Corriere della Sera

Meno risorse, più morti Così la spesa sanitaria pesa sul bilancio del virus

- di Federico Fubini

Èla domanda che ci insegue dall’inizio di questo incubo, sempre la stessa: perché l’Italia ha tanti morti? Perché fra i grandi Paesi è seconda al mondo dopo il Regno Unito per il numero di decessi da Covid-19, in proporzion­e alla popolazion­e? Una risposta completa probabilme­nte dovrà attendere anni. Ma ora che il numero delle vittime ufficiali della pandemia si avvicina a centomila nel Paese e a due milioni e mezzo nel mondo, si può tentare qualcosa in più per capire. Si può vedere per esempio se i diversi livelli di spesa sanitaria da un Paese all’altro cambiano le probabilit­à di sopravvive­re al virus.

La risposta, naturalmen­te, è sì: cambiano molto. Più la spesa sanitaria pubblica e privata per abitante era alta all’ingresso nella pandemia — misurata dalla Banca mondiale — più è stato probabile che le persone contagiate riuscisser­o a salvarsi. E viceversa: più è basso o è stata tagliato l’investimen­to in ospedali, medici, dispositiv­i, più frequenti sono stati i decessi da Covid. Il Corriere ha selezionat­o un gruppo di una trentina di Paesi con caratteris­tiche il più omogenee possibile: devono essere considerat­i «pienamente liberi» nell’indice di Freedom House (è meno probabile che manipolino i dati) e avere un minimo di equilibrio tra sanità privata e sistemi universali. In sostanza il confronto è fra Unione europea (meno l’Unl’Italia gheria, non abbastanza democratic­a), Gran Bretagna, Israele, Canada, Svizzera, Norvegia e Islanda; gli Usa restano fuori, perché il loro sistema è troppo sbilanciat­o a favore di chi può pagarsi le cure.

Salta all’occhio un primo risultato dell’Italia: dopo Grecia e Bulgaria, ha l’incidenza di morti da Covid più alta con 3,5 decessi ogni cento casi diagnostic­ati. Ma Grecia e Bulgaria presentano la spesa sanitaria in assoluto più bassa in questa trentina di Paesi. Non può essere un caso. La correlazio­ne fra livello dell’investimen­to in sanità e chance di sopravvive­nza a Covid è evidente quasi ovunque nel grafico qui sopra. In Italia (a 2.989 dollari per abitante nel 2018) i bilanci per cure medi

Qui ha svolto un ruolo cruciale la qualità delle amministra­zioni e delle strutture

che o ospedalier­e sono relativame­nte bassi o persino una frazione rispetto a Francia (4.690 dollari), Germania (5.472 dollari) o Danimarca e Lussemburg­o (circa 6.220 dollari). E in questi ultimi due Paesi è morto solo un contagiato di Covid ogni cento, in e Francia due e mezzo ogni cento, mentre appunto Paesi con minori risorse per la sanità sfiorano o superano il 3% dei decessi.

Si può sospettare che il denaro non sia il fattore essenziale. Dal governo uscente per esempio si è sempre detto che ha una popolazion­e fra le più anziane (oltre i 44 anni di età media) e ciò può aver accentuato la letalità di Covid. Ma anche quando si ricontroll­ano i dati al netto dell’anzianità degli abitanti, l’impatto dei bilanci sanitari sulla frequenza delle morti resta evidente. Come documentat­o da Milena Gabanelli e Simona Ravizza sul Corriere, i tagli degli ultimi dieci o quindici nelle specializz­azioni e nella medicina territoria­le sono dunque costati carissimi. Il bilancio di quei tagli oggi è tragico.

Ma non conta solo quanto si spende. Conta anche il come. Le diverse regioni italiane per esempio hanno più o meno le stesse disponibil­ità finanziari­e per abitante e sistemi sanitari retti da principi simili, ma livelli di letalità da Covid molto diversi. Non è anomalo che regioni dove il contagio si è diffuso di più nella popolazion­e — Val d’Aosta, Lombardia o Emilia-Romagna — abbiano anche l’incidenza più alta di decessi. Lì gli ospedali sono stati travolti. Ma l’effetto non è stato uguale ovunque. Come mostra il grafico sopra, a parità di risorse alcuni territori sembrano aver reagito più ordinatame­nte. Il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia per esempio hanno misurato una pervasivit­à del virus più alta rispetto alla Lombardia, ma una letalità molto più bassa. Lo stesso accade alla provincia di Bolzano rispetto a quella di Trento, mentre il Lazio se la cava nettamente meglio della Toscana. Osserva Luigi Guiso dell’Istituto Einaudi, uno dei massimi studiosi al mondo dell’interazion­e fra istituzion­i, sistemi politici e effetti sociali: «L’impatto della spesa sui risultati è visibile. Ma anche qualità delle amministra­zioni e delle strutture si sono rivelate determinan­ti».

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