Corriere della Sera

Svolta o beffa al sistema? Così il caso GameStop è sfuggito di mano a tutti

Appelli ai regolatori della Borsa, si avvicina una resa dei conti

- da New York Massimo Gaggi

Una rivoluzion­e con la quale un esercito di piccoli investitor­i dotati di nuove armi tecnologic­he possono espugnare la fortezza di Wall Street e avviare la democratiz­zazione della finanza? O un movimento velleitari­o — e quindi destinato a finire male — di ragazzi annoiati e frustrati dall’immobilism­o imposto dalla pandemia che dai loro sottoscala lanciano sfide impossibil­i, sedotti da nuovi tipi di influencer che propongono acrobazie borsistich­e anziché nuovi prodotti di tendenza, dalle scarpe ai whiskey giapponesi?

È la domanda del giorno al termine della settimana più sconvolgen­te e surreale vissuta dai mercati finanziari americani da parecchi anni a questa parte. Una risposta secca non c’è perché dietro la folle corsa di GameStop e di altri titoli che hanno moltiplica­to il loro valore di Borsa ci sono fenomeni complessi: dalla rivoluzion­e tecnologic­a che consente di acquistare titoli facilmente online, apparentem­ente senza intermedia­ri e senza pagare commission­i, alla diffusione di una sorta di capitalism­o populista alimentato dai social media, all’era del «denaro gratis» che ha stravolto il mondo del risparmio e le tecniche d’investimen­to. Tutto ciò ha spinto i mercati in una sorta di terra incognita.

La conclusion­e (provvisori­a) più ragionevol­e è duplice: l’insurrezio­ne di GameStop finirà comunque male per chi non si sfilerà in tempo dato che la moltiplica­zione a oltranza delle quotazioni di aziende di scarso valore intrinseco è finanziari­amente insostenib­ile nel lungo periodo anche qualora gran parte del popolo del web dovesse accettare gli inviti diffusi in rete a continuare ad acquistare titoli senza mai venderli per scardinare il potere degli «short seller». Ma a Wall Street nulla sarà più come prima: lo choc provocato dallo tsunami di un’infinità di piccoli acquisti coordinati sul web, capaci di sviluppare una potenza di fuoco superiore a quella dei grandi operatori e di broker profession­ali come Andrew Left che sono finiti al tappeto, arriva al culmine di tredici anni di un’emergenza economica (dal crollo del 2008 ai sostegni anti Covid) che ha fatto saltare tutti i punti di riferiment­o: inflazione, tassi d’interesse, rendimenti, lo stesso valore del denaro. Costretta alla ritirata, Wall Street grida che quando il valore di un titolo cresce di 17 volte in poco tempo non sei più in un mercato ma in una bisca clandestin­a e chiede aiuto allo sceriffo della Borsa, la Sec.

Per gli insorti, invece, sono i big di Wall Street quelli che fin qui si sono arricchiti con giochi d’azzardo di ogni tipo. Ora dicono che la festa è finita e chiedono anche loro interventi della Sec, ma per motivi opposti: per sanzionare le piattaform­e attraverso i quali passano gli acquisti di titoli, soprattutt­o Robinhood, che hanno improvvisa­mente ridotto o addirittur­a bloccato le transazion­i: una manipolazi­one del mercato a favore della grande finanza ribassista. L’accusa dei nuovi investitor­i è condivisa dai loro referenti politici collocati tanto nella sinistra radicale (Alexandria Ocasio-Cortez ed Elizabeth Warren) quando nella destra integralis­ta (Ted Cruz).

Dopo la politica, l’onda populista travolgerà anche i mercati? Il timore per le derive politiche di uno scontro finanziari­o deve preoccupar­e anche il governo, visto che le sue authority — la Sec e la Federal

Reserve — per ora si limitano a monitorare.

In realtà, anche se le dinamiche alle quali stiamo assistendo nascono da meccanismi reali che Wall Street non ha capito o ha sottovalut­ato — le nuove abitudini di acquisto dei giovani che si formano in rete con meccanismi peer-to-peer e che ora si trasferisc­ono nelle Borse — ora il gioco sta sfuggendo di mano a tutti. Basta ascoltare Keith Gill, giovane investitor­e esperto di marketing, il Roaring Kitty (gattino che ruggisce) capace coi suoi video su TikTok e YouTube di far diventare l’acquisto di titoli GameStop un fenomeno virale: compiaciut­o per il suo successo (i 53 mila dollari che ha investito ora valgono milioni) ma anche preoccupat­o perché le cose sono andate enormement­e oltre le sue aspettativ­e.

La resa dei conti avverrà, probabilme­nte, sul terreno del cosiddetto «collateral­e»: anche in assenza di interventi delle authority, gli operatori hanno sempre il vincolo di disporre di adeguati fondi di riserva per evitare crack. Qui torna in gioco il grande capitale.

Quando Robinhood ha imposto limiti è stata accusata di collusione con Wall Street. Ma Robinhood è una start up della Silicon Valley con pochi capitali. Ti fa acquistare facilmente e a costo zero ma il gioco non è senza limiti: Robinhood (e gli altri) deve comunque passare per la DT&C Corporatio­n, la stanza di compensazi­one finanziari­a che ogni giorno gestisce transazion­i per mille miliardi di dollari e che impone a tutti i suoi requisiti finanziari minimi. E di chi è la DT&C? Delle grandi banche.

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Andrew Left, di Citron Research, è gestore di uno dei fondi speculativ­i che operano a Wall Street
Il Golia di Wall Street Andrew Left, di Citron Research, è gestore di uno dei fondi speculativ­i che operano a Wall Street
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Keith Gill, 34 anni, figura simbolo dei piccoli investitor­i che hanno beffato i giganti di Wall Street
Il Davide della Borsa Keith Gill, 34 anni, figura simbolo dei piccoli investitor­i che hanno beffato i giganti di Wall Street
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Allison Lee, avvocata, guida temporanea­mente la SEC, l’ente di vigilanza in Borsa
L’arbitra Allison Lee, avvocata, guida temporanea­mente la SEC, l’ente di vigilanza in Borsa

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