Shiffrin d’oro: la star Usa è tornata
La nuova Wonder Woman dello sci adesso è una donna da leggenda perché anche se Mikaela Shiffrin ( foto) giura di «non perdere la testa a contare successi e a controllare statistiche, quindi a perdere tempo con i numeri» da ieri è la statunitense più vincente ai Mondiali. Con l’oro della combinata sale a 6 titoli e a 9 medaglie, staccando definitivamente Lindsey Vonn che prima della zampata di Miki poteva rivendicare almeno la parità di podi (8) a fronte di una qualità inferiore, essendosi fermata a 2 titoli. Nell’immaginario collettivo c’è sempre il desiderio di confrontare le due campionesse. Nulla di più sbagliato, vuoi perché Lindsey è un personaggio che Mikaela mai sarà (è poco portata alla «trasversalità», della quale la connazionale è una campionessa perfino da ritirata), vuoi perché la Shiffrin sarà colei che supererà la Vonn senza esserne né la figlioccia né l’evoluzione. Questo, ovviamente, accadrà se Mikaela non mollerà il colpo: a marzo compirà 26 anni, il futuro è lungo e ancora da scrivere. Eppure a Cortina dopo il bronzo nel superG abbiamo imparato che c’era questo rischio, a causa dell’annus horribilis cominciato con la morte del padre: «Anch’io ho pensato di lasciare: e se mi guardo indietro, il meglio è già alle spalle». Poi però ha corretto il tiro, per quanto il suo percorso oggi non sia lineare e intercetti gli ostacoli dell’anima: «Non sentirò più le stesse emozioni, non avrò più prime volte, ho già visto tutto. Ma non bado a questo, né ai record né alle medaglie: penso solo a sciare veloce e a divertirmi. Posso sempre farlo meglio e ciò rende interessante il mio domani». Non credeva di battere la Vlhova, invece c’è riuscita. I tormenti vissuti saranno incancellabili, ma ora sono zittiti. Questa è l’alba di una nuova Shiffrin. Tanto simile a quella di prima: una brutta notizia per le avversarie.