INTELLIGENZA ARTIFICIALE: SÌ, SE AFFIDABILE
In una Comunicazione del 2019 della Commissione europea sul tema della fiducia nell’intelligenza artificiale antropocentrica, si legge che «la tecnologia dell’A.I. dovrebbe essere sviluppata in modo da porre al centro l’essere umano e permetterle di conquistare la fiducia del pubblico. Di conseguenza le applicazioni di A.I. dovrebbero non solo rispettare la legge ma anche osservare i principi etici…». Per infondere fiducia nell’intelligenza artificiale questa dovrà essere affidabile, rispettosa dei diritti fondamentali, dei principi etici e deve essere al servizio del benessere dell’uomo.
Come è evidente, anche per l’intelligenza artificiale il futuro è segnato da tre parole chiave: affidabilità, credibilità, fiducia. Le stesse che, in verità, bisognerebbe aver presente quando si pongono in essere attività o strategie che muovono dall’ «intelligenza umana», soprattutto quando queste interessano il cittadino. Recuperare il valore e il significato pieno di queste parole significa avviare un circuito virtuoso per una nuova cultura della res publica: l’affidabilità porta alla credibilità, che genera fiducia.
L’avvento dell’A.I. nel mondo delle Pubbliche amministrazioni sembra oramai imminente e il Recovery plan, ragionevolmente, contribuirà a facilitarne l’applicazione; l’uso degli algoritmi certamente potrà aiutare le amministrazioni ad essere più veloci ed efficienti, ma le aiuterà anche a recuperare l’immagine di amministrazione affidabile e quindi credibile nelle sue scelte? In un momento come questo in cui è in gioco il futuro del Paese, minato da un nemico invisibile che non si riesce a padroneggiare fino in fondo, queste parole dovrebbero risuonare come un mantra per le amministrazioni e anche per la politica, di cui le Amministrazioni pubbliche sono espressione.
Accrescere la fiducia nelle amministrazioni è, ora in particolare, la strada per dare una prospettiva ai giovani e rassicurarli che qualcuno si sta occupando del loro futuro, ma anche agli adulti, disincantati e rassegnati a vivere nella consapevolezza che «al peggio non c’è mai limite».
La strada non è facile e tuttavia obbligata: il rispetto dei diritti fondamentali, delle norme, delle regole etiche, e non da ultimo, la competenza e la professionalità rappresentano, un percorso imprescindibile e necessario anche per far fronte ai costi sociali che la sfiducia nell’amministrazione genera.
L’affidabilità e la credibilità si muovono, infatti, non solo su un piano emotivo-percettivo, ma sono in grado di produrre un forte impatto economico nel rapporto cittadinoamministrazione: avere fiducia significa riconoscere e accettare come buona o comunque come ragionevole e «ragionata» una scelta operata dal soggetto titolare del potere. Ciò significa che quella decisione sarà più convintamente rispettata e che il cittadino più raramente sarà tentato dal ricorrere al giudice per testarne la legittimità. La mancanza di fiducia implica un rallentamento nelle procedure e nelle decisioni che spessissimo terminano il loro iter in un tribunale.
Della persistente scarsa credibilità delle amministrazioni è ben consapevole il legislatore che non a caso ha voluto una disciplina sul conflitto di interesse anche in ambito amministrativo (con la disciplina di prevenzione della corruzione e nel codice dei contratti pubblici) proprio per provare a recuperare quella affidabilità e quella fiducia necessarie nel rapporto tra amministrazione e cittadino. Agire in conflitto di interesse, infatti, non significa necessariamente concretizzare una ipotesi di corruzione, ma rende certamente poco credibile all’esterno la scelta amministrativa. Lo stesso vale per la trasparenza amministrativa, quale strumento ordinario e primario di riavvicinamento del cittadino alla Pubblica amministrazione, come definita dal Consiglio di Stato di recente: «accendere un faro» per rendere conoscibile il percorso operato dall’amministrazione consente al cittadino di sentirsi potenzialmente parte di un sistema più aperto e democratico. Peccato che questa importante misura ancora registra molte resistenze che penalizzano le istanze conoscitive dei cittadini. Anche il fronte della competenza e della professionalità certamente contribuisce ad accrescere la fiducia tra amministrazioni e cittadini. Se le nomine (fatte dalla politica) si indirizzano, però, verso soggetti con professionalità non adeguata per ricoprire delicati incarichi amministrativi si corre il rischio che le istituzioni perdano, agli occhi dei cittadini, credibilità e considerazione. Se una decisione, in tema di restrizioni di diritti fondamentali o di aggravi economici, proviene da un soggetto competente e riconosciuto per tale, questa sarà più credibile perché assunta da chi è in grado di comprenderne anche gli effetti e le conseguenze e per questo meglio accettata.
L’intelligenza artificiale «affidabile» aiuterà il cittadino migliorando l’assistenza sanitaria, riducendo i consumi energetici, rendendo più sicuri i trasporti, aiuterà a prevedere i cambiamenti climatici, a gestire i rischi finanziari; dobbiamo chiedere a un algoritmo anche di rendere le amministrazioni più affidabili?
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