La Spezia, le scuse agli omosessuali per il modulo sulle categorie a rischio
Polemiche per i gay inseriti nell’elenco Bufera sull’Asl. La replica: il testo era del ministero
Una catena di ottusi copiaincolla, la riproposizione senza leggerle di vecchie tabelle, una raccomandazione superata da almeno vent’anni, scritta per le donazioni di sangue ai tempi dell’Hiv e utilizzata adesso anche per le vaccinazioni anti-Covid. Risultato: i pazienti spezzini che nei giorni scorsi hanno chiesto all’Asl 5 di immunizzarsi contro il coronavirus, hanno ricevuto un modulo dove dovevano indicare se erano un soggetto a rischio. Ovvero: «Tossicodipendente, dedito alla prostituzione, omosessuale». Un’enormità, un’affermazione discriminatoria frutto, a quanto si è poi scoperto, innanzi tutto di sciatteria burocratica. E che ha innescato un violento scontro politico.
La denuncia parte sui social. Ferruccio Sansa, consigliere regionale ligure ed ex candidato governatore per centrosinistra e M5S, mostra il modulo su Facebook: «Abbiamo cercato di chiedere informazioni all’Asl 5 — spiega — dopo 13 telefonate senza risposta, finalmente l’ufficio igiene pubblica e vaccinazioni ci ha risposto: “Sì, conosciamo quel foglio, ma l’ha fatto un altro ufficio”. Chiediamo alla Regione, ad Alisa e all’Asl 5 come sia stato possibile inserire, senza la benché minima evidenza scientifica, l’essere omosessuali nelle categorie di comportamenti a ridioevo», schio». Il caso è macroscopico. I vertici dell’Asl spezzina, travolti dallo scandalo, si cospargono il capo di cenere. Il direttore generale Paolo Cavagnaro: «Un chiaro errore, lo riconosciamo, che stiamo anche tentando di spiegarci per cui possiamo solo scusarci con il Coordinamento Liguria Rainbow e con tutti i cittadini che si siano sentiti offesi». Il governatore Giovanni Toti, che ha anche la delega sulla Sanità, è infuriato: «Episodio inaccettabile e discriminatorio» e annuncia indagini interne e provvedimenti disciplinari.
E mentre s’ingrossa il coro dell’indignazione, soprattutto da sinistra ma non solo («MeGermania «Oscurantismo», «Problema culturale»), la rapida indagine interna porta a scoprire che era stata copiata una tabella contenuta in un documento del ministero della Salute dell’ottobre scorso: in un allegato dell’Anagrafe nazionale vaccini, ecco riproposte esattamente le stesse categorie e lo stesso obbrobrio.
È il presidente Toti a darne immediatamente notizia e a ribaltare il veleno sugli avversari politici: «È emerso che l’errore deriva dal copia-incolla delle linee guida ministeriali. Ovviamente questo moltiplica lo sbaglio, certamente non lo cancella. Anzi. Altrettanto ovviamente consolida il mio giudizio circa la totale incapacità, insipienza, malafede e ottusità di certa opposizione in Regione Liguria».
Le luci così si spostano sul ministero che, con una nota, prende atto dell’imperdonabile distrazione e promette che «la riproposizione in documenti ministeriali di vecchie e superate formulazioni verrà immediatamente corretta». Ribadendo ciò che è ovvio, anche se nei documenti ufficiali era scritto l’esatto contrario: che «sono solo i comportamenti a determinare il rischio, non certo l’orientamento sessuale delle persone».