In Germania ancora lockdown «duro» La Cdu si spacca: non siamo bambini
Iniziato a metà dicembre, il blocco è prolungato fino al 7 marzo. La cancelliera: la causa sono le varianti
Ci sono stati 3856 nuovi contagi nelle ultime 24 ore in Germania. Ma il numero dei decessi, 528 secondo il Robert Koch Institut, continua a rimanere alto. L’incidenza settimanale media sul territorio federale è di 59 nuovi contagi per 100 mila abitanti. Il tasso di contagio, l’Rt che misura quante persone un malato infetta a sua volta (misurato su sette giorni) è 0,86.
Nella Repubblica federale continua quindi il regime di lockdown duro iniziato il 16 dicembre e rinnovato con qualche piccola modifica la scorsa settimana fino al 7 marzo. A motivare la decisione, come ha spiegato la cancelliera Merkel che avrebbe voluto prolungarlo fino al 14, è l’emergere delle nuove varianti del Covid-19, soprattutto quella inglese e quella sudafricana. Secondo Merkel, in assenza di misure di contenimento, queste potrebbero rapidamente prendere il sopravvento e portare a una nuova crescita esponenziale dei contagi.
Governo e Laender hanno abbassato da 50 a 35 nuovi contagi settimanali per 100 mila abitanti la soglia d’incidenza al di sotto della quale si potranno allentare le restrizioni. Ma la decisione è fonte di polemica anche all’interno della maggioranza di governo. Perfino nella Cdu soffia un vento d’insofferenza nei confronti della linea dura della cancelliera. Ieri è stato addirittura il neo presidente del partito Armin Laschet a mettere in guardia dal rischio di «trattare tutti i cittadini come bambini minorenni»: «Non è possibile misurare la nostra vita solo in base all’incidenza e inventare sempre nuovi valori perché si torni a vivere», ha detto il premier del Nord Reno-Vestfalia, secondo il quale bisogna valutare i danni causati dalla pandemia alla società e all’economia.
In base alla nuova proroga, restano chiusi negozi, bar, ristoranti, cinema, teatri, centri estetici e bordelli. È obbligatorio l’uso delle mascherine nei mezzi di trasporto, negozi alimentari e supermercati. Dal 1° marzo tuttavia potranno riaprire i parrucchieri.
Le imprese devono quanto più possibile far ricorso all’home working. Sono proibiti i viaggi non indispensabili in Germania e all’estero, gli spostamenti consentiti sono quelli per lavoro e quelli familiari se ben motivati. Gli incontri privati sono ammessi con una sola persona esterna al nucleo familiare, esclusi i minori. I contatti sociali devono essere ridotti al minimo. Non c’è tuttavia il coprifuoco.
Sulle scuole e i nidi, è fallito il tentativo della cancelliera di concordare una soluzione unica. Merkel voleva tenerle chiuse (con didattica a distanza) fino al 1° marzo. Invece ogni singolo Land, a cui anche nell’emergenza spetta la competenza unica su Salute e Istruzione, deciderà un calendario di riaperture, che partiranno dal 22 febbraio. Nelle classi ci sarà obbligo di mascherina, saranno migliorati i sistemi di ventilazione e verranno effettuati test rapidi continui. Finora comunque, le persone cosiddette «systemrelevant» (essenziali per il sistema) con bambini piccoli hanno avuto la possibilità di portare i figli ai nidi.
«Tornare a vivere»
Il neopresidente della Cdu Laschet ha messo in guardia sui rischi di misure troppo severe