Resse e divieti: chiusa Fontana di Trevi
Troppa gente accalcata a Fontana di Trevi, a Roma. E per disperdere gli assembramenti di San Valentino è intervenuta la polizia municipale che ha transennato il monumento. Ma nella seconda domenica in zona gialla folla e assembramenti anche nel centro di Milano. Il caso dei locali aperti per protesta in Liguria.
Non è stato solo San Valentino, che mai come ieri è sembrato una festa imprescindibile anche a chi ha sempre chiosato di amare il partner tutti i giorni dell’anno, e non sotto la dittatura del marketing. A spingere fuori di casa migliaia di persone non è stato nemmeno il sole e basta, e certo non perché fosse caldo, ma con quella luce era davvero un delitto restare segregati in casa. Ad affollare lungomari e parchi, per non citare i ristoranti, è stata una semplice voglia di normalità, di ripresa della quotidianità di una volta, scordandosi, però, che questo comportamento (poco responsabile?) ci allontana sempre di più dal vincere il virus.
In Liguria, per esempio, dove gli esercenti della Riviera di Ponente si sono messi di traverso e hanno tenuto aperto nonostante la regione fosse diventata «arancione», la contabilità del Covid ieri segnava 274 positivi in più con tre nuovi ospedalizzati. Però evidentemente la frustrazione era troppa per quei ristoratori che avevano già acquistato pesce e altre specialità da servire in tavola agli innamorati. A Ventimiglia, presa d’assalto dai cugini francesi (sarebbe divertente sapere quale pretesto hanno avanzato nell’autodichiarazione), il ristorante Pasta e Basta, del quartiere Marina San Giuseppe, ha cambiato l’insegna in «Adesso Basta». Messaggio ricevuto. A Genova, lo stellato The Cook Restaurant, non ha avuto il cuore di chiudere. Spiega lo chef, Ivano Ricchebono: «Avevamo preparato tutto per la festa di San Valentino, anche per questo abbiamo deciso di tenere aperto. Qualcuno ha disdetto perché non se la sentiva di venire, altri invece hanno deciso di venire lo stesso. E abbiamo fatto il tutto esaurito».
Coldiretti ha calcolato centomila presenze negli agriturismi di tutta Italia, si spera almeno ben distanziati. Non lo erano, invece, i milanesi che hanno preso d’assalto piazza
Duomo come se non ci fosse un domani (in diverse stazioni della metropolitana i tornelli sono stati temporaneamente bloccati a causa dell’eccessivo viavai di persone). Navigli affollati, con palloncini a forma di cuore a segnarne il percorso, e tanta vita anche dentro al parco Sempione, dove pareva che l’obbligo della mascherina fosse andato in deroga.
Il lungomare di Ostia assomigliava a un formicaio pronto per costruire una piramide. Mentre a Roma a un certo punto hanno dovuto chiudere gli accessi alla Fontana di Trevi, per la troppa ressa (da comprendere, peraltro, con tutti i desideri che aspettano in fondo all’acqua). Molta gente anche sotto i portici di Torino, dove forse non era chiaro che la campagna vaccinale che partirà oggi è riservata agli ottantenni. E molti, moltissimi pure sul lungomare di Napoli (con il traffico paralizzato in centro all’ora di pranzo).
Sembravano invece nuotare nel mare di piazza San Marco le maschere che non hanno rinunciato all’appuntamento di Carnevale: ma almeno lì il distanziamento era garantito. Un po’ meno in montagna, per esempio sui Piani di Artavaggio, in provincia di Lecco, dove la funivia, a giudicare dalle foto, ha lavorato come se gli impianti fossero già aperti. Amarcord.