Corriere della Sera

«È la barca più stabile Com’è bella» LUNA ROSSA

L’ex skipper del Moro vota Italia nella finale di Prada Cup contro Ineos «Ben organizzat­a e manovre migliori»

- Gaia Piccardi

Lo skipper con i baffi del Moro di Venezia (San Diego ‘92), diventato il grande nemico di Luna Rossa al timone di America One (Auckland 2000), oggi è un marinaio california­no di 61 anni con i riccioli imbiancati — sarà la salsedine? — e un’insana passiosant­i. ne per il volo. No, non quello degli Ac75 che stanotte tornano a decollare nella finale di Prada Cup: Luna Rossa contro gli inglesi di Ineos per un posto in Coppa America, dal 6 marzo, contro i detentori di Team New Zealand. «Ho appena fatto un altro brevetto: piloto un Cessna 421, ormai vado più in aereo che in barca» racconta Paul Cayard da San Francisco, dove tiene casa, yacht club e grandi progetti per il team Usa in vista dei Giochi di Los Angeles 2028. Ma il timoniere della prima barca italiana a conquistar­e la selezione degli sfidanti — al Moro di Gardini nel ‘92 seguirà la Luna di Bertelli nel 2000 —, ancora amatissimo in Italia, torna volentieri a parlare di vela. Se quella di Auckland, con le barche che sfrecciano a cento all’ora e i marinai vestiti da astronauti (copyright Cino Ricci), può ancora definirsi vela.

A lei piace, Cayard?

«Pensavo peggio, dico la verità. Credevo che grandi differenze di velocità avrebbero reso le regate meno interesInv­ece no. Però a me mancano le storie degli uomini, le manovre a bordo, l’azione ravvicinat­a: gli spinnaker che esplodono, i prodieri che cadono in acqua, le barche poppa contro prua con i timonieri che si sgolano per ottenere la penalità. La Coppa America che conosco io da 35 anni era così».

La velocità degli Ac75 non l’ha conquistat­a?

«La velocità è più bella in Formula 1, dove ci sono dieci macchine che girano. Ma quando sono in due e una barca va il 2% più veloce dell’altra, è finita: la velocità in sé, senza competizio­ne, è noiosa. Sembra più iceboating: ha presente quelle vele che corrono sul ghiaccio? Però lì almeno c’è la flotta».

Da velista sarebbe curioso di mettersi al timone dei mostri di Auckland?

«Moltissimo! Ma alla mia età su quel gioco ho messo una pietra sopra: a 61 anni non puoi competere con i ragazzi, sarebbe ridicolo. Un’altra coppa come Ceo di un sindacato, invece, la farei».

Su quali barche?

«A me non dispiaccio­no i Mini Maxi: sui monoscafi tradiziona­li, capaci di fare 40 nodi in poppa, l’equipaggio tornerebbe a fare la differenza. Ma andare indietro non si può: sarebbe una brutta immagine per l’America’s Cup».

Punterebbe un dollaro su Luna Rossa o Ineos vincitore della Prada Cup?

«Luna Rossa. Immaginand­ola simile a Ineos come velocità, io vedo l’organizzaz­ione a bordo di Francesco Bruni e Jimmy Spithill migliore. Vedo una barca più stabile e meno gente che corre avanti e indietro, come sullo scafo inglese. E Checco non è il numero due, non è inferiore a Jimmy. Mi chiedo, piuttosto, perché tutta la barca parla inglese anziché italiano...».

Già, perché?

«Perché Spithill non aveva voglia di imparare l’italiano, forse! Credo ci abbiano pensato e poi hanno scartato l’idea. L’inglese in barca è più immediato, so per esperienza che l’equipaggio risponde meglio alle chiamate, più che con le lingue latine».

Luna Rossa grande favorita per approdare in Coppa America, quindi.

«È una barca raffinata, la più bella della flotta. Scafo, foils, vele perfette, nera e affilata. E poi ha la randa più grassa di tutti. I like it».

La scelta del doppio timoniere la convince?

«Sì. In regate così brevi le decisioni le prendi prima. Bruni e Spithill sanno fare anche il tattico, all’occorrenza».

Possiamo definire la campagna di American Magic, costata circa 10 milioni di dollari a regata (14 in totale), un fallimento?

«Oh yes. Dovranno fare molte riflession­i su un incidente, il quasi naufragio nel Golfo di Hauraki, che non doveva succedere».

Il suo ricordo più indelebile dell’avventura con il Moro di Venezia?

«La lite sul bompresso con i neozelande­si, la rimonta da 1-3, la battaglia nella finale di Vuitton Cup. Ricordo il panico la mattina in cui i kiwi decisero di mettere al timone Russel Coutts. Paul, e ora? mi chiese l’equipaggio. E ora regatiamo, ho risposto. Abbiamo trionfato 5-3, chiudendo con due vittorie di fila».

Ha conservato cimeli?

«La giacca rossa con il leone della Compagnia della Vela di Venezia, il nostro guidone. Quasi trent’anni dopo, la metto ancora».

Bruni non è il numero due di Spithill, il doppio timoniere è un’arma. Piuttosto mi chiedo: perché a bordo non si parla italiano?

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(Getty Images) In azione L’Ac75 Luna Rossa gira la boa durante le regate della Prada Cup, la selezione degli sfidanti alla Coppa America. Da stanotte contro Ineos
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Francesco Bruni, timoniere di Luna Rossa insieme a Jimmy Spithill
(Afp) Coppia d’assi Francesco Bruni, timoniere di Luna Rossa insieme a Jimmy Spithill

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