INTERVENTI E REPLICHE
«Il diritto di scegliere chi ci rappresenta»
Condivido pienamente l’articolo di Ernesto Galli della Loggia (Corriere, 22 gennaio). Da tempo sono convinto che una parte dei mali della nostra (classe) politica (tutta), discendano dall’avere instaurato il regime «bulgaro» delle liste chiuse (cito Galli della Loggia, «Ritrovarci con senatori e deputati eletti unicamente grazie alle loro relazioni personali con gli oligarchi padroni di fatto delle liste elettorali»...) , privando noi elettori della possibilità di scegliere — anche sbagliando — il nostro rappresentante. L’avere appurato che il nostro prescelto è competente o incompetente, onesto o disonesto, colto o ignorante, non serve più a nulla; non potremo premiarlo col voto o punirlo lasciandolo a casa e al suo lavoro (ammesso che ne avesse uno degno di tale nome ). Altra spiacevole conseguenza di questo sistema è il frequente cambio di casacca, ovviamente non sto a stigmatizzare il cambio di idea o di opinione; ben venga se è frutto di una onesta e genuina riconsiderazione del proprio pensiero. Teniamo presente che quando il candidato si è conquistato personalmente il voto di ogni singolo elettore per quel mix dato dalla propria immagine e idee e dall’appartenenza al partito che sta rappresentando difficilmente sarà tentato dal cambiare perché sa bene che in futuro tutti coloro che lo hanno scelto difficilmente lo seguiranno in massa, mentre con questo sistema è sufficiente un solo «grande elettore» cioè l’oligarca che dovrà solo assicurargli un buon posto in lista. Dobbiamo batterci affinché ci venga restituito il diritto di scegliere i nostri rappresentanti, forse così vedremo ritornare alla politica quelle persone autorevoli, preparate, oneste e soprattutto non venditrici di fumo (che purtroppo tanto ci affascinano) che oggi nella stragrande maggioranza non trovano più spazio tra i nostri (?) eletti.
Emanuel Maltese
Le parole che usano i politici
Propongo di istituire un premio (in denaro, naturalmente) per il politico italiano che per primo parli in tv per almeno un minuto senza usare la frase: «per il Paese». Come se operare per il Paese fosse un’eccezione da sottolineare.
Franco Villani