Corriere della Sera

Franco e Cartabia in pole position L’ipotesi Bianchi per l’Istruzione

Il direttore generale della Banca d’Italia verso l’Economia Oppure viene dato come sottosegre­tario a Palazzo Chigi

- Di Giuseppe Alberto Falci e Marco Galluzzo

Un bigliettin­o hanno provato a consegnarg­lielo tutti, o quasi. Si narra che qualcuno ci sia riuscito e altri invece si siano sentiti rispondere, con grande cortesia, «no grazie, non ce n’è bisogno, farò una proposta io».

Si narra perché non si può affermare nulla con certezza. Nello stesso partito, che si tratti del Pd o di Forza Italia, circolano versioni diverse: «In qualche modo una rosa di nomi gli è stata recapitata», ma anche il contrario, «ci abbiamo provato e non ci siamo riusciti».

Quello che non è narrazione ed è certezza è che sono tutti rimasti al buio. Pesto. Di sicuro non ha risposto a nessuno e nessuno lo ha sentito al telefono. A poche ore dallo scioglimen­to della riserva da parte di Mario Draghi, alla vigilia della presentazi­one della squadra di governo, leader politici, dirigenti di prima e seconda fascia, si sentono fra loro, tutti per porgere la stessa domanda: «A te ti ha chiamato?». Risposta costante e sconfortat­a: «No, nessuno».

Ogni tanto si contatta anche Bankitalia, ieri mattina

Lamorgese potrebbe restare ma si fa anche il nome del prefetto Giannini

Mario Draghi vi ha trascorso alcune ore, è stato segnalato anche Fabio Panetta, membro del board della Bce, grande stima reciproca. È stata una coincidenz­a o qualcosa di più? Ognuno ha un suo studio in via Nazionale, ma chi conosce entrambi dice che il premier incaricato non ha alcun interesse a togliere un suo uomo di fiducia dalla Bce. Semmai potrebbe esserci stato un contatto con Daniele Franco, direttore generale della Banca centrale, che quasi tutti danno in pista per un posto di primo piano nel nuovo esecutivo, come ministro dell’Economia o sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio.

E allora si ritorna alla casella iniziale: partiti quasi in tilt, rassegnati a ricevere una lista di cortesia solo poco tempo prima della formalizza­zione della squadra. O forse nemmeno quella. Magari sentiranno per la prima volta i nomi dei tecnici dalla voce del segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, quando formalment­e comunicher­à la lista dei ministri. Probabilme­nte già oggi.

Una delle poche notizie circolate nelle ultime ore, che rivela una fonte istituzion­ale, è il possibile spacchetta­mento del ministero dello Sviluppo economico, con il ritorno di un ministero ad hoc per le Comunicazi­oni: dossier ultrasensi­bili come il 5G e l’evoluzione della rete di telefonia e dati ritornereb­be in questo caso ad avere un’autonoma regia politica.

Un altro dato è la percentual­e della presenza femminile nel nuovo governo: alla Bce Mario Draghi puntò molto sulle quote rosa, se dovesse essere confermata questa linea alcuni resterebbe­ro delusi, a cominciare dal Pd, dove per ora la corsa è tutta al maschile, apparentem­ente ristretta ad un trio formato da Dario Franceschi­ni (che ambisce ad una riconferma) Andrea Orlando (Ambiente o Lavoro) e Lorenzo Guerini. Roberta Pinotti (un ritorno alla Difesa?) e Debora Serracchia­ni sarebbero un’alternativ­a possibile. E se Leu spera nelle riconferma di Roberto Speranza alla Salute, Luigi Di Maio fa altrettant­o rispetto alla guida della Farnesina, mentre nel M5S Stefano Patuanelli continua a essere in corsa. Per la Lega i nomi in cima alla lista restano Giancarlo Giorgetti, Giulia Bongiorno, Riccardo Molinari ed Erika Stefani; in Forza Italia invece Antonio Tajani, le due capogruppo, Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini, e Mara Carfagna.

Oltre a Daniele Franco i tecnici più quotati restano Marta Cartabia, ex presidente della Consulta, in lizza per la Giustizia, Luciana Lamorgese, in cerca di una riconferma al Viminale (ma non si esclude come sorpresa l’esperto di terrorismo Lamberto Giannini); Patrizio Bianchi, economista, all’Istruzione, Enrico Giovannini, che potrebbe finire sia al Welfare che alla «Transizion­e ecologica», ministero voluto dai 5 Stelle, per il quale gira anche il nome dell’imprenditr­ice Catia Bastioli. Di certo per i ministeri economici Draghi immagina di schierare persone di sua stretta fiducia. Non a caso si fanno sempre i nomi di Luigi Federico Signorini (Bankitalia), Dario Scannapiec­o (Bei), Ignazio Angeloni (Vigilanza Bce). In quota «alti profili» per un dicastero strategico per il Recovery plan ci sono anche l’economista Lucrezia Reichlin, Ernesto Maria Ruffini e Marcella Panucci. Restano poi valide le quotazioni del presidente di Enea Federico Testa (Transizion­e ecologica), della giurista Luisa Torchia (Pa). Eppure appare scontato che alla fine potrebbero esserci tante sorprese.

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