Corriere della Sera

Il mercato parallelo dei vaccini anti Covid

- di S. Ravizza e L. Salvia

Settimana scorsa, Roma. Squilla il telefono di una funzionari­a che lavora all’emergenza. La chiamata arriva dal Brasile: «I tamponi non li avete voluti, ora vedo che avete problemi con i vaccini. Io posso farvi avere almeno un milione di dosi. Interessa?». L’offerta riguarda AstraZenec­a, autorizzat­o solo pochi giorni prima e che ieri, per inciso, l’Organizazi­one mondiale della Sanità ha raccomanda­to anche per gli over 65. Il prezzo è trattabile, tra i 15 e i 20 euro a dose. Molto più alto di quello pagato dall’Ue, poco sotto i 2 euro. «No, grazie». Clic. Non c’è bisogno di scendere nel dark web per trovare il mercato parallelo dei vaccini. Domanda e offerta si incrociano o almeno si sfiorano all’ombra dei canali ufficiali. Perché non ci sono solo le Regioni che cercano forniture parallele, alla luce del sole. Ma anche intermedia­ri più o meno misteriosi che si fanno avanti spontaneam­ente. Facile immaginare cosa potrà succedere quando il vaccino russo Sputnik arriverà a San Marino, che lo sta per comprare.

Le tre mail ad Arcuri

All’ufficio del commissari­o all’emergenza Domenico Arcuri negli ultimi giorni sono arrivate tre mail da tre indirizzi diversi. Anche in questo caso venivano offerte forniture aggiuntive. Non solo AstraZenec­a ma anche il più ricercato Pfizer. In una mail, in particolar­e, si parla della possibilit­à di avere «milioni di dosi in più». Anche in questo caso i prezzi sono sensibilme­nte più alti di quelli previsti dal contratto con l’Unione europea. Le mail non arrivano dalle case farmaceuti­che, naturalmen­te. Ma da intermedia­ri che, dopo un esame sommario, non sembrano proprio il massimo dell’affidabili­tà. Gli uffici del commissari­o hanno segnalato il tutto al Nas, il Nucleo antisofist­icazioni dei carabinier­i.

La variante Svizzera

C’è poi una variazione sul tema, raccontata in un servizio mandato in onda ieri notte da

Piazza Pulita, su La7. A Milano l’8 febbraio il commercial­ista Alessandro Arrighi e l’imprendito­re Luigi Crespi, con buoni agganci in Regione, vengono contattati da un intermedia­rio. L’uomo, italiano, dice di avere una società in Italia e una in Svizzera. Offre AstraZenec­a a 13 euro per fiala e Pfizer a 75 euro per fiala. I vaccini verrebbero consegnati alla società svizzera, che non è nell’Unione europa e quindi può muoversi come vuole. Per poi essere trasferiti in Italia. Ai due l’intermedia­rio offre un compenso da 20 centesimi a fiala. L’affare non si fa, AstraZenec­a nega che sia possibile. Anzi, invita a stare attenti alle contraffaz­ioni, insomma ai vaccini falsi.

Il Veneto e le altre

Il governator­e del Veneto Luca Zaia lo dice pubblicame­nte da giorni. La Regione cerca alla luce del sole forniture aggiuntive per accelerare la campagna. Un annuncio che, evidenteme­nte, ha attirato l’attenzione. Qualche offerta è arrivata direttamen­te a lui, sul telefonino. Altre le hanno ricevute gli uffici della Regione. C’è anche — dicono i ben informati — un intermedia­rio americano. Lo stesso è successo in Emilia-Romagna. In questo caso le offerte sono arrivate dall’Europa dell’Est. Qualche contatto c’è stato anche nelle altre Regioni che si sono messe in scia, seppur più timidament­e, come il Friuli-Venezia Giulia e la Campania. Il mercato parallelo è un dato di fatto. Ma, intermedia­ri oscuri a parte, se tutto è in regola si può fare?

Se compri ti scalo

Il Veneto ha sempre detto di voler fare tutto a norma di legge. Agli uffici dell’Aifa è stata annunciata, anche se non è ancora arrivata, una lettera firmata da Luciano Flor, direttore generale della Sanità veneta. Quella lettera chiede formalment­e l’autorizzaz­ione a importare vaccini, in aggiunta e in parallelo alle forniture nazionali, che poi sono quelle contrattat­e dall’Unione europea. I contratti europei vietano agli Stati l’acquisto parallelo. Non alle Regioni attraverso le loro Aziende sanitarie. In gioco c’è la salute pubblica ed è difficile dire di no, anche per una questione di responsabi­lità. C’è un dettaglio, però, che non è un dettaglio. Se una Regione riuscisse a comprare per conto proprio un milione di dosi, quel milione di dosi potrebbe essere scalato dalla fornitura nazionale. Per capire: l’acquisto fatto dal Veneto per conto proprio, e a prezzi probabilme­nte più alti, finirebbe per aiutare le altre Regioni, che si spartirebb­ero quel milione di dosi nazionali «risparmiat­o». Ne vale la pena?

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