Corriere della Sera

«Le corsie invase dalle varianti»

Galli: nel Regno Unito ci hanno messo 2 mesi per capire

- di Stefano Landi

"L’allarme del primario dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli: «Ho il reparto invaso dalle nuove varianti del Covid, e questo fra due o tre mesi potrebbe portare a problemi seri. Quella inglese sta galoppando, uno su tre dei miei pazienti è colpito da questa variante»

La mina variante. Quella che preoccupa tutti e costringe anche la politica a rivedere o comunque a ripensare e dosare l’agenda delle riaperture o delle chiusure.

Per Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, l’onda ormai è partita. Ed è pure parecchio alta per poterla gestire: «Io ho il reparto invaso da nuove varianti e questo a breve potrebbe portarci problemi seri», dice. È prima mattina. Nel corso della giornata arriva l’assedio dei giornalist­i. Le troupe televisive fuori dal suo ufficio.

Dottore, ci sta raccontand­o l’alba della terza ondata?

«Nel nostro laboratori­o da tempo studiamo le sequenze del virus dei nostri ricoverati: quello che posso dire è che dei 20 letti che seguo direttamen­te almeno uno su tre ormai è occupato da contagiati da una variante. Non ho ancora dati precisi, ma possiamo ipotizzare si tratti di quella inglese. Per ora non abbiamo evidenza di altri ceppi».

L’ospedale Sacco confina con il comune di Bollate, colpito nelle scorse settimane da un grosso focolaio in tre scuole…

«È vero, ma la sensazione ormai è che queste siano le proporzion­i che si vedono nel resto della città, ma anche in tutta Italia. In Lombardia siamo tra il 30 il 35 per cento di incidenza della variante inglese».

Cosa la preoccupa?

«Quello che è accaduto in Regno Unito, dove tutto è partito intorno al 23 settembre scorso. Se ne sono accorti più o meno due mesi dopo e nel giro di poco ha sostituito l’altro ceppo, che era quello che girava da noi».

Immagina lo stesso scenario in Italia?

«Se arriva qui, essendo altamente più diffusiva, ci metterà poco a diventare dominante, imprimendo un ritmo più veloce. Diciamo che se

prima era un andamento moderatame­nte lento, potrebbe diventare molto più rock, con tutti i danni del caso».

Perché le sue dichiarazi­oni fanno sempre tanto rumore?

«Non me lo spiego: il problema c’è e mi sarebbe piaciuto parlare del contrario. Ma in questi giorni hanno detto la stessa cosa l’assessore lombardo al Welfare Letizia Moratti e l’Istituto superiore di Sanità».

Molti suoi colleghi pensano che quello delle varianti sia un tema antico: nel senso che sul territorio ne girano tante, già dalla primavera scorsa…

«Ma c’è variante e variante. Alcune purtroppo hanno una marcia in più. E quella “inglese”, in termini di capacità di diffusione, è molto pericolosa. Per questo serve una campagna vaccinale molto rapida ed estesa, altrimenti è difficile venirne fuori».

È d’accordo con i recenti studi inglesi che la ritengono anche più pericolosa?

«In questa fase serve tenere i nervi saldi e fare le scelte giuste nel segno della prudenza. Ma non c’è nessun motivo di credere che sia più virulento come virus, sempliceme­nte è una variante più contagiosa e quindi se genera grandi numeri sarà più alta anche la percentual­e di malati gravi».

Il ceppo inglese è molto pericoloso perché si diffonde in fretta. Serve una campagna vaccinale rapida ed estesa

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