Senza ricambi la velocità rischia l’estinzione
Domme ha 31 anni, Innerhofer (36) ammette: «È vero, siamo rimasti in pochi»
E adesso? «Adesso bisogna ammettere che siamo rimasti in pochi». Dopo averci raccontato di sé stesso, di un sesto posto che lo rincuora («Ho affrontato la discesa come se fosse l’ultima prova della mia vita e ho scoperto che a 36 anni sono ancora tra i migliori: è un buon risultato, su una neve che non gradisco») e delle difficoltà affrontate («Il mio skiman è stato fermato dal Covid. Quello nuovo ancora non mi conosce: ma in un Mondiale purtroppo contano i dettagli»), Christof Innerhofer mette il dito nella piaga: la velocità azzurra rischia l’estinzione. Tra l’altro piove sul bagnato: ieri si è spaccato il ginocchio sinistro Florian Schieder, uno della nouvelle vague, ammesso ci sia una nouvelle vague azzurra nell’high speed.
Bisogna avere il coraggio di tracciare un bilancio ad ampio raggio, tra desideri impossibili («Sarebbe bello fare come a scuola: se non sei promosso, ripeti l’esame; ecco, io vorrei riprovare il superG») e prospettive fosche per l’Italia di Cortina («Ci è mancata Sofia Goggia, ci mancano le medaglie: ma eravamo viziati dalle ultime gare, soprattutto quelle femminili»): «Volete dire che si è puntato sulle persone sbagliate e che io avrei dovuto dare strada ai giovani? Quelli siamo…: 10 anni fa ne avevamo 4 tra i 15 più forti (ndr: citiamo giusto due nomi di chi si è ritirato, Peter Fill e Werner Heel) e quando uno non andava provvedevano gli altri. Noi velocisti eravamo come le donne di oggi».
Domanda: ma i giovani ci sono, al di là di quanto combineranno gli Schieder o i Buzzi (che dopo due seri infortuni ha interrotto i progressi: qui è rimasto escluso dal quartetto della discesa)? «Non li vedo mai sciare, non posso dire. So che ragazzi come Molteni, Zazzi, Simoni hanno fatto spesso gli apripista. Ma faticano pure loro». L’altra questione è il reclutamento: è più facile accostarsi alle prove tecniche. «Un velocista lo si crea dai 10 anni in su. Le piste ci sono: nella mia zona puoi dedicarti al superG già a quell’età, dalle 7 del mattino all’apertura degli impianti. Vai su con l’auto e scendi con gli sci. Ma serve un allenatore al fianco. Perché se ne trovano pochi? Perché bisogna prendersi delle responsabilità».
È anche per questo che i veterani resistono. Innerhofer per primo. L’approccio particolare a questa libera era solo motivazionale, non un addio: «Mi vedrete ancora per anni». Da patito di finanza, Christof cita Warren Edward Buffett, l’economista soprannominato «l’oracolo di Omaha»: «Sostiene che bisogna investire solo nelle azioni che terrai per tutta la vita. Le mie sono nello sci». E se qualche giovane velocista vuole svalutargliele, si faccia avanti.
Eravamo viziati dalle ultime gare, soprattutto quelle femminili. Spazio ai giovani? Ma questi siamo