«Il sistema a colori funziona e dà risultati se attuato con rigore»
Ippolito: vaccinare in fretta, unica soluzione
Il Comitato tecnicoscientifico, di cui lei fa parte, già il 4 febbraio ha espresso un parere sfavorevole alla ripresa dello sci. Siete sorpresi che la decisione di negarla sia arrivata sul filo di lana?
«Un parere del Cts e un’ordinanza del ministro si sono espressi sull’argomento. Non troverei serio aggiungere altro, tantomeno valutazioni personali. Tutto quello che va detto da tecnici è scritto sul verbale della riunione del 4 febbraio che verrà pubblicato 45 giorni dopo».
Raccoglie alla lettera l’assist del premier Draghi («Parlate solo quando avete qualcosa da comunicare»), Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani.
C’è chi invoca un lockdown per uscire fuori da questo stallo. Esistono le condizioni epidemiche per attuarlo?
«La mia opinione, a quanto vedo non molto condivisa, è che noi esperti o presunti tali dovremmo astenerci dall’esprimere pubblicamente punti di vista personali sugli argomenti intorno ai quali ci vengono richiesti pareri tecnici da parte delle autorità politiche, per elementare rispetto istituzionale nei confronti di chi ci chiede questi pareri ed è chiamato a prendere decisioni su materie che impattano pesantemente sulla vita e il lavoro delle persone».
Le varianti possono condizionare pesantemente le strategie anti Covid, imponendo iniziative drastiche?
«Le misure di contenimento richieste dalle varianti sono le stesse del virus originario, ma se è vero, come sembra, che alcune di queste mutazioni sono caratterizzate da maggiore contagiosità, sarà necessaria allora un’ attenzione ancora più scrupolosa nell’attenersi alle misure di contenimento».
Il sistema a colori funziona o ha dato risultati deludenti?
«L’esempio della Gran Bretagna, dove con l’imposizione di una “zona rossa” all’intera nazione il numero dei contagi è rapidamente calato, ci dice che il sistema in essere nel nostro Paese, che gradua le misure nei territori in base alla situazione epidemiologica, può funzionare, anche perché consente (lo si sta facendo in Umbria e Alto Adige, per esempio) l’istituzione su specifiche porzioni del territorio di misure di contenimento ulteriormente restrittive rispetto a quelle nazionali».
La polemica «Lockdown? Gli esperti non devono parlare in pubblico di ciò su cui danno pareri tecnici»
I dati che arrivano da Israele dimostrano che il vaccino funziona: calano sintomi, ricoveri e decessi
Esistono studi che indicherebbero alcune delle varianti come più virulente oltre che più capaci di diffondersi?
«Esistono delle teorie in proposito che hanno bisogno di solide conferme, ma onestamente mi sembra un problema secondario. Da un punto di vista epidemiologico e statistico, una variante con una trasmissibilità superiore anche solo del 20 per cento e con lo stesso tasso di letalità rispetto al ceppo originario fa più danni, in termini di ospedalizzazioni e decessi, rispetto a una variante con una letalità superiore del 50 per cento ma con la stessa trasmissibilità».
In Israele i contagi hanno avuto una significativa caduta grazie alle vaccinazioni. Dunque l’unica via d’uscita è il vaccino?
«Senza dubbio sì. I dati che arrivano da Israele dimostrano ogni giorno di più che il vaccino funziona, le manifestazioni sintomatiche si riducono, le ospedalizzazioni diminuiscono e così i decessi. Lo stesso si sta osservando in Italia con la somministrazione quasi completata del vaccino agli operatori sanitari. Bisogna vaccinarsi il prima possibile, quando previsto dai piani, e nell’attesa del nostro turno continuare a mantenere alta la guardia, che peraltro non va abbassata neanche dopo la vaccinazione».
Con la primavera-estate i virus respiratori tendono ad allentare la presa, come è accaduto lo scorso anno. Sarà così anche questa volta?
«Il vantaggio della bella stagione è che la gente tende a stare di più all’aria aperta, dove è più facile mantenere il distanziamento e la ventilazione naturale rende meno facile il contagio. Per il resto, non mi sembra che nelle aree dove in questo momento è estate, e penso all’America latina o al Sudafrica, il virus sia scomparso, anzi. Cerchiamo di non ripetere gli errori dell’estate scorsa, nella quale siamo entrati con il livello dei contagi al minimo e siamo usciti con la seconda ondata».
Non mi sembra che nelle aree dove in questo momento è estate il virus sia scomparso. Non ripetiamo gli errori