Donne tra sesso e sentimenti nel «podcast fictional» italiano
Pilar Fogliati voce di «Sbagliata»: tra i modelli «Sex and the City»
Se Carrie Bradshaw avesse iniziato a raccontare le donne e i loro problemi oggi, e non negli anni Novanta, con ogni probabilità lo avrebbe fatto attraverso dei podcast. E, con ogni probabilità, «Sex and the City» si sarebbe chiamato «Sbagliata».
Da qualche giorno è disponibile su Spotify e Apple Podcast la prima serie italiana di podcast fictional: la protagonista è Emma, una trentenne la cui vita è soavemente movimentata dalle sue nevrosi, una specie di cuginetta italiana del personaggio diventato un’icona, interpretato da Sarah Jessica Parker. Qui, a prestarle il volto, anzi, la voce è Pilar Fogliati.
Lei, che sui social è popolarissima, è entusiasta di aderire a un progetto in cui «non c’è più questa cavolo di immagine», scherza. «Il desiderio era descrivere quello che vive la nostra generazione — riprende —, in un modo inedito e autentico. Raccontiamo il precariato tipico di chi ha dai 20 ai 40 anni: un precariato non solo economico ma anche sentimentale». Una generazione che l’attrice definisce «in affitto. Una sensazione metaforica che si riflette in quasi tutto: ci percepiamo spesso un po’ persi», spiega, arrivando alla conclusione che in tanti hanno un’amica come Emma. Gli altri invece, Emma lo sono direttamente. «Io per prima ho empatizzato con lei: mi sono sentita vicina al suo desiderio di stabilità in conflitto con il perenne auto sabotaggio di questo proposito». Il paragone con Sex and the City non è assurdo: «Lì per la prima volta si affrontavano temi tralasciati, dalla ceretta alla masturbazione femminile. Raccontavano la realtà e ce ne stupivamo. Ora l’intento è fare lo stesso: nel podcast parliamo dei nostri tabu, non solo sessuali. Con i social siamo abituati a vedere vite meravigliose... troppe. Ma la realtà non è quella».
Nel progetto ci sono le partecipazioni di molti cantanti indie, da Carl Brave, ad Aiello e Motta. Ricky Tognazzi e Simona Izzo, invece, interpretano i genitori della 30enne. «Abbiamo fatto tutte le prove usando piattaforme digitali ed è stato interessantissimo. Su Zoom, quando spostavamo la telecamera, ci rendevamo conto che eravamo immediatamente più veri. Concentrarsi solo sulla voce è stato liberatorio: la recitazione ha molti più colori». Un po’ come accadeva da bambini, quando si ascoltavano le fiabe sonore, questi personaggi hanno un volto diverso a seconda di chi li ascolta: «Ed è questo il bello. Serve un lavoro di immaginazione maggiore che rende il processo di fruizione più attivo. È un modo per auto intrattenersi molto più moderno». La ricerca dell’audio è definita nel dettaglio, con suoni riconoscibili, che attivano ricordi, memorie condivise. Uno sforzo fortemente voluto da Virginia Valsecchi, produttrice coraggiosa che con Sirene Records ha dato vita a questa serie: «L’ambizione era intercettare questo trend producendo contenuti di qualità», racconta lei.
«Abbiamo studiato molto e siamo stati super pignoli nel creare una recitazione informale e non impostata, basata su contenuti che attingono alla verità di una ragazza di 30 anni». In futuro la serie potrebbe avere un’evoluzione video? «Speriamo. Sarebbe bello partire da un genere per poi trasformarlo, ma in questo caso volevamo realizzare proprio un podcast. Se domani ci sarà anche una versione televisiva non lo so. La speranza è che il pubblico impari a conoscere bene Emma, prima, tramite le cuffiette».