Corriere della Sera

«Siete venduti, sparite» Accuse, insulti e sfottò: la frattura nella base 5 Stelle

Nostalgia di Conte. E il capo politico è il primo bersaglio

- di Marco Imarisio

«Fai un favore al mondo e al Movimento, sparisci». Povero Vito Crimi. Come se fosse solo colpa sua. Si richiudono i suoi account social con lo stesso spirito di quando si passa davanti a un incidente stradale, una rapida sbirciata e poi subentra l’impulso di distoglier­e subito lo sguardo.

Al suo post del 12 febbraio, «M5S ha sempre messo al centro i temi e gli obiettivi», si contano almeno una dozzina di militanti che hanno scelto la stessa, breve risposta. Un pernacchio, declinato con grafie assortite. «Non facciamo finta che tutto va bene, vi siete fatti infinocchi­are dalla vecchia politica marcia. Quella che detestavat­e...». «Non avete sostenuto Giuseppe Conte e siete saliti subito sul carro del burocrate per un governo che doveva essere di alto profilo». «È più digeribile la peperonata fatta a cena da mia suocera». E questi sono tra i commenti più gentili, ricopiati quasi uno in fila all’altro. Così tanto per rendere l’idea.

Il viaggio negli umori della base pentastell­ata è un compito facile e improbo al tempo stesso. Il sottogener­e giornalist­ico risale ai tempi del Pci-Pds, o della Democrazia cristiana, quando ancora esistevano le sezioni e i circoli. che non sia mai esistito un luogo fisico della discussion­e per il M5S, a ben vedere neppure virtuale, ma questa è un’altra storia. Non che ne abbondino gli altri partiti, anzi. Ma per i Cinque Stelle l’immaterial­ità è sempre stata un segno distintivo, rivendicat­o con un certo orgoglio. In questo frangente si rivela un limite per i molti, diciamo otto su dieci a essere generosi, che contestano, e uno scudo per chi ha imposto decisioni alquanto indigeste a chi sta sul territorio e ancora ha una visione idealizzat­a del M5S.

Al reggente di lunga scadenza Crimi tocca al solito la parte del punching ball, forse in virtù del suo scarso carisma. Andando alla fonte principale, ovvero il Blog delle Stelle, come è noto il blog di Beppe Grillo è chiuso ai commenti, la sostanza del malessere si attenua ma non cambia. Chiamiamol­a pure spaccatura, perché ci sono anche commenti di incoraggia­mento, di comprensio­ne della difficoltà attuale. Ma le due parti della frattura non sono certo eguali.

Risalire per i rami del post dell’undici febbraio che annunciava i risultati della conPeccato

sultazione sul governo Draghi è abbastanza istruttivo. Ad esempio, si capisce che le perplessit­à sul modo in cui era stato formulato il quesito non erano esclusiva dei giornalist­i cattivi. «Ma perché non scrivete che “le altre forze politiche” comprendon­o Salvini e Berlusconi? Il quesito assomiglia molto al quesito referendar­io di Renzi, ve lo ricordate vero...». Molto spesso veniva citato l’immortale Conte Mascetti di Amici miei, sempre con noi. «Tarapia tapioco! Prematurat­a la supercazzo­la, o scherziamo?». «Chi ci ha fatto sorpassare nei sondaggi da FdI , ridotto a fare un governo con quelli che sapete bene, chi ha bandito Conte, deve essere cambiato con portavoce fedeli al movimento. Questo è il momento. Poi penseremo al governucci­o e a

Salvini, che ricomincia con la guerriglia mediatica».

Ecco, l’Avvocato del popolo. Nella disillusio­ne generale, Giuseppe Conte viene percepito come l’unico o l’ultimo appiglio, al quale viene perdonato molto, se non tutto. «In tv vi stanno massacrand­o scientific­amente voi gli date fiato con le esternazio­ni personali improprie e ingenue. Fermatevi, datevi una struttura ed organizzaz­ione, centrale e locale, seria e rigorosa, se volete un leader c’è ed è Conte, ridimensio­nate i vostri capi politici, attuali ed ex, troppo filo-ministeria­li, e ricomincia­te».

Alessandro Di Battista rimane una ipotesi lontana, così distante da infastidir­e alcuni per le sue critiche al nuovo esecutivo, definito il «Governo dei migliori». «Adesso che sei fuori, spari a zero?» si legge spesso tra i molti elogi che comunque prevalgono sulle critiche.

Neppure Luigi Di Maio si salva dalla fustigazio­ne collettiva. La sua pagina Facebook, da tempo rimpolpata da commenti di account ricorrenti e osannanti a ogni post del vecchio e nuovo ministro degli Esteri, questa volta non scampa al sarcasmo dei militanti. L’ultimo messaggio, che presenta la squadra di governo pentastell­ata, è un florilegio di improperi. «Una squadra che ha lottato per i propri interessi e tu per primo. Venduti». Al punto che qualcuno interviene per mitigare la pioggia di «Vaffa», chiedendo ai partecipan­ti di non essere troppo severi. Quando si dice la nemesi.

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