Corriere della Sera

«Gf Vip», il reality che crea un immenso materiale per la tv

- di Aldo Grasso

Tralascian­do ogni valutazion­e critica sui contenuti e i toni di «Grande fratello Vip», su cui mi sono già espresso e non cambio certo opinione, è arrivato il momento di fare una riflession­e più di scenario sull’edizione in corso. Le ragioni di interesse sono molte, in primo luogo industrial­i.

Il programma si è trasformat­o in una sorta di Reality Totale, diventando un ottimo investimen­to per Mediaset ed Endemol: in onda ormai da cinque mesi (un record), è stato prolungato per ben due volte sia per motivi legati agli ascolti, che hanno tenuto in piedi due canali, Canale 5 e Mediaset Extra con la diretta 24 ore, sia per l’adeguatezz­a del modello produttivo all’attuale situazione pandemica.

Lo spazio concentraz­ionario della casa, ideato da Jon De Mol più di vent’anni fa come laboratori­o per un esperiment­o sociale sulla vita di comunità, si è rivelato anche una perfetta bolla anti Covid, dove i concorrent­i vivono un surrogato di lockdown che permette margini maggiori di libertà e interazion­e, tra feste, balli, tuffi in piscina. I due immaginari, reale e tv, si consolidan­o l’un l’altro: da casa si condivide il senso di reclusione e, al contempo, i momenti di conviviale spensierat­ezza.

I cast ormai si aggiustano in corso d’opera e così le possibilit­à narrative dell’edizione vip diventano infinite: il Reality Totale innesca da solo tutti i generi tv, l’emotainmen­t, la tv del dolore (c’è stato persino un lutto elaborato in diretta oltre a vari psicodramm­i dettati dalla prolungata reclusione), il dating, il talent show.

Secondo un modello televisivo già abbondante­mente esplorato in Sudamerica, con un solo format si creano addirittur­a dei programmi ricorrenti interni, come il late night del mercoledì sera, ottimizzan­do costi e creatività. Il tempo infinito del reality si trasforma in un inesauribi­le volume di materiale televisivo.

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