Il giudice sorpreso nel ristorante vietato «Il mio pasto? Ero in stato di necessità»
Roma, il magistrato del processo a Salvini. Scoperto dalle Iene con figlia e genero
«Si può dire che mi trovassi in uno stato di necessità... Avrei dovuto cercare un trancio di pizza in piazza Colonna, ammesso che i bar fossero aperti; l’albergo dove alloggiavamo io, la mia assistente e il carabiniere di scorta ci aveva praticamente cacciati fuori per la sanificazione Covid; avevamo dovuto lasciare i bagagli in un furgone... e per andare in bagno ho dovuto chiedere a Palazzo Chigi».
Il giudice catanese Nunzio Sarpietro, 68 anni, è da ieri al centro delle polemiche per aver violato la zona arancione, pranzando il 28 gennaio scorso in un ristorante in centro della Capitale che doveva essere chiuso. Le telecamere della trasmissione tv Le Iene l’hanno seguito all’uscita dalla sede del governo, dove in qualità di giudice per le udienze preliminari aveva raccolto la testimonianza dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel processo che vede imputato l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini per il ritardato sbarco dei migranti della nave Gregoretti, e l’hanno «sorpreso» mentre si accomoda in uno dei ristoranti di pesce più rinomati di Roma: Chinappi, in via Valenziani, zona Porta Pia. Porte chiuse come da Dpcm anti-Covid ma tavolo, unico, apparecchiato per lui e i suoi commensali, sua figlia e suo genero.
Raggiunto al telefono, Sarpietro non si sottrae alle domande: «Trovo incredibile che il giornalismo italiano si sia ridotto a seguire un giudice al ristorante — obietta —.
Detto questo, venivo a Roma dopo tanto tempo e ne approfittavo per salutare mia figlia. Non pensavo di suscitare questo clamore. È stata lei con mio genero a prenotare in questo ristorante amico, non certo io a chiedere un favore come giudice».
Le immagini andate in onda ieri rendono visibile l’imbarazzo dei commensali. «Solo tre piattini freddi e un goccio di vino», si giustificava il magistrato, mentre il ristoratore spiegava: «È l’unico tavolo occupato nel locale vuoto, per comunicare una promessa di matrimonio». Poi, nelle ultime ore, è sembrato quasi rassegnato: «Pagherò la multa quando arriverà». Su posizioni analoghe è Sarpietro. Che a caldo, prima minimizzava sorridente ma infastidito: «Sono qui con mia figlia».
Poi sosteneva: «Non è una violazione di legge, ma di un regolamento». E oggi aggiunge: «Sì, ho commesso una sciocchezza, seppur veniale. Ho chiesto anche scusa al ristoratore per averlo messo in questa situazione. Non credevo ci potesse essere tanto clamore. Dopodiché si tratta di una multa, che pagherò». Salvini, che pure lodò il giudice dopo l’udienza a Palazzo Chigi, interpellato sulla vicenda la liquida così: «Non commento pranzi o cene».
Il giudice aveva attirato perplessità anche per aver raccontato per sommi capi, ai giornalisti fuori da Palazzo Chigi, l’andamento della testimonianza di Conte. Oggi avanza un sospetto: «Se questa vicenda vuole essere il tentativo di screditarmi come giudice, lo dicano. Hanno addirittura pubblicato il menù del pranzo... (che senza interruzione sarebbe stato ben più sostanzioso, ndr). Ma non si può giudicare un magistrato da queste cose. Non ho ancora capito se vogliono che questo processo si faccia o meno».
Ma sull’ipotesi che possa essere condizionato, assicura: «Per quindici anni ho vissuto sotto scorta in Sicilia in seguito ai miei processi alla mafia, sono abituato a pressioni ben diverse da quelle di questa vicenda ridicola. Chi è senza peccato scagli la sua pietruzza quotidiana...».