«Da un anno siamo a incasso zero Ora ci indennizzino»
«Abbiamo sempre avuto la speranza di far partire la stagione dello sci – dice scoraggiato Renzo Minella, presidente degli impiantisti veneti e della Ski area San Pellegrino a Falcade, nelle Dolomiti —. Eravamo consapevoli della situazione dei contagi fin da novembre ma abbiamo tenuto ”vive” le piste mantenendole in sicurezza. Le forti nevicate fortunatamente non ci hanno fatto spendere soldi per produrre artificialmente la neve, ma ci hanno fatto spendere e lavorare molto per liberare dalla neve gli impianti». Ne è seguito un tira molla estenuante. «Prima l’illusione di aprire il 18 gennaio, poi il rinvio al 15 febbraio. Infine la doccia fredda dell’altro ieri. Abbiamo tenuto tutto in vita, tutto pronto, personale assunto, poche giornate di cassa integrazione perché bisognava partire». «Accanto al danno economico del mancato fatturato - continua Minella- si sono aggiunti i costi. Dal governo ci attendavamo una data certa o la decisione di farci stare chiusi per quest’anno con l’assicurazione di ristori adeguati. Dopo l’ultima doccia fredda siamo alla fine dei giochi. Non garantiremo più aperture, ogni società farà come crede. L’unica cosa che ora ci aspettiamo sono ristori e indennizzi. È un anno che siamo a incassi zero e oltre il 70% dei costi sono incomprimibili, che tu apra o che tu non apra».