«Era la mia bambina Per la convalescenza avevamo preparato la sua vecchia camera»
Il padre: aveva intuito, viveva di passioni
Ora a Roberto Martone, imprenditore milanese famoso in tutto il mondo, e a sua moglie Marzia toccherà affrontare «quel buco nero che inghiotte il tempo», come Papa Francesco ha definito la morte di un figlio. Una scomparsa talmente prematura e repentina, che non gli ha neppure dato il tempo di attrezzarsi. «Giorgia era una delle mie due bambine, una ragazza molto intelligente e sensibile — dice l’industriale nel giorno dei funerali della primogenita —. Non so neppure dire quante e quali fossero le doti di mia figlia: era talmente poliedrica che riusciva a dedicarsi a più cose contemporaneamente e a farle tutte bene».
La sua fine così senza senso stride con una vita vissuta con pienezza: Giorgia Martone era un’espressione tipicamente milanese di laboriosità, impegno e relazioni. Quello di giovedì scorso doveva essere un intervento di isteroscopia in day-hospital, tutto sommato semplice e soprattutto rapido: poco più di un quarto d’ora in sala operatoria e la sera stessa già a casa. «Le avevamo preparato la sua camera di quando ancora viveva con noi — racconta Roberto Martone —: avrebbe trascorso la convalescenza assieme a noi, ci saremmo presi cura di lei, tutto era pronto per accoglierla». Invece qualcosa è andato storto: l’arresto cardiaco a metà operazione, la lotta disperata per strapparla alla morte. «Ma non c’è stato verso di rimettere in moto il suo cuoricino», dice con tenerezza Martone, senza però negare come la sua bambina fosse una donna dal grande temperamento e con visioni a volte diverse dalle sue. Figlio di Vincenzo Martone, fondatore della Marvin, azienda specializzata in antibiotici e farmaci, Roberto Martone nel 1975 aveva avuto l’intuizione di creare profumi di lusso per i più prestigiosi marchi di moda italiani, fondando Icr, Industrie Cosmetiche Riunite Spa. «Per anni ho seguito la logica dei grandi numeri e quando Giorgia mi ha cominciato a parlare di progetti di nicchia ho avuto con lei qualche divergenza». Invece Giorgia, con le sue idee innovative, nutrite da alcuni anni di tirocinio a New York, aveva portato in azienda ricercatezza, che era poi sfociata nel progetto realizzato con la sorella Ambra LabSolue - Perfume Laboratory. «Aveva un buon naso e un intuito spiccato, che l’ha portata a realizzare creazioni importanti».
Ma Giorgia non era solo il suo lavoro. Amava la famiglia, gli amici, i viaggi: la socialità era una parte essenziale della sua vita, che voleva condividere con le persone importanti. «Adesso si stava dedicando all’ampliamento della casa, che le avrebbe permesso di stare ancora più vicina alla sorella». Nel frattempo era diventata scrittrice: il suo libro in cui raccontava i segreti dei profumi era stato subito un successo. «Mia figlia viveva di passioni e sapeva vincere le sue paure: quando era piccolina era spaventata dai cavalli, poi aveva deciso di diventare una cavallerizza. Con il suo purosangue aveva un rapporto di simbiosi: lo aveva chiamato, Bel Fiò, che in milanese significa bel ragazzo».