«Più coordinamento per la lotta al Covid» E il premier pensa a una cabina di regia
Nel nuovo organismo entrerebbero anche i ministri economici Draghi vuole mantenere la massima prudenza sull’epidemia
Basta con le fughe in avanti degli scienziati, ora si cambia. «Meno protagonismo e più coordinamento» è la formula con cui il governo di Mario Draghi prova a riallineare i paletti sulla pista dell’emergenza Covid, travolti dalla valanga di polemiche scatenata dallo stop agli impianti da sci. C’è una questione di metodo e ce n’è una più grande di merito: quale linea terrà sulla lotta al virus il nuovo presidente del Consiglio?
La risposta arriverà domani, tra le righe del discorso di Draghi al Senato. Ma intanto l’ex presidente della Bce ha seminato due importanti indizi. Il primo il 3 febbraio al Quirinale, quando si è impegnato a combattere la pandemia tenendo assieme la «drammatica crisi sanitaria» innescata dal Covid con i suoi «gravi effetti» sull’economia. Il secondo indizio è il via libera del capo del governo a Roberto Speranza sulla decisione di non riaprire gli impianti sciistici. Scelta che indica come il nuovo esecutivo sia orientato a non discostarsi dalla «linea dura» che i ministri Speranza, Francesco Boccia e Dario Franceschini hanno interpretato nel governo Conte. D’altronde l’allarme per la pericolosità delle varianti è sempre più alto e gli esperti chiedono di rafforzare le misure in tutto il Paese, non certo di allentarle. Preoccupazione subito raccolta da Mariastella Gelmini, la ministra di Forza Italia che ha «ereditato» da Boccia il complesso dossier del rapporto con le Regioni: «La pandemia è ancora forte, non si può scherzare. Se è necessario fare scelte di rigore, si fanno».
Difficile prevedere se rivedremo la sfida tra rigoristi e aperturisti nelle riunioni di Palazzo Chigi, ma le prime mosse dicono che Draghi continuerà a interpretare la linea della «massima prudenza», che è poi quella di Francia e Germania. Non a caso Speranza, che non perde mai d’occhio le mosse di Angela Merkel, da inizio pandemia si coordina con il ministro della Salute tedesco Jens Spahn. Con i 7.351 casi di ieri Speranza non vede un lockdown all’orizzonte, ma nemmeno se la sente di escludere nulla. «La difesa del diritto alla salute viene prima di tutto», ha ribadito il ministro nella prima riunione operativa con il Cts e con la ministra Gelmini.
L’incontro è servito a chiarire ruolo e metodo dopo le uscite di Walter Ricciardi sulla necessità di un lockdown. La Lega di lotta e di governo guidata da Matteo Salvini ha chiesto a Draghi la testa del consigliere scientifico di Speranza e un «cambio di passo», come minimo, del commissario all’emergenza. Per adesso Domenico Arcuri resta al suo posto, ma è probabile che gli venga tolto dalle mani qualche dossier. Quanto al loquacissimo Ricciardi, Speranza gli ha chiesto di attenersi al suo incarico di consigliere per i rapporti con le organizzazioni internazionali.
Gli scienziati insomma devono fornire ai politici gli elementi per decidere, ma non devono sostituirsi a loro. Draghi è stato chiaro: meno protagonismo e più fatti. E anche il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha chiesto «più attenzione del solito al metodo», per evitare altre decisioni dell’ultimo minuto, che rischiano di «mortificare settori che hanno investito per riaprire».
Gelmini è sulla stessa lunghezza d’onda e lo ha detto al vertice: «L’unità nazionale deve essere messa a sistema come condivisione delle decisioni». In sostanza, ecco la svolta, i tecnici devono confrontarsi con il governo invece di comunicare ai cittadini scelte che non sono state ancora assunte.
I cambiamenti si vedranno presto. L’ordine del giorno e il verbale delle riunioni del Cts saranno girati ai ministri competenti. Potrebbe essere scelto un portavoce unico. E poiché è venuta meno la riunione dei capi delegazione con il premier, dove nel governo giallorosso si trovava la mediazione e si scrivevano i Dpcm, si lavora alla creazione di una nuova «cabina di regia». L’organismo potrebbe essere allargato ai ministri economici, perché per Draghi le regole per contrastare il Covid e i ristori sono due elementi indivisibili.