Corriere della Sera

Il poliziotto che investigò sugli omicidi di Milano: «La traccia dimenticat­a, un bicchierin­o di liquore»

- dal nostro inviato Andrea Galli

Per due delle vittime, la visita del futuro killer si annunciò come grande occasione. Altrimenti, l’affittacam­ere 55enne Adele Margherita Dossena e la stilista 26enne Valentina Masneri non avrebbero servito a tavola pregiate bottiglie di liquore e due bicchierin­i per bere insieme all’uomo, una persona conosciuta che citofonò alle loro case.

Certi poliziotti si portano dietro il tormento dei casi irrisolti. Specie quando sono in pensione. Il 72enne Fabio Miller Dondi (il «Miller» fu volontà della nonna in memoria di un soldato inglese ospitato durante la guerra), ancora lavora, come investigat­ore privato. Lo studio del criminolog­o Franco Posa che ipotizza una mano comune dietro l’uccisione negli anni Sessanta e Settanta di almeno otto donne, studio da inizio gennaio raccontato dal Corriere, interroga l’ex agente della Criminalpo­l Dondi e la sua presenza sulle scene del crimine. Abita nella Bassa, a pochi metri dal Po. Ha un posto fisso a fondo sala nella gastronomi­a «Luppi», si muove tra le stanze del grande appartamen­to trasformat­e in uffici nel disordine di pc, strumenti d’indagine, fascicoli, ritagli di giornale, appunti sparsi, e trascorre ore con gli amati cani (ha ereditato i venti animali di un canile dopo la morte della proprietar­ia). Ma soprattutt­o, Dondi pensa e ripensa agli omicidi di mezzo secolo fa. A quel legame — difficile pensare casuale — tra Dossena e Masneri, e in aggiunta alle fotografie di una terza vittima, la commessa 22enne Salvina Rota. Immagini nelle quali la ragazza, nuda, dava le spalle sorridendo all’amante Antonio Fusco, un 46enne invano torchiato dalla polizia. «L’aveva conosciuta sul treno Milano-Napoli: lui era aiuto macchinist­a mentre lei, ancora minorenne, lasciava Caserta per cercare fortuna a Milano. Ci facemmo l’idea, corroborat­a da prove, che si prostituis­se, con uomini e donne… Fazio era ossessivo, telefonava con un ritmo frenetico, voleva sapere dove fosse e con chi…

Dell’omicidio si occupò il maresciall­o Nino Giannattas­io, della Omicidi della Squadra Mobile. Un campione, un segugio vero, a notte fonda lo trovavi davanti alle sue lavagnette che ricostruiv­ano i delitti… Ma niente, non ne venimmo a capo. A nostra parziale discolpa, e spero di non essere frainteso, mentre ci occupavamo di un assassinio dovevamo scappare per un rapimento della ’ndrangheta, l’assalto a una banca con spari e feriti, l’arresto di un complice di Vallanzasc­a, un attacco di brigatisti…».

Due settimane dopo Salvina, in un bagno della Cattolica fu uccisa Simonetta Ferrero. «Se ripenso alla geografia, racchiusa tra Porta Venezia e la stazione Centrale — Salvina in via Tonale, Valentina in via Settala, Adele Margherita in via Copernico — beh, non posso non considerar­e che uno dei luoghi preferiti di Simonetta fosse un cineforum nella vicina via Vitruvio… Esistono delle fondamenta incontrove­rtibili: nei delitti mai vi furono tentativi di stupro e rapina. Perché? Perché il killer sferrò i fendenti, preferendo l’uso di un pugnale, per vendetta in seguito a un rifiuto.

Un rifiuto di natura sessuale e forse legato al fatto che fosse impotente».

Quali sono i margini per la contro-inchiesta? «Mi rendo conto della distanza siderale da allora, ma credo che i miei colleghi di oggi debbano provare l’impossibil­e. Nel rispetto delle vittime, certo, e pure di noi poliziotti. Renderebbe­ro giustizia insieme onorando indagini che non riuscimmo a concludere». I punti di partenza sono i seguenti: la stesura, in virtù di un software americano, di un triangolo geografico cittadino entro il quale il presunto serial killer avrebbe lavorato e/o vissuto; l’esame in corso da parte del genetista forense Emiliano Giardina di frammenti di plastica intrisi di sangue recuperati da uno dei famigliari delle vittime, difesi dall’avvocato Valter Biscotti; l’evidenza di un collegamen­to tra due delle donne, rappresent­ato dalla foto che ritrae Adele Margherita e la prostituta Elisa Casarotto, amiche nonostante la differenza d’età; e un secondo collegamen­to, quello introdotto da Dondi, relativo al liquore e ai bicchierin­i. «Dovessi dare un consiglio, inviterei a seguire la pista di un pregiudica­to, autore di reati in mezza Italia. Di quel balordo si persero le tracce… Negli uffici della Mobile e della Criminalpo­l si diffuse anche il sospetto di un serial killer che si serviva di un pugnale da sub. Non posso, non possiamo dimenticar­e lo strazio di quelle donne ed evitare di dare una risposta alla loro memoria. Io resto qui, a disposizio­ne, un po’ acciaccato ma ostinato come i veri sbirri»

La pista

«Seguirei la pista di un pregiudica­to, autore di reati in mezza Italia che fece perdere le tracce»

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1 Adele Margherita Dossena 1
Le vittime 1 Adele Margherita Dossena 1
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2 Alba Trosti,
2 2 Alba Trosti,
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5 Simonetta Ferrero,
5 5 Simonetta Ferrero,
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6 Salvina Rota,
6 6 Salvina Rota,
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3 Elisa Casarotto,
3 3 Elisa Casarotto,
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7 Valentina Masneri,
7 7 Valentina Masneri,
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4 Olimpia Drusin, 4
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(Ritratti Franco Portinari) 8 Tiziana Moscadelli 8

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