«Supermercati, troppe norme Così si amplifica solo la crisi»
Pugliese (Conad): i centri commerciali si possono riaprire in sicurezza
L’ambizione (e la richiesta) è che l’Italia emuli gli Stati Uniti: «Il presidente Biden ha appena nominato un ministro del commercio e pubblici esercizi. La pandemia sta terremotando la dimensione del rapporto tra imprese e consumatori. Attori globali come Amazon giocano con altre regole. E allora dico: serve almeno un viceministro dello Sviluppo che s’intesti il tema. La grande distribuzione vale 240 miliardi di fatturato all’anno, produce 33 miliardi di valore aggiunto, negli ultimi anni ha cubato 4 miliardi di investimenti, occupa un milione di addetti. Ho fiducia nel neoministro Giorgetti ma il momento è decisivo».
Ammetterà che il Mise ha tanti dossier sull’industria (da Alitalia ad Ilva fino a Stellantis): ma la Lega storicamente rivendica di voler tutelare i commercianti.
«Ho fiducia nel nuovo governo — risponde Francesco
Pugliese alla guida di Conad diventata la prima insegna del Paese per volumi — ma raramente ho a che fare con politici che abbiano contezza di quanto sia strategica l’intera filiera alimentare e la grande distribuzione. Ad esempio serve subito omogeneità di interventi. Il ginepraio di norme, spesso su base regionale o provinciale, andrebbe archiviato una volta per tutte mettendo mano al titolo V della Costituzione. E poi mi permetta di essere critico sugli interventi anti-assembramento. Teniamo chiusi i centri commerciali nel week end e anche i reparti non alimentari per quale motivo?»
Per tenere a bada la curva epidemiologica.
«Al contrario. Le cronache di questi giorni ci raccontano che sono i centri storici a rischiare di convertirsi in focolai. Nei centri commerciali ci sono già misure ossessive anti-assembramento e costanti interventi di sanificazione. Non vorremmo ritrovarci ancora in lockdown contenendo laddove non serve».
Draghi ha individuato due nuovi ministeri sulla transizione (ecologica e digitale): entrambi si occuperanno inevitabilmente di commercio. Che cosa si aspetta da Cingolani e Colao?
«Semplificazioni. Incrociandosi col Tesoro e lo Sviluppo. Favorendo gli investimenti sul digitale e per ridurre l’impronta energetica dell’intera filiera che passa inevitabilmente anche dall’autotrasporto. E poi serve uno scatto sul fisco su cui credo Draghi rappresenterà in Europa un autorevole interlocutore per costruire una tassazione uniforme tra operatori fisici e digitali. Altrimenti andiamo verso una desertificazione del commercio nelle città. Un’ecatombe sociale e un impatto pesante sul prodotto interno lordo».
Ancora Amazon?
«Nulla contro di loro. Ma utilizzano i dati dei consumatori per la pubblicità, fanno utili elevati che non ricadono nei Paesi dove vengono prodotti. Inaccettabile. E anche sull’ecommerce mi faccia dire che i volumi in crescita sono incompatibili con una coerente riduzione dell’impatto ambientale. La consegna in un giorno non è sostenibile».
E poi le aste al doppio ribasso di alcuni operatori.
«I discount hanno un assortimento ridotto con prodotti di qualità medio-bassa. Che vengono acquistati con modalità di pressione competitiva sulla filiera e nell’ambito di relazioni non di lungo termine con i fornitori».