L’incontro tra Zingaretti e Salvini: va garantita a Draghi la pace politica
I due leader si erano già sentiti al telefono durante le consultazioni È la risposta al premier che ha chiesto una «moratoria» tra i partiti
Il faccia a faccia tra i due segretari giunge al termine di una serie di colloqui telefonici iniziati quando ancora l’ex presidente della Bce era solo premier incaricato, è il segno di un disarmo bilaterale a tempo che potrà consentire una navigazione senza troppi scogli al gabinetto di salvezza nazionale. In Parlamento e fuori dal Parlamento. Servirà a Draghi, insomma, ma servirà anche ai partiti dalla larga maggioranza per riaffermare la centralità della politica nella stagione del «governo dei due presidenti». In attesa di tornarsi a sfidare nelle urne.
Perciò l’incontro di ieri non sarà l’ultimo. E così come Salvini oggi vedrà Luigi Di Maio dopo aver visto Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, è chiaro che Zingaretti farà altrettanto. Gli appuntamenti bilaterali sono funzionali a costruire una rete di protezione all’esecutivo. «Poi — come anticipa il capo del Carroccio — occorrerà una sede dove ragionare insieme». Non certo Palazzo Chigi. I leader della grande coalizione stanno così mettendo a punto quel metodo di lavoro tra i «diversamente alleati» auspicato da Draghi. La prima regola d’ingaggio — stabilita da Salvini e Zingaretti — sarà accantonare i temi su cui non può esserci intesa, concentrandosi sulle priorità al centro del programma di governo: salute, economia, lavoro, scuola.
Tutto fatto? Niente affatto. Affinché questa «camera di compensazione» funzioni, saranno indispensabili i mediatori dei partiti che siedono in Consiglio dei ministri e i capigruppo di Camera e Senato nelle vesti di «pompieri e pontieri»: ai primi toccherà trovare i compromessi sui