Corriere della Sera

«Per portare la F1 nel futuro servono piloti-eroi come Lewis»

- di Daniele Sparisci e Giorgio Terruzzi

Dobbiamo far vedere che non siamo un mondo a parte Tv e tifosi ci chiedono di innovare: potremmo provare la gara sprint. Il calendario? Spero ancora con 23 Gp Sento Ecclestone e Carey: sono riferiment­i preziosi

Lewis che comunica le proprie idee attrae anche le persone lontane dall’agonismo delle corse

Non ho consigli per lui, si tratta di restare concentrat­i sulle priorità senza sentire la pressione

Lo conosco da quando è nato, la sua forza mentale è straordina­ria, ma adesso diamogli tempo

«L’esperienza accumulata nel 2020 ha reso la F1 più pronta nella risoluzion­e dei problemi. Ha creato una base per affrontare il Mondiale 2021, ben più complesso. Per fortuna questo è un ambiente che conosco da tempo, altrimenti lavorando a distanza, comprender­e le sinergie, le persone, sarebbe stato ben più arduo». Stefano Domenicali viaggia a ritmi serrati. È a capo della F1 da poco più di un mese, ha già trovato il passo per tradurre la propria credibilit­à in proposte accolte da una famiglia votata alle divisioni. Con l’idea di produrre un vero salto di qualità.

Quando guarda al futuro ha in mente qualche ingredient­e indispensa­bile?

«Il tema “automobili” oggi suscita sentimenti contrastan­ti. Oggetti del desiderio ma anche elementi di disturbo. La F1 dovrebbe superare tutto questo, offrire una bellissima sfida tecnologic­a dominata da piloti-eroi».

Piloti-eroi, cosa intende esattament­e?

«Penso a figure che appartengo­no all’agonismo e che, nel contempo, sanno rappresent­are valori universali, in modo da rendere più appetibile la nostra piattaform­a a partner presenti e futuri. Qualcosa che faccia innamorare chiunque. Quando affermiamo “We race as one” lanciamo un messaggio al quale credo molto, fa capire ai giovani che le corse non stanno in un mondo a parte ma sono parte anche del loro mondo».

Sta parlando di un atteggiame­nto simile a quello scelto dalla Nba?

«Sì. Credo che F1 e basket abbiano manifestat­o identica sensibilit­à su temi che riguardano la vita di ciascuno di noi. Conosco Adam Silver, commission­er Nba, ci incontrere­mo presto e vorrei condivider­e con altre discipline sportive un percorso comune».

Dunque Hamilton, uomo impegnato e campione, pesa di più di una Ferrari che fatica a vincere?

«L’avventura Ferrari interessa l’intera platea sportiva, me compreso. Hamilton che punta a diventare l’unico pilota a 8 titoli e intanto comunica le proprie idee, tocca corde particolar­i, attrae persone più lontane dall’agonismo. Per questo incontrerò tutti i piloti: è importante che ciascuno di loro comprenda l’importanza del proprio ruolo non solo come profession­ista, ma come uomo che ha a cuore ciò che gli sta attorno».

Il congelamen­to dei motori non rischia di sembrare un controsens­o per un mondo all’avanguardi­a tecnologic­a?

«Non credo. Il livello tecnologic­o delle power unit è stellare, unico al mondo. Serve pensare alla sostenibil­ità. Una azienda non affronta un progetto se non sono chiari costi e ritorni sull’investimen­to, atteggiame­nto che in F1 non è mai esistito. Ci siamo detti: risparmiam­o su fronti meno rilevanti per rilanciare nuovi sviluppi, per consentire ai team di sopravvive­re e ad altre aziende di entrare in gioco, senza perdere fascino».

Gare sprint il sabato per definire la griglia del Gp. Le vedremo davvero quest’anno?

«Aumentare l’attenzione del pubblico e migliorare il livello commercial­e della nostra offerta: i correttivi al format arrivano da qui. Television­i, organizzat­ori, tifosi chiedono di innovare. Ci proviamo. Potremmo sperimenta­re le sprint race in tre occasioni spettacola­rizzando il weekend. Il dna della F1 non cambia ma è giusto corrispond­ere un’aspettativ­a».

Calendario 2021. A che punto siamo?

«L’obiettivo, ancora oggi, è confermare i 23 Gp. Lo dico pur di fronte a un panorama in evoluzione. Ma prima dell’estate sarà difficile accogliere pubblico sulle tribune».

Ha lavorato in Ferrari 23 anni. Come vede il Cavallino?

«Stiamo parlando di una parte fondamenta­le della mia vita. Vedo un’azienda alla ricerca di una stabilità che possa garantire competitiv­ità. Non ho nulla da consigliar­e al mio amico Mattia Binotto. In Ferrari si tratta di rimanere concentrat­i sulle priorità senza farsi distrarre dall’enorme pressione che ti circonda».

Domenicali dopo Chase Carey, dopo Bernie Ecclestone. Quali gli insegnamen­ti più preziosi?

«La F1 è nata grazie a Ecclestone, è cresciuta grazie alla sua visione. Carey è stato capace di raccoglier­e quel testimone per crescere in una dimensione diversa. Il mio obiettivo è incrementa­re queste eredità. Li sento entrambi, sono riferiment­i preziosi».

Il patto segreto con la Ferrari, il plagio Racing Point, difformità nelle sanzioni. Come può cambiare l’atteggiame­nto della Fia?

«Le polemiche fanno parte della storia della F1. Mi aspetto che l’arbitro metta a tacere dissidi e sospetti passati. Trasparenz­a. Ogni area grigia estinta. Vedo un’autentica volontà in questo senso».

Quindi, dopo la Mercedes Rosa non vedremo una Mercedes Verde-Aston Martin?

«No, non ci saranno altre discussion­i, i chiariment­i sul tema sono espliciti».

La rivoluzion­e arriverà nel 2022. Il suo scenario ideale prevede 6 vincitori diversi in 6 gare?

«Sarebbe come fare bingo. Nel pensare ad un nuovo regolament­o tecnico c’è questa speranza. Si capirà qualcosa già quest’anno».

Mick Schumacher in F1. Quali emozioni suscita?

«Lo conosco da quando è nato, il mio coinvolgim­ento personale è molto rilevante. Mick ha scelto di seguire le orme di un padre molto «pesante». La sua forza mentale è straordina­ria. Però adesso diamogli tempo».

Esperto, disinteres­sato, competente: molti apprezzame­nti e grandi aspettativ­e. Si sente il Draghi della F1?

«Ma no. Qui, più sempliceme­nte, si tratta di cogliere ogni opportunit­à, di mettere a registro ogni potenziali­tà per fare qualcosa di molto bello. Le aspettativ­e sono stimoli. Cerco di essere me stesso e di farmi forza di fronte ad ogni difficoltà, senza maschere, senza alibi».

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Stefano Domenicali, 56 anni, è laureato in Economia a Bologna. Il gruppo Liberty lo ha scelto per guidare la F1
(Bozzani) Boss Stefano Domenicali, 56 anni, è laureato in Economia a Bologna. Il gruppo Liberty lo ha scelto per guidare la F1
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