«È finita la mia aspettativa, torno a fare il professore» Ma Conte non esce di scena
Sul suo futuro politico non fa previsioni. Ma sul suo «futuro immediato», l’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, assicura: «Rientro a Firenze, da professore all’Università: è terminata l’aspettativa e quindi riprenderò ad andare a Firenze».
Sorpreso all’uscita di Palazzo Chigi dalle telecamere del Fattoquotidiano.it, Conte dribbla sulle voci di un suo incontro con il successore Mario Draghi. E vira il discorso sulla sua vita accademica. Ieri il rettore Luigi Dei ha firmato il decreto di reintegro come ordinario di Diritto privato a tempo definito presso il dipartimento di Scienze giuridiche, pur evidenziando che attualmente la programmazione per il secondo semestre è già stata stabilita. E dunque ha rinviato il piano del suo coinvolgimento negli impegni didattici a un prossimo incontro con l’allievo prediletto del professor Guido Alpa.
In aspettativa obbligatoria dall’inizio del suo mandato, Conte aveva fatto parlare di sé come docente per un concorso all’Università della Capitale, La Sapienza, che lo vedeva tra gli iscritti quando era già a Palazzo Chigi. Proprio in virtù di un impedimento istituzionale - l’incontro con il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk - aveva chiesto di rinviare la prova. La notizia fece scalpore. E sull’onda delle polemiche l’allora premier rinunciò dicendo: «Il mio ruolo me lo impone. Nessun conflitto di interessi. Lo faccio per sensibilità personale». Ora l’intenzione di risalire in cattedra.
Ma come? E quella rassicurazione inviata al Movimento, di fronte ai microfoni di tutte le testate («Io ci sono e ci sarò sempre»)? Incalzato, Conte ora dichiara: «Ci sono tanti modi per partecipare alla vita politica: lo vedremo insieme agli amici con cui abbiamo lavorato e ai compagni di viaggio». E i compagni di viaggio già si fanno sentire. Ieri, su Facebook, è intervenuto uno dei leader del Movimento, il presidente della Camera, Roberto Fico: «Abbiamo fatto tanta strada insieme, e sono certo che continueremo a farne ancora», ha scritto, ringraziando «di cuore» Conte per aver «lavorato al servizio del Paese, in momento difficile e complesso, con serietà, responsabilità, coraggio».
Una cosa è certa, Conte non esce di scena. La sua popolarità tra la gente lo fa spiccare nel mondo Cinque Stelle in caduta di consenso. Il suo mancato coinvolgimento nel governo Draghi lo rende immune alle critiche dei puristi del M5S.
Requisiti che lo potrebbero rendere una preziosa riserva non solo del Movimento di Beppe Grillo. Infatti solo su un punto preciso Conte è pronto a lasciarsi andare a parole di entusiasmo: la prospettiva politica dell’alleanza tra Movimento Cinque Stelle, il Pd e Leu. Quello, scandisce Conte, «è un progetto che non ho declamato a caso. Ma che abbiamo iniziato anche a realizzare. Ha già prodotto dei risultati, altri sono in corso di completamento. Altri vanno ancora elaborati e realizzati: è una prospettiva a cui credo molto». E aggiunge, sicuro: «Ci credo molto da politico, da privato cittadino e da ex presidente del Consiglio. Continuerò a dare il mio contributo nelle modalità che decideremo insieme».
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