Impeachment, i video che turbano l’America «Lottavano per Trump»
Il processo al Senato: dopo due giorni per i democratici, oggi la parola alla difesa L’accusa: da presidente ha legittimato la cultura della violenza
Donald Trump è «ancora una minaccia per la democrazia americana». Il deputato Ted Lieu, uno dei nove «manager dell’impeachment», riassume il senso dell’ultima parte della requisitoria contro l’ex presidente. E aggiunge: «Mi fa paura l’idea che Trump possa di nuovo correre per la Casa Bianca. Non tanto perché possa vincere, ma perché perderebbe ancora», sollevando un’altra ondata di violenza nel Paese.
Nei primi due giorni del processo, in corso nell’Aula del Senato, i «pubblici ministeri» democratici, hanno provato a dimostrare due tesi. La prima: l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio fu non solo «incitato», ma anche
Il team dell’accusa ieri ha ripreso il racconto cominciato mercoledì pomeriggio, usando come colonna sonora le grida, le violenze dei manifestanti. Ancora immagini agghiaccianti e in gran parte inedite di poliziotti aggrediti, insultati come «traditori». Il deputato democratico David Cicilline insiste sul punto, perché i repubblicani si considerano i depositari della dottrina «law and order»: «Ci sono stati 140 agenti feriti, 81 aggrediti dai manifestanti. Uno è morto, due non si sono ripresi dal trauma e si sono suicidati. Un altro perderà un occhio». È l’ulteriore conferma della «grande umiliazione» subita dal Congresso, «l’istituzione più sacra della democrazia americana». L’altro giorno i nove deputati democratici hanno mostrato video girati dalle telecamere di sicurezza, all’interno di Capitol Hill. Sequenze mai viste prima.
Si vede il vice presidente Pence uscire di soppiatto da una stanza con la famiglia e scendere per le scale in tutta fretta, mentre i vandali trumpiani gli danno la caccia 100 metri più in là. In quello stesso momento, le 14. 25 del pomeriggio, Trump lo sta attaccando via Twitter. Poi ecco iI senatore repubblicano Mitt Romney che sta per finire in bocca alla falange dei rivoltosi. È uno dei pochi repubblicani che voterà per la condanna dell’ex presidente, così come aveva già fatto, unico tra i conservatori, nel primo processo (febbraio 2020). Si salva perché incrocia l’ormai celebre poliziotto Eugene Goodman che gli grida: «Di qua». E ancora osserviamo il leader della maggioranza democratica Chuck Schumer, costretto a tornare indietro, e di corsa, guidato dalla scorta con le armi spianate. Infine il sussurro dei collaboratori della Speaker Nancy Pelosi, barricati in una stanza. Invocano l’aiuto della polizia, mentre i manifestanti negli uffici accanto gridano beffardi: «Nancy, dove sei?». I filmati hanno turbato il pubblico americano. È stato come rivivere lo shock del 6 gennaio, da una prospettiva interna, con gli occhi e le paure degli assediati. Ma l’ipotesi più quotata resta la stessa: alla fine gran parte dei senatori repubblicani salverà Trump.
Trump è «ancora una minaccia per la democrazia», conclude il deputato Ted Lieu