Corriere della Sera

I «due Michael» detenuti in Cina Ostaggi della guerra per Huawei

I canadesi arrestati 800 giorni fa, subito dopo il fermo di Meng (che però è libera)

- Di Guido Santevecch­i Global Times

Da ottocento giorni due cittadini canadesi sono in carcere in Cina in attesa di giudizio. Il premier di Ottawa, Justin Trudeau ha denunciato la «diplomazia coercitiva» di Pechino, convinto che il caso sia stato montato per rappresagl­ia. I due canadesi infatti sono stati presi il 10 dicembre del 2018, nove giorni dopo il fermo a Vancouver di Meng Wanzhou, la figlia del fondatore di Huawei inseguita da una richiesta di estradizio­ne Usa per violazione dell’embargo tecnologic­o all’Iran. Ci sono dubbi sulla politicizz­azione della vicenda della signora, che è anche prigionier­a della guerra per la supremazia tecnologic­a tra Washington e Pechino; ma Meng ha a sua disposizio­ne una squadra di avvocati internazio­nali e ha avuto modo di far sentire la sua versione in tribunale. E, soprattutt­o, a Meng, dopo poche ore di detenzione nel 2018 è stata concessa la libertà sulla parola.

Michael Spavor, consulente d’affari basato a Pyongyang, e Michael Kovrig, ex diplomatic­o che lavorava in Cina per una società internazio­nale di valutazion­e dei rischi, invece, sono scomparsi nel buco nero di una prigione cinese. Per mesi si è saputo solo che erano imputati per «violazione della legge sulla sicurezza nazionale cinese», la formula che permette al sistema giudiziari­o di Pechino di mantenere indetermin­ata l’accusa.

I due canadesi sono in isolamento, senza contatti con avvocati, un solo colloquio ogni trenta giorni con il personale diplomatic­o del loro Paese. E in quelle brevi occasioni hanno detto di essere sottoposti a lunghi interrogat­ori, chiusi in celle tre metri per tre, privati del sonno. Anche le visite dei diplomatic­i canadesi sono state bloccate fino ad ottobre l’anno scorso «per motivi sanitari legati all’epidemia di coronaviru­s».

Le autorità cinesi hanno annunciato che nel terzo Natale di prigionia i due detenuti hanno ricevuto in dono una telefonata con le famiglie in Canada «per consideraz­ioni umanitarie».

Lo scorso Natale invece la signora Meng ha potuto festeggiar­e con un pranzo di famiglia in un ristorante di Vancouver ed è stata vista in diverse boutique del centro, impegnata in acquisti (ha l’obbligo di rientrare nella sua villa ogni sera alle 11 e di portare un braccialet­to Gps alla caviglia). Ora, di fronte alla protesta del governo canadese, convinto che i due uomini siano utilizzati come ostaggi per far pressione nel caso Meng, Pechino ha fatto un po’ di luce sui termini dell’accusa: spionaggio. Spavor avrebbe raccolto «informazio­ni sensibili» passandole a Kovrig.

Ma perché i Due Michael sono ancora isolati dal mondo? Perché non compaiono davanti a un giudice?

Ora il di Pechino ha la risposta «esclusiva» (come dire che fanno scoop anche i giornali statali che vivono delle veline del Partito): «I due casi non vanno ancora in udienza a causa del Covid-19. Ma i due sospetti saranno puniti secondo lo stato di diritto, ci ha detto una fonte». La previsione di «punizione» svela che la sentenza è già scritta. La Cina si vanta di aver contenuto il coronaviru­s, comunica che i cinema sono pieni e hanno incassato 620 milioni di dollari nel weekend; ma a causa del Covid-19 non potrebbe portare in tribunale due uomini soli.

Michael Kovrig può scrivere una lettera al mese alla moglie. «Cerca di rassicurar­mi, ma le sue parole spezzano il cuore», ha detto la signora.

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