Svolta o beffa al sistema? Così il caso GameStop è sfuggito di mano a tutti
Appelli ai regolatori della Borsa, si avvicina una resa dei conti
Una rivoluzione con la quale un esercito di piccoli investitori dotati di nuove armi tecnologiche possono espugnare la fortezza di Wall Street e avviare la democratizzazione della finanza? O un movimento velleitario — e quindi destinato a finire male — di ragazzi annoiati e frustrati dall’immobilismo imposto dalla pandemia che dai loro sottoscala lanciano sfide impossibili, sedotti da nuovi tipi di influencer che propongono acrobazie borsistiche anziché nuovi prodotti di tendenza, dalle scarpe ai whiskey giapponesi?
È la domanda del giorno al termine della settimana più sconvolgente e surreale vissuta dai mercati finanziari americani da parecchi anni a questa parte. Una risposta secca non c’è perché dietro la folle corsa di GameStop e di altri titoli che hanno moltiplicato il loro valore di Borsa ci sono fenomeni complessi: dalla rivoluzione tecnologica che consente di acquistare titoli facilmente online, apparentemente senza intermediari e senza pagare commissioni, alla diffusione di una sorta di capitalismo populista alimentato dai social media, all’era del «denaro gratis» che ha stravolto il mondo del risparmio e le tecniche d’investimento. Tutto ciò ha spinto i mercati in una sorta di terra incognita.
La conclusione (provvisoria) più ragionevole è duplice: l’insurrezione di GameStop finirà comunque male per chi non si sfilerà in tempo dato che la moltiplicazione a oltranza delle quotazioni di aziende di scarso valore intrinseco è finanziariamente insostenibile nel lungo periodo anche qualora gran parte del popolo del web dovesse accettare gli inviti diffusi in rete a continuare ad acquistare titoli senza mai venderli per scardinare il potere degli «short seller». Ma a Wall Street nulla sarà più come prima: lo choc provocato dallo tsunami di un’infinità di piccoli acquisti coordinati sul web, capaci di sviluppare una potenza di fuoco superiore a quella dei grandi operatori e di broker professionali come Andrew Left che sono finiti al tappeto, arriva al culmine di tredici anni di un’emergenza economica (dal crollo del 2008 ai sostegni anti Covid) che ha fatto saltare tutti i punti di riferimento: inflazione, tassi d’interesse, rendimenti, lo stesso valore del denaro. Costretta alla ritirata, Wall Street grida che quando il valore di un titolo cresce di 17 volte in poco tempo non sei più in un mercato ma in una bisca clandestina e chiede aiuto allo sceriffo della Borsa, la Sec.
Per gli insorti, invece, sono i big di Wall Street quelli che fin qui si sono arricchiti con giochi d’azzardo di ogni tipo. Ora dicono che la festa è finita e chiedono anche loro interventi della Sec, ma per motivi opposti: per sanzionare le piattaforme attraverso i quali passano gli acquisti di titoli, soprattutto Robinhood, che hanno improvvisamente ridotto o addirittura bloccato le transazioni: una manipolazione del mercato a favore della grande finanza ribassista. L’accusa dei nuovi investitori è condivisa dai loro referenti politici collocati tanto nella sinistra radicale (Alexandria Ocasio-Cortez ed Elizabeth Warren) quando nella destra integralista (Ted Cruz).
Dopo la politica, l’onda populista travolgerà anche i mercati? Il timore per le derive politiche di uno scontro finanziario deve preoccupare anche il governo, visto che le sue authority — la Sec e la Federal
Reserve — per ora si limitano a monitorare.
In realtà, anche se le dinamiche alle quali stiamo assistendo nascono da meccanismi reali che Wall Street non ha capito o ha sottovalutato — le nuove abitudini di acquisto dei giovani che si formano in rete con meccanismi peer-to-peer e che ora si trasferiscono nelle Borse — ora il gioco sta sfuggendo di mano a tutti. Basta ascoltare Keith Gill, giovane investitore esperto di marketing, il Roaring Kitty (gattino che ruggisce) capace coi suoi video su TikTok e YouTube di far diventare l’acquisto di titoli GameStop un fenomeno virale: compiaciuto per il suo successo (i 53 mila dollari che ha investito ora valgono milioni) ma anche preoccupato perché le cose sono andate enormemente oltre le sue aspettative.
La resa dei conti avverrà, probabilmente, sul terreno del cosiddetto «collaterale»: anche in assenza di interventi delle authority, gli operatori hanno sempre il vincolo di disporre di adeguati fondi di riserva per evitare crack. Qui torna in gioco il grande capitale.
Quando Robinhood ha imposto limiti è stata accusata di collusione con Wall Street. Ma Robinhood è una start up della Silicon Valley con pochi capitali. Ti fa acquistare facilmente e a costo zero ma il gioco non è senza limiti: Robinhood (e gli altri) deve comunque passare per la DT&C Corporation, la stanza di compensazione finanziaria che ogni giorno gestisce transazioni per mille miliardi di dollari e che impone a tutti i suoi requisiti finanziari minimi. E di chi è la DT&C? Delle grandi banche.