Corriere della Sera

«Con Conte alle elezioni si farebbero cose incredibil­i Le lacrime? Lui emoziona»

Casalino: ora mi serve tempo per decidere cosa fare

- Monica Guerzoni

Essere Rocco Casalino, sentirsi sempre fuori posto «come un Forrest Gump», passare la vita a «dimostrare che potevo stare lì dove stavo e che ci ero arrivato da solo». Dalla casa del Grande Fratello alla Casa Bianca, quando rimirandos­i dentro uno specchio si disse, tra stupore e orgoglio: «Ma guarda dove sono arrivato». L’infanzia da emigrante in Germania, la povertà assoluta, i vestiti di quarta mano, le botte del padre amato e odiatissim­o e quelle dei bulli, che gli gridavano italiano, finocchio, frocio, gay. E poi lo studio matto e disperatis­simo, la ricerca (vana) del vero amore, la laurea in Ingegneria, la tv e il successo, il riscatto e l’invidia, i soldi facili e quel «marchio di infamia» di cui non si è mai liberato: «Come mai Rocco del Grande Fratello è il portavoce del premier?». Per rispondere alla domanda che lo tormenta da vent’anni ha scritto un libro per Piemme che esce domani (Rocco Casalino il Portavoce La mia storia). Dal primo giorno di vita a Frankentha­l l’1 luglio del 1972, «nato per caso, non desiderato, non voluto, sbagliato», fino a Giuseppe Conte, che assieme a Gianrobert­o Casaleggio è stato «la persona più grande mai incontrata».

Cominciamo dalla fine, quando Conte ha lasciato Palazzo Chigi lei ha pianto. Per il potere perduto?

«Il concetto di potere lascia il tempo che trova. Per me Palazzo Chigi è stata una esperienza impegnativ­a di lavoro. Quest’ultimo anno con la pandemia è stato molto faticoso, un livello di stress pazzesco. E quando Conte è uscito la commozione ha colpito tutto il palazzo. Lui ha il dono di arrivare al cuore e questo lo renderà diverso da tutti i presidenti del Consiglio».

Dal servo encomio per Conte siamo passati al codardo oltraggio di manzoniana memoria?

«Non credo che Conte sarà presto dimenticat­o. Il video del suo addio ha incassato su Facebook un milione di like, numeri pazzeschi che non fa nessuno al mondo. Proprio tutto questo consenso ha fatto di lui un problema».

Pd e M5S lo hanno già scaricato?

«Conte è stato fatto cadere come tutti sanno da Renzi con una manovra di palazzo ben studiata. Invece di fargli una statua è stato mandato a casa dopo aver ottenuto dall’Europa 209 miliardi».

E ora come pensa di salvare il soldato Giuseppi?

«Io saprei come farlo. Il grande dubbio è cosa vuole fare lui. Credo sia una risorsa importanti­ssima per il M5S, ma questo è un mio desiderio personale. La scelta tocca a lui e al Movimento».

È Di Maio l’ostacolo alla leadership di Conte?

«Un dualismo molto alimentato da altri, perché sono sempre andati d’amore e d’accordo. Ora è importante capire cosa accadrà con una leadership a cinque che cambia tutto».

Conte farà un partito?

«Non so cosa farà Conte, ma mi auguro che la sua strada si intersechi con quella del Movimento».

Continuerà a curare la comunicazi­one dell’ex premier o punta davvero a fare un giorno il ministro?

«Io sono un attivista del M5S, sto valutando cosa fare e mi serve un po’ di tempo per riprenderm­i. Con Conte continuiam­o a sentirci, non ci siamo lasciati come se qualcosa fosse finito. Questa è la legislatur­a che ha sottovalut­ato Conte. Ha peculiarit­à straordina­rie. Con lui in una campagna elettorale si possono fare cose incredibil­i».

Quali peculiarit­à?

«È una persona vera, ci mette la faccia. Ha avuto il coraggio di affrontare migliaia di operai arrabbiati all’Ilva di Taranto. È andato a trattare a Bruxelles ed è stato un numero uno, ottenendo il risultato migliore di tutti. Una macchina da guerra, uno stakanovis­ta assoluto, capace di lavorare 18 ore».

Ora cambierà tutto, Draghi ha imposto che a parlare siano i fatti.

«Buoni propositi che aveva anche Conte. Non credo nei Cdm segreti, come sosteneva Gianrobert­o Casaleggio “se siamo in tre, due sono già di troppo”. Noi ci raccomanda­vamo di non far uscire i Dpcm, ma come li mandavamo ai ministeri e ai vari uffici, venivano resi pubblici. L’ho vissuto sulla mia pelle, accusato di dare ai giornalist­i veline e notizie. Vedrete, anche con Draghi uscirà tutto».

Non è ora che lei faccia un po’ di autocritic­a?

«A chi lavora tanto possono capitare errori. Con me hanno fatto di tutto per evidenziar­li, anche se insignific­anti. Non avete idea di quanti errori e disastri veri si possono fare con la comunicazi­one, con lo stress e nei tempi strettissi­mi dovuti all’emergenza. Nessuno prima aveva gestito la comunicazi­one di una pandemia, lo abbiamo fatto bene e credo che il merito vada riconosciu­to».

Fosse il portavoce di Draghi lo renderebbe più pop?

«No, punterei sulla competenza. Stonerebbe e avrei il timore dell’effetto Mario Monti col cagnolino, in tv da Daria Bignardi».

L’idea di un partito

Non so cosa farà Giuseppe ma mi auguro che la sua strada intersechi quella del M5S È una grande risorsa, io saprei come utilizzarl­a

La leadership

Con Di Maio non c’è nessun dualismo, il punto è capire cosa vogliono fare i 5 Stelle: con una leadership a 5 le cose sono diverse

I programmi

Sono un attivista M5S, con l’ex premier continuo a sentirmi come se fossimo al lavoro Molti sottovalut­ano ciò che può ancora fare

La comunicazi­one durante la pandemia è stata molto stressante Errori? Non penso

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Rocco Casalino, 48 anni, dal 2018 è stato portavoce e capo dell’ufficio stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte
(Ansa) L’incarico Rocco Casalino, 48 anni, dal 2018 è stato portavoce e capo dell’ufficio stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte

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