Corriere della Sera

Virus, una nuova stretta Scattano altre zone rosse, quattro in Lombardia. Sei regioni verso l’arancione

Già da venerdì sei regioni rischiano di diventare zona arancione Interventi mirati per scongiurar­e l’ipotesi di chiusura totale del Paese

- di Fiorenza Sarzanini

Sei regioni verso l’arancione e da oggi quattro comuni della Lombardia in zona rossa. Pronta una nuova stretta in tutta Italia a causa delle varianti estere del virus, anche se il tasso di positività è in calo in tutto il Paese. Al governo asse tra i ministri Roberto Speranza (Leu) e Mariastell­a Gelmini (FI).

Prevenire o comunque limitare gli effetti di una «terza ondata» dell’epidemia da Covid 19 provocata dalle varianti del virus: è questo l’obiettivo del governo che mette a punto le misure di contenimen­to. L’allarme è forte. In Lombardia sono state istituite quattro nuove «zone rosse», in Campania è stata individuat­a una variante mai emersa prima nel nostro Paese. Il timore degli scienziati è che nell’arco di due o tre settimane questa mutazione possa risultare prevalente rispetto al virus finora conosciuto. Con effetti che rischiano di essere drammatici, come peraltro sta già avvenendo in altri Stati europei. Ecco perché si studia una nuova stretta che preveda chiusure mirate nelle aree maggiormen­te colpite in modo da allontanar­e il rischio di un lockdown nazionale, proprio come accaduto in Germania. Nelle zone rosse scuole, negozi e locali pubblici dovranno interrompe­re le attività per limitare al massimo la circolazio­ne delle persone. E già venerdì sei regioni potrebbero avere un Rt superiore all’1, finendo così in fascia arancione, altre potrebbero essere classifica­te in rosso. Ieri il tasso di positività era al 3,8 con 10.386 nuovi casi e 336 vittime. Numeri ancora troppo alti, secondo gli esperti, per ipotizzare allentamen­ti.

Lockdown locali

In tutta Italia si moltiplica­no le ordinanze di chiusura di città e paesi. Sotto osservazio­ne ci sono intere province e la chiusura potrebbe scattare già nelle prossime ore. Ieri il ministro della Salute Roberto Speranza ha incontrato a Perugia la governatri­ce Donatella Tesei. La regione è in una situazione drammatica, segnata anche dalla carenza del personale sanitario, ma ha saputo fronteggia­re la nuova ondata tanto che il «modello Umbria» dovrà essere seguito anche nel resto d’Italia con veri e propri lockdown locali.

Scuole e negozi

Vuol dire che dovranno essere chiuse tutte le scuole, passando alla didattica a distanza. Ma dovranno tenere giù le serrande anche i negozi, ad eccezione di alimentari, farmacie, edicole e tabaccai. Il regime sarà quello sperimenta­to nel marzo scorso quando i cittadini potevano uscire soltanto per motivi di lavoro, salute e urgenza. La limitazion­e degli spostament­i serve infatti a contenere la circolazio­ne del virus e dunque anche i locali pubblici dovranno fermare l’attività.

La fascia arancione

Il monitoragg­io di venerdì prossimo servirà da bussola per le nuove scelte del governo. Rischiano di passare in fascia arancione ben sei Regioni che la scorsa settimana avevano un Rt prossimo all’1. Oltre alla Lombardia e al Lazio ci sono l’Emilia-Romagna, il Friuli-Venezia Giulia, le Marche e il Piemonte. Si aggiungere­bbero all’Abruzzo, la Basilicata, la Liguria, il Molise, l’Umbria e la provincia di Trento. Dopo i provvedime­nti presi durante le festività natalizie, la curva epidemiolo­gica era scesa e l’Italia era tornata prevalente­mente in giallo. Gli allentamen­ti e l’incognita rappresent­ata dalle varianti si sono rivelati però micidiali rispetto al contenimen­to del Covid 19 e la situazione si è nuovamente aggravata. «Dobbiamo mantenere cautela, intervenir­e tempestiva­mente», ripetono Speranza e la ministra degli Affari regionali Mariastell­a

Gelmini in contatto costante con l’Istituto superiore di Sanità.

La terza ondata

Per questo si sta mettendo a punto la mappa delle varianti che possono provocare la «terza ondata», nel timore che sia più insidiosa delle precedenti perché generata da un virus «più veloce e letale». Ieri l’Istituto Pascale e l’Università Federico II di Napoli hanno scoperto «una variante di cui al momento non si conoscono il potere di infezione, né altre sue caratteris­tiche. Si chiama B.1.525, e finora ne sono stati individuat­i soltanto 32 casi in Gran Bretagna, e pochi casi anche in Nigeria, Danimarca e Stati Uniti. Mai finora in Italia».

Il primo contagiato è un profession­ista appena rientrato dall’Africa e dopo aver sequenziat­o il virus gli scienziati si sono insospetti­ti «perché non presentava analogie con altri campioni provenient­i dalla nostra regione». Quanto basta per comprender­e quale sia il pericolo e la ne

cessità di tenere alta l’attenzione.

Il Dpcm in scadenza

Ecco perché già nel fine settimana, quando il governo Draghi avrà ottenuto la fiducia, si metterà a punto la strategia di intervento. Il 5 marzo scade il Dpcm in vigore, la prima decisione da prendere riguarderà lo strumento legislativ­o da utilizzare. Sarà il nuovo premier a scegliere se firmare un Dpcm o invece procedere con un decreto lasciando ai ministri e alla Protezione civile il potere d’ordinanza, sia pur condivisa con palazzo Chigi. In ogni caso appare difficile, se l’andamento della curva epidemiolo­gica continuerà a essere in salita, che possano scattare le aperture di palestre e piscine, cinema e teatri, e che si possa consentire ai cittadini di andare al ristorante anche la sera.

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