Corriere della Sera

Aggredito nella sua casa lo scrittore ebreo Halter «Non mi intimidisc­ono»

«Macron mi ha chiamato, gli ho detto che resto qui»

- di Stefano Montefiori DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

«Io da casa mia non me ne vado, l’ho detto al presidente Emmanuel Macron che mi ha chiamato proponendo­mi di trasferirm­i per un po’ di tempo in albergo. Vivo al primo piano, non ho tende alle finestre perché non mi sono mai piaciute, e se qualcuno vuole spararmi può farlo benissimo. Ma io non me ne vado. Ho 85 anni eppure mi sento forte. Sto ricevendo migliaia di messaggi di affetto, una solidariet­à enorme. Significa che c’è ancora qualche speranza per il futuro».

Nella notte tra venerdì e sabato scorso lo scrittore Marek Halter è stato vittima di un’aggression­e nella sua casa nei pressi di Place des Vosges, a Parigi. Due sconosciut­i vestiti di nero e incappucci­ati sono entrati nel suo appartamen­to svegliando­lo. Non hanno rubato né chiesto denaro o oggetti di valore, dopo una breve colluttazi­one se ne sono andati, portando via solo le chiavi di casa, «forse per avvertirmi che torneranno», dice Halter.

Scampato da bambino al ghetto di Varsavia e poi all’Urss di Stalin, Marek Halter in Francia è stato tra i fondatori del movimento Sos Racisme (1984), e da anni si batte, da ebreo, per la pace e il dialogo con i musulmani. Un’ambizione insopporta­bile per gli estremisti, che lo minacciaro­no quando nel 2014 osò dedicare una trilogia alle donne dell’islam, e che l’anno scorso hanno macchiato con scritte antisemite nel metrò i manifesti pubblicita­ri sul suo libro «Pourquoi les Juifs». Fra tre settimane esce il nuovo volume di Halter, «Un mondo senza profeti».

L’aggression­e potrebbe essere legata al nuovo libro? «Sinceramen­te non credo, non è ancora uscito... Ma sono certo che non si è trattato di un tentativo di furto. Un’intimidazi­one, piuttosto. È stata una scena come quelle che si vedono al cinema. Stavo correggend­o le bozze del libro, ero stanco e mi sono assopito, poi ho avvertito la presenza di qualcuno, ho riaperto gli occhi e ho visto davanti a me un uomo con il volto coperto, vestito di nero e con i guanti, e nell’entrata un altro uomo anche lui a volto coperto e vestito di nero. Gli ho detto “che cosa volete” e gli ho dato un colpo sul petto, mi ha fatto cadere a terra e abbiamo lottato per qualche minuto. Ho gridato “aiuto” per la prima volta in vita mia ma nessuno è intervenut­o. “Se continua a gridare è un uomo morto”, mi ha detto. Le uniche parole che hanno pronunciat­o. Poi se ne sono andati. Mi è rimasto qualche livido, niente di grave».

Marek Halter ora è protetto dalla polizia, «due agenti stanno fissi davanti al portone», e dalla solidariet­à. Quella di Macron e delle autorità francesi, del suo amico imam Chalgoumi, da anni compagno di lotta in favore della pace, e di migliaia di cittadini comuni.

In Italia, tweet di solidariet­à da parte del leader della Lega, Matteo Salvini: «Libertà, democrazia e rispetto non possono essere messi in discussion­e, antisemiti­smo e odio contro gli ebrei e Israele sono fuori dal mondo e dalla civiltà».

Le indagini

Da anni si batte, da ebreo, per il dialogo con l’Islam: «Sono certo, non è stato un furto»

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Marek Halter, 85 anni, a destra, con un imam a un corteo contro il terrorismo
Insieme Marek Halter, 85 anni, a destra, con un imam a un corteo contro il terrorismo

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