente di cambiare rapidamente la sequenza genetica del vaccino. Nel giro di pochi mesi saremmo pronti a offrire un prodotto adeguato a una nuova variante. Le aziende che usano, per esempio, tecnologie ricombinanti o proteine, dovrebbero iniziare daccapo. Però attenzione: non siamo in questa situazione. Per ora non c’è bisogno di cambiare i prodotti».
Si discute se possa bastare una sola dose...
«Dopo la prima dose la risposta immunitaria assicura protezione. Ma non abbiamo dati sull’efficacia della copertura a lungo termine con una sola dose. Per il nostro prodotto, come per altri, è importante anche la seconda dose. Non è proprio il caso di cambiare il protocollo».
Non sappiamo ancora quanto dura la copertura del vaccino. A che punto siamo?
«Abbiamo fatto la prima verifica a tre mesi dalla seconda iniezione. Il risultato è incoraggiante: la risposta immunitaria scende di poco e resta più alta rispetto alle persone che sono state infettate e poi guarite. Dobbiamo fare altri test a sei mesi, poi a nove e poi a un anno...».
La protezione rimane uguale per i casi più gravi ma scende per i i più leggeri con la sudafricana
A 3 mesi dalle iniezioni della seconda dose la risposta immunitaria scende di poco
La sua previsione?
«Pensiamo che l’efficacia del vaccino possa durare almeno
1-2 anni. Forse di più. Le nuove varianti potrebbero avere un impatto sulla durata della protezione del vaccino che stiamo utilizzando. Ma anche questo è da studiare».
Il vaccinato può essere contagioso?
«Non abbiamo ancora una risposta. Servono altri dati clinici. Credo che nel giro di un paio di mesi avremo elementi sufficienti per stabilire se il vaccino, oltre a prevenire la malattia, stronca anche l’infezione e quindi anche la trasmissione del virus».
Le aziende, compresa Moderna, stanno ritardando le consegne. Come lo spiega?
«Siamo davanti a un’operazione gigantesca, con milioni di dosi da produrre. È anche fisiologico che nella fase di avvio ci possa essere qualche intoppo per periodi brevi. Ma per quanto riguarda Moderna sono sicuro che alla fine gli impegni verranno rispettati. La nostra azienda fornirà 600 milioni di dosi entro l’anno. E la nostra ambizione è arrivare a un miliardo».