«Tre mesi di rinunce e avanti con i vaccini Solo così eviteremo un’altra ondata»
Il virologo Palù: prudenza anche con le scuole
«Se terremo a bada il virus nei prossimi due tre mesi, forse usciremo dal raggio della sua minaccia. Le infezioni respiratorie raggiungono il picco in inverno e in primaveraestate si mitigano. Dobbiamo aver fiducia! Spingendo sulla vaccinazioni e rinunciando per qualche altra settimana ad attenuazione di colori e tentazioni di riaperture». Ottimista e prudente il professor Giorgio Palù, virologo, presidente dell’agenzia italiana del farmaco Aifa.
E la temuta terza ondata?
«Si può evitare. Siamo in una fase discendente della curva epidemica, anche se lenta. Non è il momento di distrazioni. Fino a che l’abbassamento dell’Rt non sarà significativo tutti noi siamo chiamati a rispettare le misure di protezione individuale ed evitare gli assembramenti».
Le varianti preoccupano?
«Le tre varianti che stanno circolando nel mondo, l’inglese, sudafricana e brasiliana, rendono il Sars-CoV-2 più contagioso e quindi aumentano il rischio di ricoveri in ospedale e di decessi. La preoccupazione non si può negare. Però ripeto, per tenere sotto controllo le varianti, a cominciare da quella inglese, più diffusa in Italia, servono le stesse precauzioni e le stesse misure utilizzate per il ceppo originario di Wuhan, la città cinese dove la pandemia è nata».
Contrario alle riaperture?
«Sì. Mi dispiace dirlo, anche gli impianti sciistici potrebbero costituire un rischio».
E le scuole?
«Sappiamo da 4-5 studi che l’infezione, a prescindere dalle mutazioni, ha una certa prevalenza tra 12-19 anni e poi tra 19 e 50 anni. Quindi andrei cauto con la ripresa di scuole superiori e università. Sarebbe ideale poter spostare il calendario in avanti, quando il quadro sarà migliore».
La gente ha paura.
«Vorrei rassicurare. Il virus ha tutto l’interesse a farci sempre meno danni. Il suo scopo è diventare endemico, restare con l’uomo per sempre, visto che ormai la specie umana è diventata il suo serbatoio naturale. Siamo i suoi ospiti prediletti. Sarà importante studiare tutti i suoi geni per capire fino a che punto si adatterà e quanto tempo impiegherà a smettere di farci paura».
La variante inglese in Italia potrebbe diventare predominante. Siamo certi che sia suscettibile ai vaccini?
«La variante inglese, scoperta a settembre 2020 nel Kent, ha una serie di mutazioni nella proteina Spike, che il virus utilizza per attaccare le cellule. È più contagiosa del 20-40% rispetto al ceppo cinese, ma non più letale. I vaccini hanno come bersaglio la Spike ma tutti gli immunizzati in Gran Bretagna non si sono reinfettati quindi la risposta è sì, funzionano».
E i ceppi sudafricano e brasiliano?
«Sono molto simili, presentano altre mutazioni sulla proteina Spike. Contro di loro i vaccini perdono un po’ di efficacia, in particolare quello di AstraZeneca. Però anche il preparato dell’azienda anglosvedese protegge dalle forme più gravi della malattia e dagli eventi mortali. Tanto che il governo sudafricano, che aveva bloccato la campagna di profilassi con questo vaccino, sta tornando indietro».
La vaccinazione resta dunque la priorità?
«La perdita di efficacia dei vaccini non è tale da dover generare sfiducia anche perché mantengono sempre la capacità di bloccare l’infezione attraverso la produzione di anticorpi neutralizzanti diretti contro l’intera proteina Spike».
Aifa ha suggerito di immunizzare con AstraZeneca gli under 55 mentre Germania e Francia hanno allargato agli under 65. Un errore?
«Il vaccino è indicato per tutte le età ma forse, considerata la carenza di dosi, non sarebbe sbagliato suggerirne l’uso fino ai 65 anni. Tanto più che studi successivi a quelli raccolti nella sperimentazione dimostrano che dopo la prima dose l’efficacia dell ’AstraZeneca aumenta dal 60 all’80% in dodicesima settimana».
Gli anticorpi monoclonali, appena introdotti in Italia, che bloccano Spike, funzionano contro le varianti?
«Sì, anche se con ridotta attività e questo dipende dalle mutazioni presenti sulla proteina S e dalla possibilità di usare opportune combinazioni. La terapia con monoclonali va fatta entro 72 ore dalla comparsa dei sintomi».
Cosa ci dice l’esperienza di Israele, metà della popolazione immunizzata?
«La pandemia è crollata. Significa che la profilassi vaccinale funziona. E parliamo di un Paese dove circolano tutte le varianti note».
Minore mortalità
Il virus ha tutto l’interesse a farci sempre meno danni. Il suo scopo è diventare endemico