I partiti simili a docu-reality: la tv serve a capire la politica
Mentre cercavo di riflettere sull’abbandono di Martina Albertoni dal docu-reality di Rai2 La caserma («Ho deciso di andare via perché non ho un buon confronto con i miei compagni e non riesco ad esprimere la mia personalità. Questo posto non fa per me… Io non ce la faccio più») ho avuto una sorta di illuminazione. Non è che certi partiti o movimenti assomigliano molto a un docu-reality?
In fondo troviamo dinamiche simili: stessi entusiasmi, stesse litigate, stessi abbandoni. E, soprattutto, la medesima condivisione di quello strano concetto che si chiama disciplina. Arriva uno, più elevato di altri, e ti dice cosa devi fare. Disciplina deriva dal latino discipulus, discepolo, e indica il complesso di norme che regolano la vita di una comunità e che andrebbero accettate, secondo filologia, non in quanto imposizione ma in quanto ammaestramento.
Ieri, per esempio, secondo modalità tipiche della Caserma (intesa come trasmissione), il generale Grillo ha proposto alla sua truppa un quesito, che è un capolavoro di disciplina post-moderna, nonostante l’incerto italiano: «Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico: che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Draghi?». Come è facile intuire la risposta è insista nella domanda («L’accendiamo?»), a riprova che nei format il potere ce l’hanno gli autori (chi scrive il copione) e non i partecipanti, anche se questi sono convinti del contrario. Vedete, a volte la tanto bistrattata tv serve a qualcosa, persino a capire la politica. Ora, spero non si offenda nessuno se dico che La Caserma, per transizione ecologica, suggerisce cautamente che anche il MoVimento 5 Stelle, come altri gruppi, è un format, con i suoi istruttori, reclute e le sue Albertoni.