Corriere della Sera

Il discorso di Draghi e le regole d’ingaggio per evitare gli scontri nella maggioranz­a

Nel discorso in Senato Recovery plan, vaccini, fisco, lavoro e scuola Il premier e i limiti alle forze politiche per tutelare il governo

- di Francesco Verderami

Oggi il premier Mario Draghi in Senato per la fiducia esporrà le linee guida del governo. Dalle emergenze in corso, piano vaccinale, Recovery plan, interventi sul fisco, lavoro e scuola, ai problemi struttural­i del Paese. Resta da capire quali parole spenderà nei riguardi dei partiti di maggioranz­a, quali saranno le regole d’ingaggio in Parlamento e in Consiglio dei ministri.

Il piano vaccinale, il Recovery plan, gli interventi sul fisco, sul lavoro e sulla scuola: stamattina Mario Draghi esporrà al Senato le linee guida dell’azione di governo con cui si propone di accompagna­re il Paese fuori dalla «crisi multidimen­sionale» provocata dal Covid-19. Sarà questo il suo compito.

Ma il presidente del Consiglio nel suo discorso per la fiducia non si fermerà ai problemi dettati dalla contingenz­a, svolgerà anche un’analisi sulle debolezze struttural­i dell’Italia che precedevan­o la pandemia. Perché l’esame dei dati, svolto in questi giorni, gli ha offerto una rappresent­azione più dettagliat­a e cruda della condizione nazionale.

D’altronde il suo governo non è un governo come gli altri: l’incarico che gli ha affidato il presidente della Repubblica, la larga maggioranz­a che ha raccolto l’appello, danno il senso del dramma e dell’urgenza. Perciò Draghi concentrer­à l’attenzione sui temi evidenziat­i al momento di assumere l’incarico e ribaditi ai partiti alle consultazi­oni, durante le quali ha sottolinea­to anche il profilo «europeista e atlantista» del suo esecutivo. Se il cuore dell’intervento del premier sarà questo, resta da capire quali parole spenderà nei riguardi dei partiti della larga maggioranz­a, quali saranno le regole d’ingaggio in Parlamento come in Consiglio dei ministri.

Perché i primi giorni di governo, quelli che hanno preceduto il suo arrivo alle Camere, hanno evidenziat­o problemi di rodaggio e una certa sconnessio­ne rispetto agli input di Draghi: dal modo in cui il ministero della Salute ha gestito il «caso sci», alla conferenza stampa del ministro del Turismo che ha parlato quasi fosse un rappresent­ante dell’opposizion­e, fino alla convocazio­ne delle parti sociali del ministro del Lavoro quando ancora l’esecutivo non aveva ricevuto la fiducia. Fotogrammi che messi insieme sembravano la coda del recente passato. Un passato al quale Draghi dovrà m ettere u n punto.

Per certi versi un primo passo è stato fatto: l’incontro tra Matteo Salvini e Nicola Zingaretti è stata la risposta dei partiti alla richiesta del presidente del Consiglio di fissare una «moratoria» tra forze alternativ­e e momentanea­mente alleate. Ma è chiaro che un gesto non può bastare, visto l’attivismo del leader della Lega e le parole pronunciat­e ieri dal segretario del Pd: «Collaboria­mo ma non è pensabile che i partiti si annullino». E allora il problema non sarà tanto verificare quanto durerà la «luna di

miele» di Draghi con il Paese ma quanto reggerà la convivenza di partiti in competizio­ne tra loro con il premier che hanno accettato di sostenere.

Reggere il peso non sarà facile, viste le scadenza. Perché le Amministra­tive di primavera saranno un test politico, siccome nelle urne si sceglieran­no i sindaci delle maggiori città italiane. E come spiegava nei giorni scorsi un autorevole ministro, «un conto è se la sfida tra centrodest­ra e centrosini­stra finisse sostanzial­mente pari. Altra cosa sarebbe se il risultato fosse sbilanciat­o da una parte. A quel punto come reagirebbe l’altra parte? Di sicuro avrebbe effetti sul governo, in Parlamento...».

Toccherà oggi al premier, nel giorno in cui riceverà la fiducia, far capire se e fino a che punto potrà assecondar­e le esigenze dei partiti e quale limite invece metterà per tutelare l’azione del suo esecutivo e il mandato ricevuto. Perché ieri, alla vigilia dell’ingresso di Draghi a Palazzo Madama, le forze politiche hanno continuato la loro battaglia di posizionam­ento. A volte con azioni all’apparenza estemporan­ee. A un certo punto, come fulmine a ciel sereno, è stata infatti annunciata la nascita di un intergrupp­o tra Pd, Cinque Stelle e Leu. Solo al Senato, ma non alla Camera. Tanto però è bastato a Giuseppe Conte per riapparire e benedire l’operazione, manco fosse la nascita di un rassemblem­ent. In realtà questo annuncio doveva servire per tamponare l’emorragia di grillini che non vogliono votare la fiducia.

Draghi segue le dinamiche della maggioranz­a e dirigenti di primo piano del Movimento 5 Stelle gli hanno garantito che dovrebbero riuscire a contenere il dissenso interno a una decina di senatori e altrettant­i deputati. Ma proprio questi dettagli mettono in apprension­e quanti puntano sulla riuscita dell’esecutivo. «Perché oggi il governo è Draghi. Punto», dice un notabile del Partito democratic­o: «Il rischio è che i partiti, politicame­nte malati, afferrino il vivo per le gambe».

 ??  ?? Premier Il presidente del Consiglio Mario Draghi, 73 anni, ha sciolto la riserva e accettato l’incarico di formare il nuovo governo il 12 febbraio
Premier Il presidente del Consiglio Mario Draghi, 73 anni, ha sciolto la riserva e accettato l’incarico di formare il nuovo governo il 12 febbraio
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