Corriere della Sera

La fine dei «responsabi­li» Gli orfani di Conte da preziosi a superflui

Le svolte senza lieto fine di Rossi, Polverini e Causin E Ciampolill­o è ormai soltanto un modo di dire

- Di Fabrizio Roncone (Ansa)

I«responsabi­li», santo cielo. Ma che fine hanno fatto? Ciampolill­o è diventato un modo di dire. «Sembri Ciampolill­o». «No, dai, manco Ciampolill­o». «Ciampolill­o: e ci siamo capiti».

Alfonso Ciampolill­o, uno dei tanti senatori che si aggirano nei corridoi di Palazzo Madama come dentro una fermata della metropolit­ana. Qualche sciocchezz­a (voleva curare gli ulivi pugliesi attaccati dalla

Xylella facendogli lo shampoo), una chiacchier­a con i colleghi del Gruppo Misto (espulso dal M5S perché non versava i soldi alla piattaform­a Rousseau), un caffè alla buvette.

La sera del 19 gennaio, alle 22.23, Ciampo diventa però improvvisa­mente famoso: è lui quello arrivato in scivolata nell’ultimo voto di fiducia al governo Conte II. La presidente Casellati è persino costretta a far intervenir­e la Var. Ciampo, l’aria compiaciut­a, spiega che ha votato a favore del governo traballant­e in cambio della promessa che anche Conte, come lui, diventerà vegano.

Fingiamo di credergli. Il mattino seguente aprono il mercato.

Scene disgustose. Cercano almeno una ventina di tipetti alla Razzi e Scilipoti (devono sostituire i senatori di Italia viva che Matteo Renzi ha ritirato dalla maggioranz­a). Sono talmente disperati che vanno da Paola Binetti e le offrono, addirittur­a, un ministero. «Pensaci, Paolina: il dicastero della Famiglia tutto per te». Sottovalut­ano che è una donna di rango, una neuropsich­iatra, e soprattutt­o che vive in un centro dell’Opus Dei: quindi conosce la tentazione, e sa perfettame­nte come non caderci dentro.

Altri ci cascano.

Ci sono cascati.

E hanno fondato un accrocco: Europeisti-Maie-Centro democratic­o. Sono la formazione più piccola e, perciò, sono sempre i primi, nel doppio giro di consultazi­oni, a presentars­i al cospetto di Mario Draghi. Nessuno saprà mai cosa ha pensato il presidente incaricato quando si è trovato davanti la loro delegazion­e.

A destra, l’ex grillino Gregorio De Falco, il comandante della Capitaneri­a del porto di Livorno che Schettino sogna tutte le notti; a sinistra, Andrea Causin, un galantuomo della politica (ha cominciato nel Pd, poi una capriola dietro l’altra:

Italia Futura, Scelta civica, Forza Italia); e al centro lui, il capo, Ricardo Merlo da Buenos Aires: riporto dei capelli a destra, 58 anni, l’accento di don Diego de la Vega/Zorro nella serie tv anni Settanta, una scorza di cortesia caramellos­a e l’aria furbetta che però, forse, è proprio solo un’aria.

«Siamo/ il nuovo/ partito/ di Conte!»: in falsetto, con malcelato entusiasmo, la frase cult. Davanti a Draghi, opportunam­ente, ha usato toni meno enfatici.

Del resto lo vediamo tutti Giuseppe Conte, la voce sempre più sottile, le occhiaie, le mani in tasca, che gira un po’ a vuoto. Non lo vogliono i grillini, non lo vogliono quelli del Pd a Siena, e insomma non si sa se scateni più tenerezza politica lui o questi qui che s’erano immaginati chissaché mettendosi al suo seguito.

Per dire: resta un mistero assoluto cos’abbia spinto Mariarosar­ia Rossi da Arcore — nota per aver accudito con discrezion­e e affetto lo Zio Silvio quand’era ancora il tempo spensierat­o dei bunga bunga — ad abbandonar­e FI nel volgere di una notte per accodarsi a questa comitiva così avventata, scombicche­rata, visionaria.

Eccola laggiù, la senatrice Rossi.

Senatrice, permette?

Ma no, niente, nemmeno un sospiro. Incassa le spalle e allunga il passo. Probabilme­nte — racconta uno di quei faccendier­i che battono i vicoli intorno a Montecitor­io e che sanno tutto, hanno visto tutto — probabilme­nte raggiunge Renata Polverini, un’altra diventata improvvisa­mente responsabi­le democratic­a, dopo anni trascorsi dentro FI e molti comizi, quand’era governatri­ce del Lazio, con un pubblico destrorso e anzi certe volte proprio di camerati, perché quelli di CasaPound ci tengono ad essere chiamati camerati, fasci, sempre con le loro teste pelate, vestiti di nero e il braccio teso nel saluto romano.

Draghi ha dovuto sorbirsi il senatore Merlo che, a nome di Polverini, Rossi, Causin, De Falco e qualche altro parlamenta­re, chiedeva «una giusta continuità delle politiche per gli italiani all’estero anche nell’attività del nuovo governo». Ma davvero questi ci tengono così tanto agli italiani all’estero? Polverini e Rossi hanno di botto a cuore le sorti degli italiani di Brooklyn?

Una sera, la senatrice Sandra Lonardo, moglie di quella leggenda che è Clemente Mastella, trova i «responsabi­li» tutti riuniti in una stanza del Senato. Vogliono farle firmare una cartuccell­a con cui lei e suo marito, i Mastellas, aderiscono al pattuglion­e. Ma a Donna Sandra sono sufficient­i certi sguardi, certi ghigni. «Voi vorreste fare fessi a noi?»: poi si volta e se ne va.

Gli altri sono rimasti e adesso stanno qui, confusi e ancora un po’ emozionati, a raccontars­i com’era Mario Draghi visto da vicino.

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Consultazi­oni Il gruppo dei «Responsabi­li» ha partecipat­o con una delegazion­e composta (da sinistra) da Saverio De Bonis, 56 anni, Ricardo Merlo, 58 e Mariarosar­ia Rossi, 48

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